LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Bancarotta fraudolenta: quando si configura il dolo?

La Corte di Cassazione conferma la condanna per bancarotta fraudolenta a un amministratore per la distrazione di beni aziendali, anche se di valore modesto. La Corte ha ritenuto irrilevante la presunta irrisorietà del valore e ha ribadito che il dolo generico è sufficiente, inferibile dal comportamento dell’imputato. Esclusa anche l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) a causa dei limiti di pena previsti per il reato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta Fraudolenta: Anche la Distrazione di Beni di Modesto Valore è Reato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha confermato una condanna per bancarotta fraudolenta, offrendo importanti chiarimenti sui requisiti del dolo e sui limiti di applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione sottolinea come la sottrazione di beni aziendali, anche se di valore contenuto, possa integrare pienamente il grave reato fallimentare, e come la prova dell’intento criminale possa essere desunta da elementi indiretti.

I Fatti del Caso: La Distrazione dei Beni Aziendali

Il caso riguarda l’amministratore di una società operante nel settore ittico, dichiarato fallito. L’amministratore era stato condannato in primo e secondo grado per aver distratto beni aziendali per un valore di circa 5.800 euro, tra cui una cella frigorifera. Al momento della redazione dell’inventario, il curatore fallimentare non aveva rinvenuto tali beni, che pure risultavano presenti nei libri contabili della società fino a pochi mesi prima della dichiarazione di fallimento.

I Motivi del Ricorso e la Difesa dell’Imputato

L’amministratore, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su diverse argomentazioni:
1. Valore irrisorio dei beni: La difesa sosteneva che la distrazione riguardasse beni di valore modesto, non tale da configurare il reato.
2. Mancanza di prova: Si contestava la mancata prova della distrazione, ipotizzando che i beni fossero stati successivamente venduti in blocco dal curatore stesso.
3. Assenza di dolo: L’imputato asseriva di non avere una conoscenza precisa dei macchinari aziendali, essendo focalizzato sulla vendita del pesce, e quindi di non aver agito con la volontà di sottrarre i beni.
4. Applicabilità della tenuità del fatto: In via subordinata, si chiedeva l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, ex art. 131-bis c.p., data l’esiguità del valore dei beni.

La Decisione della Cassazione sulla Bancarotta Fraudolenta

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, giudicandolo in parte inammissibile e in parte infondato. Vediamo nel dettaglio le argomentazioni della Suprema Corte.

L’inammissibilità delle Censure sulla Prova

I giudici hanno ritenuto le argomentazioni sulla presunta vendita successiva dei beni da parte del curatore come assertive e basate su un presupposto non dimostrato. Inoltre, hanno evidenziato una grave carenza processuale: tale doglianza non era stata sollevata nei motivi di appello, e pertanto non poteva essere presentata per la prima volta in sede di legittimità. La Corte ha ribadito il principio secondo cui non possono essere dedotte in Cassazione questioni non prospettate al giudice di secondo grado.

La Prova del Dolo nella Bancarotta Fraudolenta

Sul punto cruciale del dolo, la Corte ha qualificato il motivo come manifestamente infondato. Richiamando un consolidato orientamento giurisprudenziale, ha specificato che nel reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale, l’elemento soggettivo è il dolo generico. Non è necessaria la consapevolezza dello stato di insolvenza dell’impresa né lo scopo specifico di danneggiare i creditori. È sufficiente la consapevole volontà di dare al patrimonio sociale una destinazione diversa da quella di garanzia delle obbligazioni contratte. Nel caso di specie, il fatto che l’amministratore avesse registrato i beni nei libri contabili poco prima del fallimento e non avesse poi fornito alcuna spiegazione sulla loro sparizione è stato considerato un elemento sufficiente a dimostrare la sua consapevolezza di disperdere le garanzie per i creditori. L’argomentazione sulla sua ‘ignoranza’ dei beni aziendali è stata definita illogica, soprattutto perché una cella frigorifera è uno strumento direttamente collegato all’attività di commercio del pesce.

L’esclusione della Particolare Tenuità del Fatto (Art. 131-bis c.p.)

Anche le doglianze relative all’art. 131-bis c.p. sono state respinte. La Corte ha chiarito che il reato di bancarotta fraudolenta (art. 216 Legge Fall.) è punito con la reclusione da tre a dieci anni. Tale cornice edittale è incompatibile con l’applicazione della causa di non punibilità, sia nella sua vecchia formulazione (che prevedeva un limite massimo di cinque anni di pena) sia in quella nuova (che prevede un limite minimo non superiore a due anni). La fattispecie in esame, quindi, non rientra nell’ambito applicativo della norma.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base di principi giuridici consolidati. In primo luogo, ha sottolineato l’importanza del rispetto delle regole processuali, dichiarando inammissibili i motivi di ricorso che introducono questioni nuove rispetto a quelle discusse in appello. Nel merito, la motivazione si fonda sulla natura del dolo nella bancarotta fraudolenta, che non richiede un’intenzione specifica di nuocere ai creditori ma solo la coscienza e volontà di sottrarre i beni alla loro funzione di garanzia. La Corte ha ritenuto che il comportamento dell’amministratore, che non ha saputo giustificare l’ammanco di beni regolarmente registrati, costituisse un ‘indice di fraudolenza’ sufficiente a provare l’elemento soggettivo del reato. Infine, l’inapplicabilità dell’art. 131-bis c.p. è stata giustificata con un’interpretazione letterale della norma, che fissa limiti di pena precisi e invalicabili per la sua operatività.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce alcuni concetti fondamentali per gli amministratori di società. In primo luogo, la gestione contabile e la custodia dei beni aziendali sono responsabilità dirette che non ammettono negligenza o ignoranza. In secondo luogo, qualsiasi operazione che diminuisca il patrimonio sociale, soprattutto in un periodo di crisi aziendale, può essere interpretata come un atto distrattivo rilevante ai fini della bancarotta fraudolenta. Il valore dei beni distratti, sebbene possa incidere sulla commisurazione della pena, non è di per sé sufficiente a escludere la sussistenza del reato. Infine, la gravità del reato di bancarotta fraudolenta, riflessa nella severa cornice edittale, preclude l’accesso a benefici come la particolare tenuità del fatto, confermando la volontà del legislatore di sanzionare duramente le condotte che minano la fiducia degli operatori economici e danneggiano i creditori.

Per configurare la bancarotta fraudolenta per distrazione, è necessario provare che l’amministratore voleva specificamente danneggiare i creditori?
No, la sentenza chiarisce che per la bancarotta fraudolenta è sufficiente il ‘dolo generico’. Questo significa che basta la consapevole volontà di dare ai beni sociali una destinazione diversa da quella di garanzia per i creditori, senza che sia richiesta la prova della consapevolezza dello stato di insolvenza o lo scopo specifico di recare pregiudizio.

La distrazione di beni di valore modesto può escludere il reato di bancarotta fraudolenta?
No, secondo la decisione, anche la distrazione di beni di valore non elevato (nel caso di specie poco più di 5.000 euro) integra il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale. L’irrisorietà del valore non è stata considerata una causa di esclusione del reato.

È possibile invocare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) per il reato di bancarotta fraudolenta?
La sentenza lo esclude. Il reato di bancarotta fraudolenta è punito con la pena della reclusione ‘da tre a dieci anni’. Questo intervallo di pena supera i limiti edittali previsti dall’art. 131-bis c.p. (sia nella vecchia che nella nuova formulazione), rendendo la norma inapplicabile a questa fattispecie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati