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Bancarotta fraudolenta: l’appello è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un amministratore condannato per bancarotta fraudolenta e semplice. La Corte ha respinto le eccezioni procedurali come tardive e ha confermato le conclusioni dei giudici di merito sull’aggravamento del dissesto societario, sulla mancanza di giustificazioni per i prelievi di denaro e sulla tenuta irregolare delle scritture contabili.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta fraudolenta: la Cassazione conferma la condanna e chiarisce i limiti del ricorso

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 3436 del 2024, offre importanti spunti di riflessione sui reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale, documentale e semplice. Il caso riguarda un amministratore e liquidatore di una società s.r.l., fallita nel 2015, che ha visto il suo ricorso contro la condanna d’appello dichiarato inammissibile. La pronuncia è rilevante non solo per il merito delle accuse, ma anche per le questioni procedurali sollevate, offrendo una guida chiara sui termini e le modalità per sollevare eccezioni di nullità.

I Fatti del Processo

L’imputato era stato condannato in primo e secondo grado per i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale aggravata, nonché per bancarotta semplice. Le accuse si fondavano su una gestione aziendale che, secondo i giudici di merito, aveva aggravato il dissesto della società e sottratto risorse a danno dei creditori. In particolare, venivano contestati prelievi ingiustificati di somme di denaro e una tenuta delle scritture contabili tale da non permettere una ricostruzione attendibile del patrimonio e del volume d’affari, specialmente negli esercizi immediatamente precedenti al fallimento.

I Motivi del Ricorso e la loro Infondatezza

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione articolando quattro motivi principali.

1. Eccezione di nullità processuale: L’imputato lamentava la mancata notifica del rinvio di un’udienza, tenutasi in sua assenza. La Corte ha dichiarato questa eccezione inammissibile perché tardiva. La nullità, essendo a regime intermedio, avrebbe dovuto essere eccepita dalla difesa al più tardi durante l’udienza di rinvio, alla quale i difensori erano presenti.

2. Bancarotta semplice: Si contestava la mancanza di prove sull’aggravamento del dissesto dopo il 2013. La difesa sosteneva che i dati del curatore fallimentare dimostrassero solo l’entità complessiva del debito, non un suo peggioramento imputabile all’amministratore.

3. Bancarotta fraudolenta patrimoniale: L’imputato giustificava i prelievi di denaro come restituzione di anticipazioni personali fatte per pagare i fornitori e le spese di trasferta. Tuttavia, non ha fornito prove sufficienti a dimostrare la corrispondenza tra le sue anticipazioni e le somme prelevate.

4. Bancarotta fraudolenta documentale: Veniva addotta come giustificazione la consegna di un computer contenente la contabilità, che però era risultato malfunzionante. La difesa sosteneva che l’impossibilità di accedere ai dati non fosse imputabile all’amministratore.

La Decisione della Cassazione sul caso di bancarotta fraudolenta

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. I giudici hanno sottolineato che i motivi presentati, sebbene formalmente qualificati come violazioni di legge, in realtà miravano a una rivalutazione dei fatti già ampiamente e logicamente motivata dalla Corte d’Appello. Questo tipo di doglianza, che attiene al merito della vicenda, non è ammissibile in sede di legittimità.

Le motivazioni

Nel dettaglio, la Suprema Corte ha rigettato ogni singolo punto. Sulla bancarotta semplice, ha confermato che l’effettivo aggravamento del dissesto negli esercizi 2014 e 2015 era stato logicamente desunto dal consolidamento finale dello stato passivo, rendendo colpevole l’omissione dell’imputato nel non aver richiesto tempestivamente il fallimento. Riguardo alla bancarotta fraudolenta patrimoniale, la sentenza impugnata aveva già confutato la tesi della restituzione delle anticipazioni, evidenziando l’assenza di un riscontro oggettivo. Infine, per la bancarotta documentale, la Corte ha specificato che la consegna di un dispositivo malfunzionante non esonera da responsabilità, soprattutto quando i dati parzialmente recuperati si sono rivelati del tutto insufficienti a ricostruire il volume d’affari degli ultimi anni, rendendo impossibile per gli organi della procedura fallimentare una verifica completa.

Le conclusioni

La sentenza consolida principi fondamentali in materia di reati fallimentari e di procedura penale. In primo luogo, ribadisce che le nullità processuali intermedie devono essere eccepite senza ritardo per non decadere. In secondo luogo, evidenzia come, nei reati di bancarotta, l’onere di giustificare operazioni anomale o la mancata tenuta della contabilità gravi sull’amministratore. Non è sufficiente addurre giustificazioni generiche o ostacoli tecnici (come un computer rotto) se non si è in grado di fornire prove concrete e alternative che dimostrino la correttezza del proprio operato e la reale situazione economica e patrimoniale dell’impresa.

Quando un’eccezione di nullità per omessa notifica all’imputato è considerata tardiva?
Secondo la sentenza, un’eccezione di nullità a regime intermedio, come quella per omessa notifica dell’avviso di rinvio dell’udienza, deve essere dedotta al più tardi all’udienza di rinvio stessa, se i difensori sono presenti. Proporla per la prima volta con il ricorso per cassazione è considerato intempestivo e, quindi, inammissibile.

Come viene provato l’aggravamento del dissesto nel reato di bancarotta semplice?
La Corte ha ritenuto che l’aggravamento del dissesto fosse stato correttamente desunto dal consolidamento finale dello stato passivo. Confrontando la situazione debitoria finale con quella degli anni precedenti, è emerso un peggioramento oggettivo, la cui mancata prevenzione tramite la richiesta di fallimento è stata imputata come colpa all’amministratore.

La consegna di un computer malfunzionante esonera dalla responsabilità per bancarotta documentale?
No. La Corte ha stabilito che la semplice consegna di un dispositivo informatico malfunzionante non è sufficiente a escludere il reato. Sebbene il malfunzionamento sia stato registrato, i contenuti che è stato possibile estrarre sono risultati assolutamente insufficienti a garantire la ricostruzione del volume d’affari, integrando così gli estremi del reato di bancarotta fraudolenta documentale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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