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Bancarotta fraudolenta: la responsabilità dell’amministratore

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per bancarotta fraudolenta di un amministratore unico, anche se questi sosteneva di essere una semplice “testa di legno”. La sentenza stabilisce che l’amministratore, anche se solo formale, ha l’obbligo di tenere e conservare le scritture contabili. Inoltre, il sistematico omesso versamento di imposte e contributi costituisce un’operazione dolosa che, causando il dissesto, configura il reato di bancarotta fraudolenta impropria, rendendo l’amministratore pienamente responsabile.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta fraudolenta: la Cassazione sulla responsabilità dell’amministratore “testa di legno”

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 6406/2024) ribadisce un principio fondamentale nel diritto societario e penale: chi accetta la carica di amministratore di una società, anche se solo formalmente, si assume doveri e responsabilità precise, la cui violazione può portare a una condanna per bancarotta fraudolenta. Questo caso analizza la figura della cosiddetta “testa di legno” e chiarisce come la sua responsabilità penale non venga meno, specialmente in presenza di gravi omissioni gestionali.

I fatti del caso

L’imputato, amministratore unico di una S.r.l. dal 2012 al 2015, è stato condannato in primo e secondo grado per bancarotta fraudolenta documentale e impropria. Le accuse erano due:

1. Bancarotta documentale: aver tenuto le scritture contabili in modo tale da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari della società.
2. Bancarotta impropria per operazioni dolose: aver causato il fallimento della società (dichiarato nel 2017) omettendo sistematicamente il versamento di imposte, contributi previdenziali e ritenute, accumulando un debito ingente verso l’erario e altri enti.

La difesa dell’imputato si basava sull’assunto che egli fosse un mero prestanome, una “testa di legno”, e che la gestione effettiva della società fosse in mano ad altri soggetti. Di conseguenza, egli non avrebbe avuto conoscenza né responsabilità per le condotte illecite contestate.

La decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando in via definitiva la condanna dell’amministratore. I giudici hanno smontato la linea difensiva, ribadendo i principi sulla responsabilità dell’amministratore di diritto.

Le motivazioni: perché l’amministratore formale risponde della bancarotta fraudolenta

La sentenza si fonda su due pilastri argomentativi principali, uno di carattere procedurale e uno di merito.

La responsabilità per la bancarotta documentale

La Corte ha chiarito che sull’amministratore in carica, anche se solo formale, grava un obbligo legale diretto e personale di tenere e conservare correttamente le scritture contabili. Non è possibile delegare questa responsabilità a terzi fino al punto di disinteressarsene completamente. Nel caso specifico, i giudici hanno evidenziato come la società fosse in uno stato di totale “abbandono documentale” e che l’imputato, in qualità di amministratore, non aveva adempiuto al suo dovere di vigilanza e corretta tenuta contabile. L’eventuale passaggio di consegne a un successore non lo esime dalla responsabilità per il periodo della sua gestione, soprattutto se non fornisce prova di aver consegnato la documentazione.

La responsabilità per la bancarotta impropria

Per quanto riguarda l’accusa di aver causato il fallimento, la Cassazione ha qualificato il sistematico e prolungato inadempimento delle obbligazioni fiscali e contributive come “operazione dolosa”. Questa condotta non è stata vista come una mera negligenza, ma come una scelta gestionale consapevole che ha inevitabilmente portato all’aumento dell’esposizione debitoria e, infine, al dissesto. La Corte ha sottolineato che un amministratore non può ignorare un debito che lievita per anni, raggiungendo, come nel caso di specie, cifre milionarie. Tale condotta, prevedibile nelle sue conseguenze disastrose, integra il dolo richiesto per il reato di bancarotta fraudolenta.

Le conclusioni

Questa pronuncia della Cassazione lancia un messaggio chiaro: la carica di amministratore non è una formalità priva di conseguenze. Chi accetta di ricoprire tale ruolo, anche se spinto da terzi o con la promessa di non doversi occupare della gestione, si assume responsabilità civili e penali non eludibili. La difesa basata sull’essere una “testa di legno” è estremamente difficile da sostenere in tribunale, poiché la legge impone all’amministratore un dovere di diligenza e vigilanza. L’omissione di questi doveri fondamentali, come la corretta tenuta delle scritture contabili o il pagamento delle imposte, può essere interpretata come una condotta dolosa e portare a gravi condanne, come quella per bancarotta fraudolenta.

Un amministratore che agisce come “testa di legno” può essere ritenuto responsabile per bancarotta fraudolenta?
Sì. Secondo la sentenza, l’amministratore di diritto ha obblighi personali e non delegabili, come la corretta tenuta delle scritture contabili. Il disinteresse per la gestione non lo esonera dalla responsabilità penale per i reati commessi durante il suo mandato, poiché accettando la carica si assume il dovere di vigilare sulla società.

Il mancato pagamento sistematico di tasse e contributi può configurare il reato di bancarotta fraudolenta?
Sì. La Corte ha stabilito che l’omissione sistematica e reiterata del versamento di imposte e contributi previdenziali non è una semplice irregolarità, ma costituisce una vera e propria “operazione dolosa”. Questa condotta, quando causa o aggrava il dissesto che porta al fallimento, integra il reato di bancarotta impropria.

Quali sono gli obblighi dell’amministratore riguardo le scritture contabili alla fine del suo mandato?
L’amministratore ha l’obbligo di tenere le scritture contabili con regolarità durante il suo mandato e di consegnarle al successore. Se non prova di aver effettuato tale consegna, la sua responsabilità per la sorte della documentazione contabile può persistere. In caso di fallimento, deve essere in grado di fornire indicazioni al curatore per reperire tali documenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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