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Bancarotta fraudolenta: l’attenuante del danno lieve

Un imprenditore, condannato per bancarotta fraudolenta per aver distratto beni da una società fallita, ricorre in Cassazione. La Corte rigetta le difese sulla sussistenza del reato ma accoglie il motivo sull’attenuante del danno di speciale tenuità, annullando con rinvio la sentenza. La valutazione del danno, infatti, deve rapportare il valore dei beni distratti alla massa attiva disponibile per i creditori, valutazione omessa dalla Corte d’Appello.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta fraudolenta: come si valuta l’attenuante del danno lieve?

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 24696/2025 offre importanti chiarimenti su un aspetto cruciale del reato di bancarotta fraudolenta: la corretta valutazione della circostanza attenuante del danno di particolare tenuità. Questo caso, che riguarda la distrazione di beni aziendali nell’ambito di una successione di imprese a conduzione familiare, stabilisce un principio fondamentale per determinare la lieve entità del pregiudizio arrecato ai creditori.

Il caso: una cessione di beni tra imprese familiari

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di un imprenditore per concorso in bancarotta fraudolenta patrimoniale. L’accusa riguardava una società in accomandita semplice, amministrata dalla moglie dell’imputato (poi deceduta), che aveva ceduto beni aziendali a un’altra impresa, legalmente rappresentata dall’imputato stesso. Questa operazione era avvenuta senza alcun versamento di corrispettivo, configurando una classica distrazione di beni ai danni della società cedente, poi fallita.

L’accusa di bancarotta fraudolenta

Secondo l’accusa, l’impresa dell’imputato era di fatto subentrata nei locali e nell’attività della società fallita, utilizzando i beni di quest’ultima senza pagarli. Tale comportamento aveva svuotato il patrimonio della prima società, impedendo ai creditori di soddisfare le proprie pretese. La prova della cessione, contestata dalla difesa, era stata desunta dall’annotazione di una fattura nel registro IVA, ritenuta sufficiente a dimostrare l’operazione distrattiva.

I motivi del ricorso in Cassazione

L’imprenditore ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. Travisamento della prova: La difesa sosteneva che la cessione non fosse stata provata adeguatamente e che i beni non appartenessero al patrimonio della società fallita.
2. Violazione di legge: Si lamentava il mancato riconoscimento della circostanza attenuante del danno di particolare tenuità (art. 219 Legge Fallimentare), sostenendo che la Corte d’Appello avesse errato nel valutare l’irrisorietà del valore dei beni distratti.

La decisione della Corte di Cassazione sulla bancarotta fraudolenta

La Suprema Corte ha esaminato entrambi i motivi, giungendo a una decisione differenziata. Ha confermato la responsabilità penale dell’imputato per il reato di bancarotta fraudolenta, ma ha accolto il motivo relativo all’applicazione dell’attenuante, annullando la sentenza su questo specifico punto con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello.

La conferma della responsabilità penale

La Corte ha ritenuto infondato il primo motivo di ricorso, giudicando la motivazione della Corte d’Appello logica e coerente. La prova della proprietà dei beni e della loro distrazione è stata considerata sufficiente sulla base degli elementi raccolti, tra cui l’annotazione contabile e le stesse dichiarazioni rese dalle parti. La natura fraudolenta dell’operazione è stata inoltre confermata dalla cronologia degli eventi (la società fallita fu sciolta e cancellata pochi giorni dopo la cessione) e dal legame coniugale tra le parti coinvolte.

Il principio chiave: come valutare l’attenuante del danno lieve

Il punto centrale della sentenza riguarda il secondo motivo di ricorso, che è stato accolto. La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale per l’applicazione dell’attenuante del danno di speciale tenuità.

le motivazioni

I Giudici hanno stabilito che, per valutare la tenuità del danno, non si deve considerare l’entità del passivo fallimentare o la differenza tra attivo e passivo. Il criterio corretto consiste nel confrontare la diminuzione patrimoniale causata direttamente dal fatto di bancarotta con la massa attiva che sarebbe stata disponibile per il riparto tra i creditori se l’illecito non fosse stato commesso. In altre parole, il danno va misurato in relazione a ciò che è stato effettivamente sottratto ai creditori.
Nel caso di specie, né il Tribunale né la Corte d’Appello avevano effettuato questa specifica valutazione, limitandosi a negare l’attenuante senza correlare il valore dei beni distratti alla massa attiva disponibile. Questo errore di diritto ha reso la sentenza viziata su tale punto.

le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente al mancato riconoscimento dell’attenuante. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il punto applicando il principio corretto: valutare l’incidenza della distrazione patrimoniale sulla massa attiva che sarebbe stata a disposizione dei creditori. Questa decisione riafferma l’importanza di un’analisi rigorosa e proporzionale nella valutazione del danno nei reati di bancarotta fraudolenta, garantendo che la pena sia commisurata all’effettivo pregiudizio causato.

Come si prova la distrazione di beni nella bancarotta fraudolenta?
Secondo la sentenza, la prova può essere fornita anche solo dall’annotazione di una fattura di vendita nel registro IVA, specialmente se corroborata da altri elementi come le dichiarazioni delle parti e la cronologia dei fatti, anche in assenza del documento fisico della fattura.

Perché la Cassazione ha annullato la sentenza solo in parte?
La Corte ha ritenuto che la condanna per il reato di bancarotta fraudolenta fosse basata su motivazioni solide e prove sufficienti. Tuttavia, ha riscontrato un errore di diritto specifico nel modo in cui i giudici di merito hanno negato la circostanza attenuante del danno di speciale tenuità, senza applicare il corretto criterio di valutazione.

Come si calcola il “danno di speciale tenuità” previsto dalla legge fallimentare?
Il danno non va valutato in termini assoluti o rispetto al passivo totale. La valutazione corretta richiede di confrontare la diminuzione patrimoniale causata dall’atto illecito (il valore dei beni distratti) con la massa attiva che sarebbe stata disponibile per i creditori se la distrazione non fosse avvenuta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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