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Bancarotta fraudolenta: la responsabilità dell’extraneus

La Corte di Cassazione si è pronunciata su un complesso caso di bancarotta fraudolenta, confermando la responsabilità penale di alcuni soci e amministratori di un gruppo fornitore (extraneus) per il fallimento di due società clienti. La Corte ha ritenuto provato un piano unitario finalizzato a spogliare le società del gruppo fornitore, utilizzando le società fallite come meri strumenti. Al contempo, ha annullato con rinvio la sentenza per l’amministratore di diritto delle società fallite, ma solo per la rideterminazione della pena, chiarendo che plurimi atti di distrazione nello stesso fallimento costituiscono un unico reato e non vanno puniti con l’aumento per la continuazione.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta Fraudolenta: La Cassazione sul Ruolo dell’Extraneus e il Calcolo della Pena

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21574 del 2024, si è pronunciata su un intricato caso di bancarotta fraudolenta, offrendo importanti chiarimenti sulla responsabilità penale dei soggetti extranei (esterni) al fallimento e sulla corretta qualificazione giuridica di plurimi atti distrattivi. La decisione distingue nettamente la posizione dell’amministratore di diritto delle società fallite da quella dei gestori di fatto, appartenenti a un gruppo imprenditoriale fornitore, confermando come la giustizia penale guardi alla sostanza dei rapporti economici per accertare le responsabilità.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda il fallimento di due società a responsabilità limitata operanti nel settore della vendita al dettaglio. Tali società erano formalmente amministrate da un unico soggetto, ma di fatto erano strettamente collegate e dipendenti da un più grande gruppo imprenditoriale, gestito da tre fratelli, che forniva loro merci, locali e attrezzature.

Secondo l’accusa, i fratelli, pur non essendo formalmente amministratori delle società fallite, avevano orchestrato un complesso piano per spogliare le società del proprio gruppo, trasferendo ingenti quantità di merci alle due società clienti senza mai riscuotere i relativi crediti. Questo meccanismo ha portato al dissesto delle società fornitrici e, successivamente, al fallimento programmato anche delle due società clienti, i cui beni residui sono stati a loro volta distratti. L’amministratore formale era, in sostanza, un ex dipendente del gruppo fornitore, utilizzato come prestanome.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha emesso una decisione differenziata per i diversi imputati:

1. Per i fratelli (extranei): I ricorsi sono stati rigettati. La Cassazione ha ritenuto che la Corte d’Appello, nel giudizio di rinvio, avesse correttamente e logicamente motivato l’esistenza di un progetto criminoso unitario e preordinato. La responsabilità dei fratelli come concorrenti esterni nel reato di bancarotta è stata confermata sulla base di prove concrete che andavano oltre i loro ruoli formali, come la gestione dei flussi finanziari, la successione pilotata dei fallimenti e l’enorme mole di crediti mai riscossi.

2. Per l’amministratore di diritto: La sentenza è stata annullata con rinvio limitatamente al trattamento sanzionatorio. La Corte ha accolto il motivo di ricorso relativo all’errato calcolo della pena, stabilendo un principio fondamentale sulla natura del reato.

Le motivazioni della Corte sulla bancarotta fraudolenta

Il nucleo della sentenza risiede in due principi cardine.

La Responsabilità dell’Extraneus nel Reato Proprio

La Corte ribadisce che per affermare la responsabilità di un extraneus nella bancarotta fraudolenta (reato proprio dell’amministratore), è necessario dimostrare il suo contributo materiale e la sua consapevolezza nel piano di spoliazione patrimoniale ai danni dei creditori. Nel caso di specie, la Corte d’Appello ha superato le critiche della precedente sentenza di annullamento, non limitandosi a valorizzare i ruoli formali, ma ricostruendo l’intera operazione economica. Elementi come il progressivo passaggio di controllo delle società fallite al gruppo fornitore, la sistematica omissione nella riscossione di crediti milionari nonostante il dissesto già evidente delle società del gruppo, e le testimonianze raccolte, hanno delineato un quadro probatorio solido, dimostrando l’esistenza di un progetto unitario e consapevole di depauperamento.

La Natura Unitaria del Reato di Bancarotta

Per quanto riguarda l’amministratore, la Cassazione ha chiarito un aspetto cruciale del calcolo della pena. Il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale è un reato a condotta plurima ma unitario. Ciò significa che più atti di distrazione compiuti nell’ambito dello stesso fallimento non costituiscono reati distinti in continuazione tra loro, ma un unico reato. La loro ripetizione aggrava il fatto, ma non dà luogo a una pluralità di illeciti.

La Corte d’Appello aveva invece erroneamente applicato un doppio aumento di pena: uno per la ‘continuazione’ tra i diversi atti distrattivi relativi alla prima società fallita, e un altro per la continuazione con i reati relativi alla seconda società fallita. La Cassazione ha corretto questa impostazione: andava individuato il reato più grave (relativo alla prima società, considerata come un unicum), e su quella pena base applicare un solo aumento per la continuazione con i reati legati al secondo, distinto fallimento.

Conclusioni

Questa sentenza offre due importanti lezioni. In primo luogo, nel contesto dei reati fallimentari, la responsabilità penale non si ferma alle cariche formali ma si estende a chiunque, anche esternamente, partecipi con consapevolezza a un disegno criminoso di spoliazione del patrimonio sociale. La prova di tale partecipazione può essere desunta da un’analisi complessiva e logica delle operazioni economiche e delle interconnessioni tra le varie società coinvolte. In secondo luogo, viene fornita una guida precisa per il trattamento sanzionatorio, specificando che la pluralità di condotte distrattive all’interno di una singola procedura fallimentare configura un reato unitario, evitando così ingiustificati inasprimenti di pena.

Quando un soggetto esterno (extraneus) a una società fallita può essere ritenuto responsabile per bancarotta fraudolenta?
Un soggetto esterno può essere ritenuto responsabile quando fornisce un contributo materiale e consapevole alla condotta dell’amministratore, con la coscienza che tale condotta causerà un impoverimento del patrimonio sociale a danno dei creditori. Non è richiesta la conoscenza specifica dello stato di dissesto.

Più atti di distrazione di beni nell’ambito dello stesso fallimento costituiscono un unico reato o più reati?
Secondo la Corte, plurimi atti di distrazione di beni compiuti nell’ambito del medesimo fallimento costituiscono un unico reato di bancarotta fraudolenta. La ripetizione delle condotte non dà luogo a una pluralità di reati in continuazione, ma integra un’unica fattispecie unitaria.

Come ha giustificato la Corte la condanna dei fornitori pur non essendo amministratori delle società fallite?
La Corte ha giustificato la condanna sulla base della ricostruzione di un progetto criminoso unitario e originario di spoliazione. Elementi decisivi sono stati la successione temporale dei fallimenti, l’esistenza di ingenti crediti per merci mai riscossi dalle società dei fornitori, e il passaggio di controllo di fatto delle società fallite al loro gruppo, dimostrando così il loro ruolo di ideatori e beneficiari del meccanismo fraudolento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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