LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Bancarotta fraudolenta: quando è reato di pericolo

Un amministratore, condannato per diversi atti di distrazione di beni societari, ricorre in Cassazione sostenendo che la società non fosse insolvente al momento dei fatti. La Suprema Corte rigetta il motivo principale, ribadendo che la bancarotta fraudolenta patrimoniale è un reato di pericolo concreto: è sufficiente la condotta di depauperamento che metta a rischio le ragioni dei creditori, a prescindere dallo stato di salute dell’impresa. Tuttavia, la sentenza viene annullata con rinvio limitatamente alla valutazione delle attenuanti, la cui esclusione non era stata adeguatamente motivata.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta Fraudolenta: Un Reato di Pericolo Anche Senza Insolvenza

Con la recente sentenza n. 15812/2025, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema centrale del diritto penale fallimentare, offrendo importanti chiarimenti sui presupposti del reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale. La Corte ha ribadito un principio consolidato: questo reato si configura come un reato di pericolo concreto, per cui non è necessario che l’impresa versi già in stato di insolvenza al momento in cui l’amministratore compie atti di distrazione del patrimonio sociale.

I Fatti di Causa

Il caso riguardava un amministratore di una S.r.l., dichiarata fallita, condannato in primo e secondo grado per diversi episodi di bancarotta fraudolenta patrimoniale. Le condotte contestate includevano il pagamento di un credito non ancora sorto, versamenti ingiustificati in favore della società controllante e a beneficio proprio, e la cessione di crediti societari a un prezzo vile.
L’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando, tra le altre cose, che i giudici di merito non avessero considerato che, al momento dei fatti, la società era pienamente operativa e non in stato di insolvenza. A suo dire, mancava quindi l’elemento essenziale del reato, ovvero la capacità della condotta di cagionare un pregiudizio ai creditori. Contestava inoltre la riqualificazione giuridica di una delle condotte operata dal Tribunale.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Bancarotta Fraudolenta

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il motivo principale del ricorso, confermando la condanna per il reato di bancarotta fraudolenta. Ha invece accolto i motivi relativi al mancato riconoscimento di alcune attenuanti, annullando su questo punto la sentenza e rinviando a un nuovo giudizio della Corte di Appello. Vediamo nel dettaglio le argomentazioni della Corte.

Il Reato di Pericolo Concreto

Il fulcro della decisione risiede nella qualificazione della bancarotta fraudolenta come reato di pericolo concreto. La Corte ha spiegato che, per la sussistenza del reato, non è necessaria l’esistenza di un nesso causale tra gli atti di distrazione e il successivo fallimento. È sufficiente aver cagionato un depauperamento dell’impresa, destinandone le risorse a scopi estranei all’attività sociale.

Questo principio vale anche se la condotta è stata realizzata quando l’impresa non versava ancora in condizioni di insolvenza. L’atto distrattivo assume rilevanza penale una volta intervenuta la dichiarazione di fallimento, perché è proprio in quel momento che si manifesta il danno potenziale alla garanzia patrimoniale dei creditori. L’amministratore ha il dovere costante di non esporre a pregiudizio le ragioni creditorie con atti ingiustificati.

La Corretta Riqualificazione Giuridica del Fatto

La Corte ha ritenuto infondato anche il motivo relativo alla violazione del principio di correlazione tra accusa e sentenza. Il Tribunale aveva correttamente riqualificato una delle condotte da bancarotta fraudolenta impropria da operazioni dolose a bancarotta fraudolenta patrimoniale. Secondo la Corte, non vi è stata alcuna violazione del diritto di difesa, poiché il fatto storico-naturalistico (la cessione di crediti a prezzo vile) era rimasto identico. La mera riqualificazione giuridica è un’operazione consentita al giudice in ogni stato e grado del processo, quando non modifica l’essenza dell’addebito.

Le Motivazioni

Nelle sue motivazioni, la Cassazione ha richiamato la propria giurisprudenza consolidata, comprese le Sezioni Unite. Ha sottolineato che i fatti di distrazione, una volta dichiarato il fallimento, diventano penalmente rilevanti a prescindere dal momento in cui sono stati commessi. L’elemento essenziale è la diminuzione del patrimonio in grado di creare un pericolo concreto per il soddisfacimento dei creditori. Per quanto riguarda l’elemento soggettivo, è sufficiente il dolo generico, ovvero la consapevole volontà di dare al patrimonio sociale una destinazione diversa da quella istituzionale, con la previsione che ciò possa causare un danno ai creditori. Non è richiesta la consapevolezza dello stato di dissesto dell’impresa.
La Corte di Appello, nel caso di specie, aveva correttamente evidenziato la palese natura distrattiva delle condotte, che non necessitavano nemmeno della ricerca di specifici “indici di fraudolenza” per essere considerate illecite.

Le Conclusioni

La sentenza in esame consolida un’interpretazione rigorosa del reato di bancarotta fraudolenta, a massima tutela dei creditori e della stabilità del mercato. L’insegnamento per amministratori e imprenditori è chiaro: ogni operazione che impoverisce il patrimonio sociale senza una valida giustificazione economica espone a gravi responsabilità penali, anche se l’azienda appare in salute. Il fallimento successivo agisce come una condizione che “svela” la pericolosità di condotte passate. La parziale vittoria dell’imputato sulle attenuanti dimostra, d’altro canto, che ogni aspetto della sentenza, inclusa la commisurazione della pena, deve essere sorretto da una motivazione logica e completa, aprendo la porta a un riesame in sede di rinvio per una più equa determinazione del trattamento sanzionatorio.

È necessario che l’impresa sia già in stato di insolvenza per commettere il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, i fatti di distrazione assumono rilevanza penale in qualunque tempo siano stati commessi, una volta intervenuta la dichiarazione di fallimento. Il reato si configura anche se la condotta è stata realizzata quando l’impresa non versava in condizioni di insolvenza.

Cosa significa che la bancarotta fraudolenta è un “reato di pericolo concreto”?
Significa che per la sua configurazione non è necessario che si verifichi un danno effettivo e immediato, ma è sufficiente che la condotta di depauperamento del patrimonio sociale crei un pericolo reale e tangibile per il soddisfacimento delle ragioni dei creditori, che deve permanere fino alla procedura fallimentare.

Un giudice può condannare un imputato per un reato con una qualificazione giuridica diversa da quella originariamente contestata?
Sì. La mera riqualificazione giuridica del fatto, senza immutazione del suo nucleo storico-naturalistico, è un’operazione consentita al giudice. Non viola il principio di correlazione tra accusa e sentenza, in quanto non lede il diritto di difesa dell’imputato, che si difende sui fatti contestati e non sulla loro definizione legale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati