LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Bancarotta fraudolenta: la colpa dell’extraneus

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per due soggetti esterni (extraneus) per il reato di bancarotta fraudolenta. La sentenza chiarisce che anche i beni provenienti da attività illecite, come le truffe, entrano a far parte del patrimonio sociale e la loro successiva distrazione configura il reato. Per la condanna del concorrente esterno è sufficiente la consapevolezza di contribuire al depauperamento del patrimonio sociale ai danni dei creditori, senza che sia richiesta la conoscenza della successiva dichiarazione di fallimento.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta Fraudolenta: La Responsabilità dell’Estraneo (Extraneus) anche per Beni Illeciti

Con la recente sentenza n. 10598/2024, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto penale societario: il concorso dell’extraneus nel reato di bancarotta fraudolenta. La decisione offre importanti chiarimenti sulla responsabilità di chi, pur non essendo amministratore, contribuisce al dissesto di una società, anche quando i beni distratti provengono da attività illecite.

I Fatti di Causa: dalle Truffe alla Bancarotta

Il caso riguarda una società di autonoleggio, dichiarata fallita, il cui patrimonio era stato prosciugato attraverso complesse operazioni distrattive. La particolarità della vicenda risiede nell’origine dei beni: veicoli di valore, come autogru e auto di lusso, erano stati acquisiti dalla società attraverso una serie di truffe orchestrate ai danni di terzi. Successivamente, questi stessi beni venivano rapidamente fatti sparire, lasciando i creditori della società a mani vuote.

Due soggetti, esterni all’organigramma societario, venivano condannati nei gradi di merito per aver concorso nel reato di bancarotta. Il primo, agendo come “collante” tra il vertice decisionale e il livello operativo, aveva partecipato attivamente alle truffe per far confluire i beni nella società. Il secondo era stato l’autore materiale di alcune di queste truffe, fornendo di fatto alla società i beni che sarebbero poi stati distratti.

Il Percorso Giudiziario e i Punti Chiave del Ricorso

Dopo una prima pronuncia della Cassazione che aveva annullato con rinvio la precedente condanna per approfondire il ruolo effettivo dei ricorrenti, la Corte d’Appello aveva nuovamente affermato la loro responsabilità, non più come amministratori di fatto, ma come concorrenti esterni (extraneus).

I ricorsi proposti nuovamente in Cassazione si basavano su due argomenti principali:
1. L’origine illecita dei beni: si sosteneva che i beni provenienti da truffa non potessero considerarsi parte del patrimonio societario e, di conseguenza, la loro sottrazione non poteva integrare il reato di bancarotta.
2. La mancanza dell’elemento soggettivo (dolo): si contestava la sussistenza della consapevolezza di contribuire a un’operazione di depauperamento ai danni dei creditori, sostenendo che il proprio ruolo si fosse limitato alla fase della truffa.

La Decisione della Corte: la piena responsabilità per bancarotta fraudolenta dell’extraneus

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i ricorsi, confermando le condanne. La sentenza si articola su principi di diritto solidi e di grande rilevanza pratica, delineando con chiarezza i confini della responsabilità del concorrente esterno nella bancarotta fraudolenta.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte forniscono una guida chiara per l’interprete.

La Posizione del Primo Ricorrente: il Ruolo di “Collante”

Per il primo imputato, la Corte ha ritenuto provato il suo contributo concorsuale. La sua partecipazione a tutte le truffe prodromiche alla distrazione dimostrava una piena conoscenza dei meccanismi illeciti e della destinazione finale dei beni. Elementi come l’uso di false generalità e le conversazioni intercettate, in cui definiva la società una “scatola vuota”, sono stati considerati prove inequivocabili della sua consapevolezza dello stato di decozione della società e della volontà di partecipare al suo svuotamento patrimoniale. Il suo ruolo non era quello di un gestore, ma di un consapevole partecipe all’operazione criminale.

La Posizione del Secondo Ricorrente: l’irrilevanza della provenienza illecita dei beni

Il punto più interessante della sentenza riguarda il secondo ricorrente. La Cassazione ha affermato un principio fondamentale: il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale non è escluso dal fatto che i beni distratti siano pervenuti alla società tramite sistemi illeciti. Una volta che un bene, seppur proveniente da reato, entra nella disponibilità e nel patrimonio della società, esso diventa parte della garanzia patrimoniale generica per i creditori. La sua successiva distrazione, pertanto, costituisce pienamente il reato fallimentare.

L’aver fornito alla società i beni tramite truffa, sapendo che questi non sarebbero stati utilizzati per l’attività d’impresa ma immediatamente dissipati, è stato ritenuto sufficiente a dimostrare il suo concorso nel reato di bancarotta. Egli era consapevole che la sua condotta iniziale era il presupposto necessario per il successivo depauperamento ai danni dei creditori.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

La sentenza consolida due importanti principi:
1. Patrimonio sociale e beni illeciti: Qualsiasi bene che entra nella sfera patrimoniale di una società, a prescindere dalla sua provenienza, costituisce garanzia per i creditori. La sua distrazione è penalmente rilevante ai fini della bancarotta.
2. Dolo del concorrente extraneus: Per affermare la responsabilità dell’extraneus non è necessaria la prova di un suo coinvolgimento nella gestione societaria. È sufficiente la volontarietà della propria condotta di apporto a quella dell’amministratore (intraneus), con la consapevolezza che tale condotta determinerà un impoverimento del patrimonio sociale a danno dei creditori. Non è richiesta neppure la specifica conoscenza dell’avvenuta dichiarazione di fallimento.

Un soggetto esterno (extraneus) a una società può essere condannato per bancarotta fraudolenta?
Sì. Secondo la sentenza, un soggetto esterno può essere condannato per concorso in bancarotta fraudolenta se fornisce un contributo causale alla condotta dell’amministratore, con la consapevolezza che le sue azioni porteranno a un depauperamento del patrimonio sociale a danno dei creditori.

I beni ottenuti tramite una truffa possono essere oggetto di distrazione nel reato di bancarotta fraudolenta?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale non è escluso dal fatto che i beni distratti siano pervenuti alla società tramite attività illecite. Una volta entrati nel patrimonio sociale, tali beni costituiscono garanzia per i creditori e la loro sottrazione integra il reato.

Cosa deve dimostrare l’accusa per provare il dolo del concorrente extraneus nella bancarotta fraudolenta?
L’accusa deve dimostrare la volontarietà della condotta di apporto a quella dell’amministratore e la consapevolezza che tale condotta causerà un danno ai creditori tramite l’impoverimento della società. Non è invece richiesta la conoscenza specifica della successiva dichiarazione di fallimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati