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Bancarotta fraudolenta per distrazione: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due amministratori, madre e figlio, condannati per bancarotta fraudolenta per distrazione. Avevano trasferito beni e un ramo d’azienda dalla società in fallimento a una nuova società, da loro stessi controllata, senza versare il corrispettivo pattuito, svuotando così il patrimonio della prima a danno dei creditori. La Corte ha ritenuto che i ricorsi mirassero a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità, confermando la logicità della decisione di merito che ha individuato un’unica finalità distrattiva nelle operazioni.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta Fraudolenta per Distrazione: L’Analisi della Cassazione sul Trasferimento di Azienda

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14343 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un caso emblematico di bancarotta fraudolenta per distrazione, chiarendo i contorni di questo grave reato societario. La vicenda riguarda il trasferimento di un ramo d’azienda e di beni strumentali da una società sull’orlo del fallimento a una nuova entità giuridica, creata e gestita dai medesimi soggetti, con l’obiettivo di sottrarre patrimonio ai creditori. L’analisi della Suprema Corte offre spunti fondamentali sui limiti del ricorso in sede di legittimità e sulla configurabilità del reato.

I Fatti: Una Nuova Società per Svuotare la Vecchia

Il caso ha origine dalla condanna inflitta dalla Corte d’Appello a due amministratori, un figlio e sua madre. Il primo era amministratore unico di una S.r.l. dichiarata fallita, mentre la seconda era amministratrice unica di una nuova S.r.l. costituita appena quattro giorni prima di un’operazione cruciale.

L’accusa, confermata nei gradi di merito, ha ricostruito un piano ben preciso:
1. Costituzione di una nuova società: La nuova S.r.l., con lo stesso oggetto sociale e sede legale della società in difficoltà, viene creata con capitale versato personalmente dall’amministratore della società fallenda.
2. Affitto e cessione di beni: In rapida successione, viene stipulato un contratto di affitto di ramo d’azienda seguito da una cessione di beni strumentali (attrezzature e macchinari) per un valore di quasi 150.000 euro dalla vecchia alla nuova società.

Il punto chiave dell’accusa è che questa somma, pur figurando in fattura, non è mai stata concretamente versata nelle casse della società poi fallita, privandola di gran parte del suo patrimonio materiale a discapito dei creditori.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati dagli imputati. Questi ultimi lamentavano vizi di motivazione, travisamento della prova e violazione di legge, anche riguardo alla mancata concessione delle attenuanti generiche. La Cassazione, tuttavia, ha ritenuto che le doglianze sollevate non fossero vere e proprie critiche di legittimità, ma tentativi di ottenere una nuova e diversa valutazione del merito della vicenda, attività preclusa al giudice di legittimità.

Le Motivazioni: la Bancarotta fraudolenta per distrazione e i limiti del ricorso

Le motivazioni della sentenza sono dense di principi giuridici consolidati, sia in materia di diritto penale fallimentare sia in ambito processuale.

L’Operazione Distrattiva Unitaria

La Corte ha ribadito che integra il delitto di bancarotta fraudolenta per distrazione qualsiasi operazione che distacchi un bene dal patrimonio sociale senza che vi entri un corrispettivo adeguato. Ciò include non solo la cessione di beni materiali, ma anche la mancata riscossione di un credito.
Nel caso specifico, la Corte territoriale aveva correttamente ricostruito le due operazioni (l’affitto del ramo d’azienda e la successiva cessione dei beni) non come atti distinti, ma come un’unica strategia finalizzata a depauperare la società destinata al fallimento. Gli elementi a sostegno di questa tesi erano solidi: lo stretto legame familiare tra gli amministratori, la coincidenza di sede e oggetto sociale, e la tempistica sospetta delle operazioni, concluse a meno di un mese di distanza l’una dall’altra.

L’Inammissibilità dei Motivi di Ricorso

La Cassazione ha sottolineato come i ricorsi fossero generici e basati su una rilettura alternativa delle prove, come le testimonianze del curatore fallimentare e della polizia giudiziaria. Questo approccio è inammissibile in sede di legittimità. La Suprema Corte non è un “terzo grado” di giudizio dove si possono rivalutare i fatti, ma ha il compito di verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata.
Inoltre, è stato evidenziato il mancato rispetto del principio di autosufficienza del ricorso: gli appellanti avevano fatto riferimento ad atti processuali senza trascriverli integralmente o allegarli, impedendo alla Corte di valutarne la pertinenza.
Infine, il diniego delle circostanze attenuanti generiche è stato ritenuto giustificato dalla gravità dei fatti e dall’esistenza di precedenti penali a carico di entrambi gli imputati.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia rafforza alcuni punti fermi nella giurisprudenza sulla bancarotta fraudolenta per distrazione. Insegna che le operazioni societarie tra parti correlate, soprattutto in prossimità di una crisi d’impresa, vengono scrutinate con estrema attenzione. La creazione di “società fotocopia” per trasferirvi asset sani, lasciando i debiti nella “scatola vuota”, è una condotta che integra pienamente il reato. La sentenza ricorda inoltre agli operatori del diritto i rigorosi limiti del giudizio di cassazione: i ricorsi devono concentrarsi su vizi di legittimità e non possono trasformarsi in un appello mascherato per rimettere in discussione l’accertamento dei fatti compiuto dai giudici di merito.

Quando la cessione di un ramo d’azienda configura bancarotta fraudolenta per distrazione?
Secondo la sentenza, si configura il reato quando un ramo d’azienda o altri beni vengono sottratti dal patrimonio di un’impresa senza che un corrispettivo effettivo e adeguato entri a far parte del patrimonio stesso, causando un danno ai creditori. L’operazione è illecita se finalizzata a depauperare la società.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili?
I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili perché, invece di contestare violazioni di legge o vizi logici nella motivazione della sentenza d’appello, miravano a ottenere una nuova valutazione delle prove e dei fatti. Questa attività è riservata ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello) ed è preclusa alla Corte di Cassazione.

Su quali basi è stata negata la concessione delle circostanze attenuanti generiche?
La Corte ha ritenuto legittimo il diniego sulla base di due elementi: la gravità oggettiva dei fatti contestati (un’operazione pianificata per svuotare una società) e l’esistenza di precedenti penali a carico di entrambi gli imputati, elementi sufficienti a giustificare una valutazione di non meritevolezza del beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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