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Bancarotta fraudolenta: la responsabilità dell’amm.

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due amministratori condannati per bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale. La sentenza ribadisce che anche operazioni infragruppo e l’assunzione di debiti senza un vantaggio diretto per la società costituiscono distrazione. Viene inoltre confermata la piena responsabilità dell’amministratore per la tenuta delle scritture contabili, anche se delegate a terzi.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta Fraudolenta: La Responsabilità dell’Amministratore

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato i principi cardine in materia di bancarotta fraudolenta, chiarendo i confini della responsabilità degli amministratori, specialmente nel contesto di operazioni infragruppo e di gestione contabile. La decisione sottolinea come l’interesse primario da tutelare sia sempre la garanzia patrimoniale dei creditori, anche a fronte di complesse strategie aziendali.

Il Caso: Due Amministratori Condannati per Distrazione di Fondi

La vicenda giudiziaria riguarda due amministratori di una società, successivamente fallita, condannati in primo e secondo grado per bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale.

Il primo amministratore era accusato di aver distratto una somma ingente, ottenuta tramite un mutuo contratto dalla società. Invece di far confluire tale liquidità nel patrimonio sociale, l’aveva destinata a coprire i debiti pregressi di un’altra società controllata, che stava per essere incorporata. Di fatto, la società fallita si era accollata un nuovo debito senza ricevere alcun beneficio patrimoniale.

Il secondo amministratore, invece, aveva distratto un’altra cospicua somma a favore di una società riconducibile alla sua famiglia, anch’essa poi fallita. L’operazione, qualificata come ‘finanziamento’, era avvenuta in palese conflitto di interessi e senza alcuna valida giustificazione economica per la società che erogava il denaro.

Le Difese in Cassazione e la Bancarotta Fraudolenta

Entrambi gli amministratori hanno presentato ricorso in Cassazione, sostenendo tesi diverse.

La Tesi dell’Operazione Strategica

Il primo amministratore ha difeso la sua condotta come una scelta strategica ponderata. A suo dire, l’operazione di fusione e l’utilizzo del mutuo per sanare i debiti dell’incorporata erano necessari per garantire la continuità aziendale del gruppo in un momento di stretta creditizia. Sosteneva, quindi, l’assenza sia dell’elemento soggettivo (il dolo) sia di quello oggettivo del reato, poiché l’operazione non sarebbe stata depauperativa ma un tentativo di salvataggio.

La Tesi della Bancarotta Riparata

Il secondo amministratore ha lamentato l’errata qualificazione dell’operazione come distrattiva, definendola una legittima transazione infragruppo. In subordine, ha invocato la cosiddetta ‘bancarotta riparata’, sostenendo che il danno era stato compensato tramite la successiva cessione di un credito derivante da un contratto di affitto di ramo d’azienda.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto entrambi i ricorsi, dichiarandoli inammissibili e fornendo importanti chiarimenti sulla bancarotta fraudolenta.

La Distrazione Patrimoniale anche senza Vantaggio Personale

Per la Cassazione, integra il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale qualsiasi condotta che determini un depauperamento del patrimonio sociale, mettendo a rischio la garanzia dei creditori. È irrilevante che l’amministratore persegua un vantaggio per sé o per un’altra società del gruppo. L’elemento cruciale è l’assunzione di un debito o la diminuzione dell’attivo senza un beneficio concreto e reale per la società stessa. I vantaggi futuri e solo ipotizzati, derivanti da una strategia di gruppo, non sono sufficienti a giustificare un’operazione che crea un danno immediato e certo. Un’operazione infragruppo è legittima solo se i benefici indiretti per la società sono certi, congrui e proporzionati, tali da compensare efficacemente gli effetti negativi immediati.

La Responsabilità Indelebile per la Tenuta della Contabilità

In merito alla bancarotta documentale, la Corte ha ribadito un principio fondamentale: l’amministratore è sempre responsabile della regolare tenuta delle scritture contabili. Delegare questo compito a un collaboratore o a un professionista esterno non lo esonera da responsabilità penale in caso di fallimento. La legge presume che i dati contabili siano trascritti secondo le indicazioni fornite dall’imprenditore. Per superare questa presunzione, l’imputato deve fornire una prova rigorosa della sua totale estraneità, prova che nel caso di specie non è stata raggiunta.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso a tutela dei creditori. Emerge con chiarezza che la gestione di un’impresa, soprattutto in contesti di gruppo o in fasi di crisi, non può mai prescindere dal dovere di conservare l’integrità del patrimonio sociale. Le strategie aziendali, per quanto motivate da prospettive di crescita o salvataggio, trovano un limite invalicabile nella legge fallimentare. L’assunzione di un debito senza un corrispettivo tangibile per la società o il trasferimento di fondi a società correlate senza una valida causa economica costituiscono atti distrattivi che configurano il grave reato di bancarotta fraudolenta. Infine, la decisione serve come monito per ogni amministratore: la responsabilità sulla gestione contabile è personale e non può essere semplicemente ‘scaricata’ su terzi.

Quando un’operazione finanziaria all’interno di un gruppo di società si configura come bancarotta fraudolenta?
Secondo la Cassazione, un’operazione infragruppo diventa bancarotta fraudolenta quando causa una diminuzione patrimoniale a una società senza un corrispettivo adeguato, anche se effettuata a favore di un’altra società del gruppo. I potenziali benefici indiretti per il gruppo non sono sufficienti a giustificare l’operazione se non sono certi, concreti e in grado di compensare il danno immediato subito dalla società e dai suoi creditori.

L’amministratore è responsabile per la bancarotta documentale se la contabilità è gestita da un collaboratore?
Sì, l’amministratore rimane sempre personalmente responsabile per la regolare tenuta dei libri e delle scritture contabili. La delega di tali compiti a un collaboratore o a un professionista non lo esonera da responsabilità penale in caso di fallimento. Si presume che la contabilità sia tenuta secondo le sue direttive, a meno che non fornisca una prova rigorosa del contrario.

Cos’è la ‘bancarotta riparata’ e quando può escludere il reato?
La ‘bancarotta riparata’ si verifica quando l’autore della distrazione annulla completamente gli effetti dannosi della sua condotta, reintegrando il patrimonio dell’impresa prima della dichiarazione di fallimento. Per essere efficace e determinare l’insussistenza del reato, la reintegrazione deve essere totale e avvenire prima della soglia cronologica costituita dalla dichiarazione di fallimento, annullando così ogni pregiudizio, anche solo potenziale, per i creditori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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