LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Bancarotta fraudolenta: onere della prova e prescrizione

La Corte di Cassazione interviene su un caso di bancarotta fraudolenta e preferenziale. Viene confermata la condanna per bancarotta fraudolenta distrattiva, ribadendo che spetta all’amministratore l’onere di provare la destinazione dei fondi aziendali mancanti. Al contempo, la Corte dichiara estinto per prescrizione il reato di bancarotta preferenziale, annullando la relativa condanna e disponendo un nuovo calcolo della pena per il reato residuo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta Fraudolenta: Onere della Prova e Prescrizione secondo la Cassazione

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 26138/2024 offre spunti cruciali su due temi centrali nel diritto penale fallimentare: la bancarotta fraudolenta distrattiva e la bancarotta preferenziale. Il caso analizzato chiarisce la ripartizione dell’onere della prova a carico dell’amministratore e le dinamiche procedurali legate alla prescrizione del reato. La decisione sottolinea la rigidità della giurisprudenza in tema di giustificazione degli ammanchi di cassa e, al contempo, l’importanza del decorso del tempo ai fini dell’estinzione di uno dei reati contestati.

I Fatti del Processo

Un amministratore di una società a responsabilità limitata, dichiarata fallita nel settembre 2015, era stato condannato in primo e secondo grado per due distinti reati fallimentari:
1. Bancarotta fraudolenta distrattiva: per un significativo ammanco di cassa, che l’imputato sosteneva di aver utilizzato per pagare fornitori, acquistare carburante e rimborsare le spese di trasferta ai dipendenti.
2. Bancarotta preferenziale: per aver effettuato un pagamento a favore di un creditore specifico circa un anno e cinque mesi prima della dichiarazione di fallimento, asseritamente per evitare l’interruzione dell’attività produttiva.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando vizi di motivazione e violazione di legge su entrambi i capi d’accusa, oltre a eccepire l’intervenuta prescrizione per il reato di bancarotta preferenziale.

L’Onere della Prova nella Bancarotta Fraudolenta

Uno dei punti cardine della sentenza riguarda il primo motivo di ricorso, relativo alla bancarotta fraudolenta distrattiva. La Corte ha dichiarato il motivo manifestamente infondato, cogliendo l’occasione per ribadire un principio consolidato. In tema di distrazione di beni societari, la prova del reato può essere desunta anche dalla mancata dimostrazione, da parte dell’amministratore, della destinazione dei beni o delle somme mancanti.

La Suprema Corte ha spiegato che la responsabilità dell’imprenditore per la conservazione del patrimonio sociale a garanzia dei creditori giustifica una sorta di “apparente inversione dell’onere della prova”. Non è sufficiente, per l’amministratore, fornire giustificazioni generiche, come l’aver usato le somme per “costi gestionali”. È necessario, invece, fornire una prova documentale e dettagliata che attesti l’effettiva destinazione dei fondi a finalità aziendali. In assenza di tale prova rigorosa, la condotta viene qualificata come distrattiva.

La Prescrizione del Reato di Bancarotta Preferenziale

Di esito opposto è stata la valutazione sul reato di bancarotta preferenziale. La Corte ha accolto il motivo di ricorso relativo alla prescrizione. I giudici hanno calcolato il termine massimo di prescrizione per questo reato in sette anni e sei mesi, decorrenti dalla data della dichiarazione di fallimento (23 settembre 2015).

Poiché non erano intervenute cause di sospensione, il termine è risultato maturato il 23 marzo 2023, ovvero diversi mesi prima della pronuncia della sentenza d’appello (14 settembre 2023). Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha dovuto dichiarare l’estinzione del reato, annullando senza rinvio la sentenza impugnata su questo punto.

L’accoglimento di questo motivo ha comportato l’assorbimento degli altri motivi di ricorso relativi alla bancarotta preferenziale e al bilanciamento delle circostanze.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La decisione della Corte si fonda su una netta distinzione tra i due reati contestati. Per la bancarotta fraudolenta distrattiva, la motivazione si centra sulla responsabilità dell’amministratore e sul suo dovere di rendicontazione. La mancanza di prove concrete sulla destinazione dei fondi aziendali costituisce un elemento sufficiente a configurare la distrazione, a meno che l’imputato non fornisca una dimostrazione contraria puntuale e documentata. La richiesta di una nuova valutazione delle prove presentata dal ricorrente è stata ritenuta inammissibile in sede di legittimità.

Per la bancarotta preferenziale, invece, la motivazione è puramente procedurale. La Corte ha semplicemente applicato le norme sulla prescrizione (art. 161 c.p.), verificando che il tempo massimo previsto dalla legge per perseguire il reato era trascorso. In questi casi, il giudice è obbligato a dichiarare l’estinzione del reato, a meno che non emerga con evidenza una causa di proscioglimento nel merito più favorevole all’imputato.

Le Conclusioni

La sentenza ha un duplice impatto pratico. Da un lato, conferma la linea di rigore della giurisprudenza nei confronti degli amministratori per la gestione del patrimonio sociale: ogni uscita di cassa deve essere tracciabile e giustificata, altrimenti il rischio è una condanna per distrazione. Dall’altro, evidenzia come le dinamiche processuali, e in particolare la prescrizione, possano portare all’estinzione di un’accusa, indipendentemente dalla sua fondatezza nel merito. La conseguenza finale è stata l’annullamento parziale della sentenza: la condanna per bancarotta preferenziale è stata eliminata, mentre per il reato residuo di bancarotta fraudolenta distrattiva, il caso è stato rinviato alla Corte d’appello per la sola rideterminazione della pena.

In un caso di bancarotta fraudolenta, chi deve provare dove sono finiti i fondi mancanti della società?
Secondo la Corte di Cassazione, spetta all’amministratore fornire la prova della destinazione dei beni o delle somme mancanti. Non sono sufficienti affermazioni generiche sui costi di gestione; è necessaria una dimostrazione documentata e dettagliata, altrimenti la condotta viene considerata distrattiva.

Da quale momento inizia a decorrere la prescrizione per il reato di bancarotta preferenziale?
Il termine di prescrizione per il reato di bancarotta preferenziale inizia a decorrere dalla data della dichiarazione di fallimento della società.

Cosa succede se un reato si prescrive prima della sentenza di appello?
Se il termine massimo di prescrizione matura prima della sentenza di appello, la Corte di Cassazione, rilevando tale circostanza, deve annullare la sentenza di condanna per quel reato specifico perché estinto, come avvenuto nel caso di specie per la bancarotta preferenziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati