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Bancarotta fraudolenta: la logica di gruppo non basta

La Corte di Cassazione conferma la condanna per bancarotta fraudolenta a carico di un amministratore per aver distratto fondi a favore di altre società del gruppo e occultato le scritture contabili. La sentenza chiarisce che la cosiddetta “logica di gruppo” non giustifica operazioni che danneggiano una società a vantaggio di altre, se non si prova un concreto vantaggio compensativo per la prima. La sparizione dei libri contabili è stata ritenuta dolosa, finalizzata a impedire la ricostruzione del patrimonio e a danneggiare i creditori.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta fraudolenta: quando i trasferimenti tra società del gruppo diventano reato

La gestione dei flussi finanziari all’interno di un gruppo societario è un’operazione complessa e delicata, specialmente quando una delle società si trova in stato di crisi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito i confini tra una lecita strategia di gruppo e il reato di bancarotta fraudolenta. La decisione sottolinea che il trasferimento di risorse da una società in difficoltà a un’altra del medesimo gruppo, senza un reale vantaggio compensativo, integra una condotta di distrazione penalmente rilevante. Questo principio è cruciale per amministratori e manager che operano in contesti aziendali complessi.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda l’amministratore di una società, dichiarata fallita nel 2012, condannato per un duplice reato di bancarotta fraudolenta: patrimoniale e documentale.

Le accuse erano le seguenti:
1. Bancarotta patrimoniale: Aver distratto circa 159.000 euro a favore di un’altra società del gruppo e aver ceduto beni del magazzino per un valore di oltre 150.000 euro a prezzi incongrui, sempre a beneficio di altre entità collegate.
2. Bancarotta documentale: Aver omesso di tenere e conservare i libri e le scritture contabili relative agli anni 2007 e 2008, impedendo così una completa ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari della società fallita.

L’imputato, pur essendo diventato amministratore della società fallita solo nel 2009, era già amministratore di altre società del gruppo e, secondo l’accusa, pienamente consapevole dello stato di crisi profonda in cui versava l’azienda, che già nel 2008 registrava una perdita di quasi 700.000 euro.

La Difesa dell’Imputato e la Tesi della “Logica di Gruppo”

La difesa ha sostenuto che i trasferimenti di denaro e beni non costituivano distrazione, ma rientravano in una legittima “logica di gruppo”. Secondo questa tesi, le operazioni erano finalizzate a sostenere altre società del gruppo, con l’aspettativa di un vantaggio complessivo per tutte le entità coinvolte. Tuttavia, non è stato possibile dimostrare alcun vantaggio compensativo effettivo per la società che aveva subito lo spoglio dei suoi asset. Anzi, anche le quote che la fallita deteneva nella società beneficiaria erano state completamente svalutate a seguito di un successivo fallimento.

Analisi della Corte sulla Bancarotta Fraudolenta Documentale

Uno dei punti centrali della decisione riguarda la bancarotta fraudolenta documentale. La Corte ha ritenuto l’imputato responsabile della sparizione delle scritture contabili del 2007-2008. Sebbene egli fosse subentrato come amministratore solo nel 2009, la Corte ha concluso che la sparizione dei documenti era avvenuta sotto la sua gestione. Le motivazioni sono state individuate nel fatto che proprio sulla base di quei documenti era stato redatto il bilancio 2008, che evidenziava la perdita disastrosa. L’occultamento, quindi, era funzionale a impedire la ricostruzione delle cause del dissesto e a nascondere le responsabilità, con il dolo specifico di danneggiare i creditori.

Limiti alla Logica di Gruppo nella Bancarotta Fraudolenta

La Corte di Cassazione ha rigettato con forza la tesi difensiva basata sulla “logica di gruppo”. I giudici hanno chiarito che, per escludere la natura distrattiva di un’operazione infragruppo, non è sufficiente allegare l’appartenenza a un medesimo gruppo. È necessario, invece, che l’interessato dimostri in modo specifico due elementi alternativi:
1. Un saldo finale positivo per la società depauperata, risultante da tutte le operazioni compiute nell’interesse del gruppo.
2. La concreta e fondata prevedibilità di vantaggi compensativi per la società apparentemente danneggiata.

In assenza di tale prova, il trasferimento di risorse da una società in crisi conclamata a un’altra, senza alcuna contropartita, costituisce a tutti gli effetti una lesione ingiustificata del patrimonio destinato a garanzia dei creditori, integrando così il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha ritenuto il ricorso infondato, confermando la decisione della Corte d’Appello. Le motivazioni si basano su alcuni punti fermi. Innanzitutto, l’imputato era il dominus di fatto del gruppo ed era perfettamente a conoscenza dello squilibrio finanziario irreversibile della società fallita. La sparizione delle scritture contabili è stata interpretata come una condotta dolosa finalizzata a impedire la ricostruzione degli affari e a pregiudicare i creditori. Per quanto riguarda le distrazioni patrimoniali, la Corte ha sottolineato che sono state effettuate in assenza di qualsiasi concreta contropartita, in un momento in cui lo stato di crisi era già conclamato, configurando chiari “indici di fraudolenza”.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per gli amministratori di gruppi societari. La “logica di gruppo” non può essere usata come uno scudo per giustificare operazioni che svuotano il patrimonio di una società a beneficio di altre, soprattutto se la prima si trova in difficoltà finanziarie. Ogni operazione infragruppo deve essere supportata da una solida giustificazione economica e da un vantaggio concreto, anche se futuro, per la società che la pone in essere. In caso contrario, il rischio di incorrere nel grave reato di bancarotta fraudolenta è estremamente elevato, con conseguenze penali e civili significative per gli amministratori coinvolti.

Un amministratore che subentra in una società può essere responsabile per la sparizione di scritture contabili di anni precedenti al suo incarico?
Sì, secondo la sentenza, può essere ritenuto responsabile se si dimostra che è stato lui a occultarle o farle sparire durante il suo mandato. Nel caso specifico, l’imputato aveva usato quelle scritture per redigere un bilancio, e la loro successiva scomparsa è stata attribuita a lui come condotta dolosa per impedire la ricostruzione delle cause del dissesto.

Trasferire fondi da una società in crisi a un’altra dello stesso gruppo è sempre bancarotta fraudolenta?
Non automaticamente, ma lo diventa se l’operazione avviene senza una concreta contropartita o senza la fondata prevedibilità di un vantaggio compensativo per la società che effettua il trasferimento. La semplice appartenenza a un gruppo non è una giustificazione sufficiente per impoverire una società a danno dei suoi creditori.

Cosa deve dimostrare un amministratore per giustificare un’operazione infragruppo ed evitare l’accusa di bancarotta fraudolenta?
L’amministratore deve dimostrare in maniera specifica il saldo finale positivo delle operazioni per la società depauperata o, in alternativa, la concreta e fondata prevedibilità di vantaggi compensativi futuri derivanti da tale operazione, come previsto anche dall’art. 2634 c.c. in tema di vantaggi compensativi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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