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Bancarotta fraudolenta: la responsabilità del socio

Un socio amministratore di una S.n.c. viene condannato per bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale. Nel suo ricorso in Cassazione, sostiene di essersi allontanato dalla gestione, lasciandola all’altro socio. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, affermando che la carica di amministratore comporta obblighi precisi dai quali non ci si può sottrarre con un semplice allontanamento di fatto. La responsabilità per la sparizione dei beni aziendali viene quindi attribuita a entrambi i soci.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta Fraudolenta: La Responsabilità del Socio Anche se Lontano dalla Gestione

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 2513 del 2024, offre un importante chiarimento sulla bancarotta fraudolenta e sulla responsabilità che incombe sui soci amministratori di una società in nome collettivo (s.n.c.). La decisione sottolinea un principio fondamentale: allontanarsi dalla gestione di fatto non è sufficiente per escludere la propria responsabilità penale per la distrazione dei beni sociali.

Il Caso in Esame

La vicenda giudiziaria riguarda un socio di una S.n.c., condannato in primo e secondo grado per i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale. L’imputato aveva presentato ricorso in Cassazione, sostenendo di essersi di fatto allontanato dalla società e dalla sua gestione ben prima del fallimento, lasciando ogni incombenza all’altro socio. A suo dire, questo disimpegno avrebbe dovuto escludere la sua colpevolezza.

La difesa si basava su due argomenti principali:
1. L’inattendibilità delle dichiarazioni del coimputato, che lo accusava di aver sottratto i beni aziendali.
2. La natura giuridica della S.n.c., che consente l’amministrazione disgiunta e, secondo la tesi difensiva, avrebbe permesso all’altro socio di agire in totale autonomia.

A prova di ciò, la difesa aveva evidenziato l’emissione di una fattura da parte dell’altro socio in un’epoca successiva al presunto allontanamento dell’imputato.

La Decisione della Cassazione sulla Bancarotta Fraudolenta

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna. I giudici hanno smontato la linea difensiva, ritenendola generica, contraddittoria e manifestamente infondata. La Corte ha chiarito che la posizione di socio amministratore comporta doveri e responsabilità che non possono essere semplicemente accantonati con un comportamento di mero allontanamento.

La Responsabilità Amministrativa nella S.n.c.

Un punto cruciale della sentenza riguarda la disciplina dell’amministrazione nelle società di persone. La Cassazione ricorda che, ai sensi dell’art. 2257 del Codice Civile, in una S.n.c. ogni socio è amministratore. Sebbene l’atto costitutivo possa riservare l’amministrazione solo ad alcuni soci, questa è un’eccezione che deve essere specificamente prevista e provata. L’imputato, nel suo ricorso, non aveva fornito alcuna prova di una simile clausola statutaria. Pertanto, la sua qualifica e le sue responsabilità di amministratore rimanevano intatte.

Il Valore delle Prove e la Logicità della Sentenza d’Appello

La Suprema Corte ha inoltre validato il ragionamento dei giudici di merito. La Corte d’Appello aveva correttamente ritenuto poco credibile la versione dell’imputato, sottolineando come la sua giustificazione fosse tardiva e generica. Inoltre, un elemento chiave a suo sfavore era stata la mancata presentazione alla convocazione del curatore fallimentare, un comportamento che denota un atteggiamento di sottrazione agli obblighi legati alla sua carica.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Cassazione si fondano sull’evidenza che l’allontanamento dell’imputato non è stato un semplice disimpegno, ma una vera e propria sottrazione agli obblighi di amministratore. La tesi secondo cui l’altro socio avrebbe agito da solo è stata considerata infondata, poiché la responsabilità per la gestione della società e la conservazione del patrimonio sociale è condivisa, salvo patto contrario formalizzato nell’atto costitutivo. La Corte ha stabilito che la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito era logica e coerente, basata non solo sulle dichiarazioni del coimputato ma anche su dati oggettivi, come la condotta dell’imputato stesso. Di conseguenza, l’affermazione di responsabilità per bancarotta fraudolenta in concorso tra i due soci è stata ritenuta corretta.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ribadisce un principio cruciale per chiunque rivesta il ruolo di socio amministratore: non è possibile liberarsi delle proprie responsabilità penali e civili semplicemente ‘scomparendo’ dalla vita aziendale. La carica di amministratore implica un dovere di vigilanza e di corretta gestione che permane fino a una formale modifica dei patti sociali o a una rinuncia secondo le forme di legge. Per gli imprenditori, la lezione è chiara: la gestione di una società, specialmente in un momento di crisi, richiede un impegno attivo e documentato. Qualsiasi disimpegno deve essere formalizzato per evitare di incorrere in gravi responsabilità, come quella per il reato di bancarotta fraudolenta.

Un socio amministratore di una S.n.c. può evitare la responsabilità per bancarotta fraudolenta semplicemente allontanandosi dalla gestione della società?
No. Secondo la sentenza, l’allontanamento di fatto dalla gestione non è sufficiente a escludere la responsabilità penale. La carica di amministratore comporta obblighi di legge dai quali non ci si può sottrarre se non con atti formali.

In una società in nome collettivo, l’amministrazione spetta automaticamente a un solo socio se l’altro si disinteressa?
No. La regola generale è che l’amministrazione spetta a tutti i soci disgiuntamente. La possibilità che l’amministrazione sia riservata a un solo socio deve essere esplicitamente prevista nell’atto costitutivo della società.

Il fatto che un altro socio continui a gestire la società dopo l’allontanamento di un partner, esclude la responsabilità di quest’ultimo per bancarotta fraudolenta?
No. La Corte ha ritenuto che la continuazione dell’attività da parte di un socio non esclude la responsabilità in concorso dell’altro per la distrazione dei beni, poiché entrambi mantengono i doveri legati alla loro carica di amministratori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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