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Bancarotta fraudolenta: la responsabilità dell’amm.

Un amministratore, condannato in appello per bancarotta fraudolenta e associazione per delinquere dopo un’assoluzione in primo grado, ricorre in Cassazione. La Suprema Corte annulla la condanna per associazione per intervenuta prescrizione, ma conferma la responsabilità per bancarotta fraudolenta. La sentenza chiarisce i doveri di vigilanza dell’amministratore subentrante e qualifica come distrattiva la creazione di una ‘newco’ finalizzata a svuotare la società madre. Il caso viene rinviato alla Corte d’Appello per la sola rideterminazione della pena.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta Fraudolenta: La Cassazione sulla Responsabilità dell’Amministratore

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5941/2024, torna a delineare i confini della responsabilità penale dell’amministratore d’impresa, in particolare nel contesto di una bancarotta fraudolenta. Il caso analizzato offre spunti cruciali sui doveri di vigilanza di chi subentra nella gestione di una società già coinvolta in meccanismi illeciti e sulla distinzione tra legittime operazioni di salvataggio e illecite manovre distrattive.

I Fatti del Processo: dall’Assoluzione alla Condanna

La vicenda processuale riguarda un amministratore di una società cooperativa, accusato di aver partecipato a un’associazione per delinquere finalizzata a commettere reati di frode fiscale e bancarotta, e di aver egli stesso commesso plurimi atti di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale.

In primo grado, il Tribunale lo aveva assolto. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva ribaltato completamente il verdetto, ritenendolo colpevole. Secondo i giudici di secondo grado, l’imputato, una volta assunta la carica di Presidente del Consiglio di Amministrazione, non solo non si era dissociato dal sistema fraudolento preesistente, ma aveva contribuito attivamente alla spoliazione del patrimonio sociale. Le condotte contestate includevano la contabilizzazione di fatture per operazioni inesistenti e, soprattutto, un’operazione di creazione di una “newco” cui era stato affittato l’intero ramo d’azienda della società madre, di fatto svuotandola di ogni asset produttivo.

La Decisione della Cassazione sulla Bancarotta Fraudolenta

La Suprema Corte ha analizzato i diversi motivi di ricorso presentati dalla difesa, giungendo a una decisione articolata che distingue le diverse imputazioni.

L’Associazione per Delinquere: Reato Estinto per Prescrizione

Per quanto riguarda l’accusa di associazione per delinquere (art. 416 c.p.), la Cassazione ha annullato la sentenza di condanna senza rinvio. Sebbene i giudici di legittimità abbiano mosso critiche alla motivazione della Corte d’Appello, la decisione finale si è basata su un dato oggettivo: l’intervenuto decorso del termine massimo di prescrizione del reato. Di conseguenza, per questo specifico capo d’imputazione, il procedimento si è concluso.

La Conferma della Responsabilità per Bancarotta Fraudolenta

Di ben altro avviso è stata la Corte riguardo alle accuse di bancarotta fraudolenta. I giudici hanno ritenuto infondati i motivi di ricorso, confermando la solidità del ragionamento della Corte territoriale. La Cassazione ha sottolineato che, in virtù del ruolo rivestito, l’amministratore aveva precisi obblighi di controllo e vigilanza. La sua pacifica consapevolezza della grave situazione di squilibrio finanziario della società gli imponeva di verificare la consistenza del magazzino e la correttezza delle prestazioni fornite da società terze. La sua condotta, dolosamente inottemperante a tali obblighi, ha contribuito a realizzare l’ulteriore spoliazione del patrimonio sociale, integrando così il concorso nel reato.

L’Operazione “Newco” come Manovra Distrattiva

Un punto centrale della sentenza riguarda la qualificazione dell’operazione di affitto d’azienda alla “newco”, interamente partecipata dalla società fallita. La difesa sosteneva si trattasse di una manovra di salvataggio. La Cassazione, invece, ha avallato la tesi della Corte d’Appello, definendola un “mero artifizio per privare la cooperativa di ogni attività”.

L’operazione era stata strutturata in modo tale che il canone d’affitto veniva pagato dalla newco utilizzando un finanziamento erogato dalla stessa società madre: una mera “partita di giro” che non apportava alcuna reale risorsa finanziaria. In questo modo, tutti gli asset (beni strumentali, crediti, commesse) venivano trasferiti alla nuova società, mentre le passività rimanevano in capo alla vecchia, ormai ridotta a una scatola vuota, con grave pregiudizio per i creditori.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su principi giuridici consolidati. In primo luogo, si ribadisce che, per affermare la responsabilità penale in concorso, non è necessario che l’imputato abbia tratto un vantaggio patrimoniale diretto e personale. È sufficiente aver fornito un contributo causale, anche atipico, alla realizzazione del programma criminoso.

In secondo luogo, la Corte ha rigettato la tesi dei “vantaggi compensativi”. In tema di operazioni infragruppo potenzialmente distrattive, non basta allegare un generico vantaggio per la società controllante. L’interessato deve dimostrare in modo specifico e concreto il saldo finale positivo delle operazioni, un elemento indispensabile per considerare lecita una manovra temporaneamente svantaggiosa. Nel caso di specie, tale prova non solo mancava, ma l’operazione era strutturalmente incapace di generare benefici, essendo la “newco” priva di mezzi propri.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per gli amministratori d’impresa. Subentrare in una gestione complessa non esime da responsabilità, ma, al contrario, impone un dovere di vigilanza rafforzato. L’amministratore è tenuto a interrompere le condotte illecite pregresse e a non avallare operazioni che, pur presentate come tentativi di salvataggio, si traducono in una definitiva compromissione delle garanzie patrimoniali per i creditori. La distinzione tra una ristrutturazione lecita e una bancarotta fraudolenta risiede nella sostanza economica e negli effetti reali dell’operazione, al di là del suo nomen iuris.

Un amministratore che subentra in una società è responsabile per le condotte illecite precedenti al suo incarico?
No, non per le condotte anteriori, ma risponde se, dopo aver assunto la carica, contribuisce con la propria condotta (anche omissiva, violando i doveri di controllo) alla prosecuzione del programma illecito, come avvenuto nel caso di specie per i reati di bancarotta fraudolenta.

La creazione di una nuova società (‘newco’) per salvare un’azienda in crisi è sempre legittima?
Non se, come nel caso esaminato, l’operazione si risolve in un mero ‘artifizio per privare la cooperativa di ogni attività e di ogni possibilità di produrre ricchezza’. Se gli asset vengono trasferiti alla newco lasciando i debiti alla società originaria, senza un reale piano industriale e finanziario, l’operazione integra una distrazione e quindi una bancarotta fraudolenta.

Per essere condannati per bancarotta fraudolenta in concorso è necessario averne tratto un vantaggio economico personale?
No. La sentenza ribadisce che, secondo la teoria dell’atipicità del concorso di persone nel reato, non è necessario che il concorrente abbia tratto un diretto vantaggio patrimoniale personale. È sufficiente che abbia fornito un contributo causale alla realizzazione della spoliazione del patrimonio sociale a danno dei creditori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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