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Bancarotta fraudolenta: la guida alla sentenza

La Cassazione analizza un caso di bancarotta fraudolenta documentale a carico di due amministratori. La Corte annulla la condanna di uno per un vizio di notifica, ma conferma quella dell’altro, specificando che l’obbligo di consegnare le scritture contabili deriva dalla legge, non da una richiesta del curatore. Il reato sussiste anche se il patrimonio è ricostruibile aliunde, e il dolo specifico può essere provato dalla natura di ‘società cartiera’ dell’impresa, finalizzata a coprire attività illecite.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta fraudolenta: la consegna delle scritture contabili è un obbligo

La bancarotta fraudolenta documentale rappresenta uno dei reati più gravi nel contesto della crisi d’impresa. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 23916/2024) offre chiarimenti fondamentali su alcuni aspetti cruciali di questo delitto, in particolare sull’obbligo di consegna della documentazione contabile e sulla prova del dolo specifico. Analizziamo insieme la decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche per gli amministratori di società.

I Fatti del Caso: Due Amministratori e le Scritture Contabili Scomparse

Il caso riguarda due amministratori di una società a responsabilità limitata, dichiarata fallita nel 2011. Entrambi sono stati ritenuti responsabili del reato di bancarotta fraudolenta documentale per aver sottratto o distrutto la contabilità aziendale.

I due amministratori, che si sono succeduti nella gestione della società, hanno presentato ricorso in Cassazione. Uno di essi ha lamentato un vizio procedurale, ovvero la mancata notifica della citazione per il giudizio d’appello. L’altro ha contestato la condanna nel merito, sostenendo che il curatore fallimentare non avesse mai formalmente richiesto la consegna delle scritture contabili e che, in ogni caso, mancasse la prova del dolo specifico, ovvero dell’intenzione di danneggiare i creditori.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha adottato due decisioni distinte per i due ricorrenti:

1. Per il primo amministratore: Il ricorso è stato accolto. La Corte ha rilevato l’effettivo vizio procedurale (l’omessa citazione) e ha annullato la sentenza di condanna, disponendo la trasmissione degli atti alla Corte d’Appello per la celebrazione di un nuovo giudizio.
2. Per il secondo amministratore: Il ricorso è stato dichiarato inammissibile e la condanna è diventata definitiva. Le motivazioni a sostegno di questa decisione sono di grande interesse e chiariscono principi consolidati in materia.

Le Motivazioni della Sentenza sulla Bancarotta Fraudolenta: Punti Chiave

La sentenza si sofferma su tre aspetti fondamentali del reato di bancarotta fraudolenta documentale.

L’Obbligo di Consegna delle Scritture Contabili

La Corte ha ribadito un principio fondamentale: l’obbligo per l’imprenditore fallito di consegnare al curatore tutte le scritture contabili discende direttamente dalla legge (in particolare dall’art. 86 della Legge Fallimentare, oggi art. 194 del Codice della Crisi d’Impresa) e non dipende da una specifica richiesta del curatore. Questo dovere è strumentale alla ricostruzione del patrimonio aziendale, un’attività essenziale della procedura fallimentare. Pertanto, la difesa basata sulla mancata richiesta da parte del curatore è stata ritenuta del tutto irrilevante.

Irrilevanza della Ricostruzione “Aliunde” del Patrimonio

Un altro punto chiave della difesa era che il curatore era comunque riuscito a ricostruire il volume d’affari della società. Anche questa argomentazione è stata respinta. La Cassazione ha chiarito che la bancarotta documentale è un reato di mera condotta e di pericolo. Ciò significa che il reato si perfeziona con la semplice azione di sottrazione, distruzione o occultamento dei documenti contabili, poiché tale condotta è di per sé idonea a creare un pericolo per gli interessi dei creditori. È irrilevante che, in concreto, il patrimonio sia stato ricostruito con altri mezzi (aliunde). Persino l’omessa tenuta delle scritture può integrare il reato, configurandosi come una forma di occultamento.

Il Dolo Specifico nel Reato di Bancarotta Fraudolenta

Infine, la Corte ha affrontato la questione del dolo specifico, cioè l’intenzione di arrecare pregiudizio ai creditori. Nel caso di specie, la sentenza impugnata aveva evidenziato che la società era in realtà una cosiddetta “società cartiera”, utilizzata per emettere fatture per operazioni inesistenti. Secondo la Cassazione, la motivazione della Corte d’Appello è logica e corretta: la necessità di coprire l’attività illecita svolta attraverso la società dimostra pienamente la sussistenza del dolo specifico di pregiudicare i creditori, rendendo impossibile o difficoltosa la ricostruzione dei reali movimenti economici.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per gli Amministratori

Questa sentenza conferma l’orientamento rigoroso della giurisprudenza in materia di reati fallimentari. Per gli amministratori, le implicazioni sono chiare:

– La tenuta e la conservazione della contabilità sono obblighi inderogabili.
– In caso di fallimento, la consegna di tutta la documentazione contabile al curatore è un dovere che scatta automaticamente per legge.
– Nascondere o distruggere i libri contabili costituisce reato, a prescindere dalla possibilità di ricostruire aliunde il patrimonio.
– Quando la gestione aziendale è finalizzata a compiere illeciti (come nel caso delle “cartiere”), l’occultamento della contabilità viene quasi automaticamente interpretato come un atto compiuto con il dolo specifico di danneggiare i creditori.

L’amministratore di una società fallita è obbligato a consegnare le scritture contabili solo se il curatore le richiede espressamente?
No. La sentenza chiarisce che l’obbligo di consegnare al curatore tutte le scritture contabili discende direttamente dalla legge. È un dovere che non necessita di una specifica richiesta da parte degli organi fallimentari.

Se il patrimonio della società fallita può essere ricostruito con altri documenti, si commette comunque il reato di bancarotta fraudolenta documentale?
Sì. Il reato è di mera condotta e di pericolo. Si perfeziona con la sola distruzione, sottrazione o occultamento dei libri contabili, in quanto tale azione è di per sé idonea a creare un pericolo per i creditori, a prescindere dal fatto che la consistenza patrimoniale sia ricostruibile in altro modo.

Come si prova il dolo specifico, cioè l’intenzione di danneggiare i creditori, nella bancarotta fraudolenta documentale?
Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto che il dolo specifico fosse provato dalla circostanza che la società era una “cartiera”, funzionalizzata a commettere illeciti. L’occultamento della contabilità era quindi finalizzato a coprire tali attività illecite, dimostrando così l’intenzione di recare pregiudizio ai creditori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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