LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Bancarotta fraudolenta: la colpa del socio extraneus

La Cassazione conferma la condanna per bancarotta fraudolenta a carico di un socio non amministratore, ritenuto concorrente ‘extraneus’ nella distrazione di fondi operata dal coniuge, amministratore di diritto. La sentenza evidenzia come l’interesse personale alla distrazione e la consapevolezza del dissesto siano sufficienti a configurare il concorso nel reato, anche in assenza di un ruolo formale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Fallimentare, Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta Fraudolenta: Quando il Socio Non Amministratore Risponde del Reato

Il reato di bancarotta fraudolenta rappresenta uno dei delitti più gravi nell’ambito del diritto fallimentare, volto a tutelare gli interessi dei creditori. Ma cosa succede quando a contribuire alla distrazione dei beni non è solo l’amministratore, ma anche un soggetto esterno alla gestione formale, come un socio? Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sulla responsabilità del cosiddetto ‘extraneus’, confermando una condanna per un socio che aveva concorso nelle operazioni distrattive realizzate dal coniuge, amministratore di diritto della società fallita.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di un uomo per il reato di bancarotta fraudolenta societaria per distrazione. Egli era socio al 50% di una S.r.l., la cui amministratrice unica era sua moglie. La condotta illecita consisteva in una serie di bonifici, per un totale di oltre 584.000 euro, a favore di un’altra società omonima, anch’essa amministrata dal coniuge e di cui l’imputato era socio.

La Corte di Appello aveva confermato la sentenza di primo grado, evidenziando come l’imputato, pur non ricoprendo cariche amministrative formali (e quindi qualificabile come ‘extraneus’), avesse agito come amministratore di fatto. Aveva una conoscenza approfondita e dettagliata di tutte le vicende della società fallita e un interesse diretto nell’operazione, in quanto socio della società beneficiaria dei fondi distratti.

L’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che il solo rapporto di coniugio e la conoscenza delle dinamiche aziendali non fossero elementi sufficienti a dimostrare un suo contributo causale alla condotta illecita.

La Responsabilità per Bancarotta Fraudolenta dell’Extraneus

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo inammissibile e manifestamente infondato. I giudici hanno confermato l’impianto accusatorio, chiarendo i principi che regolano il concorso dell’extraneus nel reato di bancarotta. Secondo la Suprema Corte, non è necessario un ruolo formale per essere ritenuti responsabili. È sufficiente fornire un contributo, anche solo morale, alla condotta dell’amministratore (‘intraneus’).

Nel caso specifico, la Corte ha sottolineato come la motivazione della Corte di Appello fosse logica e congrua nell’individuare la prova del contributo dell’imputato. Elementi chiave sono stati:

* La sua qualità di socio al 50% sin dalla costituzione.
* Il suo ruolo di amministratore di fatto, come riconosciuto anche dal curatore fallimentare.
* Il suo diretto interesse economico nella distrazione, essendo socio della società che riceveva i fondi.

Il Dolo nel Concorso dell’Extraneus

Un punto fondamentale affrontato dalla sentenza riguarda l’elemento soggettivo del reato, ovvero il dolo. Per il concorrente ‘extraneus’, il dolo consiste nella volontarietà della propria condotta di supporto a quella dell’amministratore, unita alla consapevolezza che tale azione determini un impoverimento del patrimonio sociale a danno dei creditori. Non è richiesta, invece, la specifica conoscenza dello stato di dissesto della società, anche se tale conoscenza può essere un importante indice probatorio per dimostrare la pericolosità della condotta.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha ribadito un principio consolidato: la bancarotta fraudolenta per distrazione è un ‘reato di pericolo’. Ciò significa che, per la sua configurazione, non è necessario che si verifichi un danno effettivo e concreto per i creditori. L’oggetto della tutela giuridica è l’integrità della garanzia patrimoniale offerta dall’azienda. Pertanto, la legge punisce non solo la lesione effettiva di tale garanzia, ma anche la semplice creazione di un pericolo che tale lesione possa verificarsi.

Di conseguenza, il dolo richiesto è generico: è sufficiente la volontà di sottrarre beni al patrimonio della società, con la prevedibilità che tale operazione possa mettere a rischio gli interessi dei creditori. Non è necessario avere l’intenzione specifica di danneggiarli. Nel caso in esame, l’imputato non solo era consapevole del dissesto, ma ha agito per un interesse personale, ovvero favorire l’altra società di cui era socio. Questo ha integrato pienamente l’elemento soggettivo del reato.

Le Conclusioni

La sentenza in commento rafforza l’orientamento secondo cui la responsabilità per bancarotta fraudolenta non si ferma ai confini delle cariche formali. Chiunque, pur essendo un ‘extraneus’, fornisca un contributo consapevole all’impoverimento di una società, può essere chiamato a risponderne penalmente. L’interesse personale nella distrazione e la piena conoscenza delle dinamiche aziendali sono elementi sufficienti a dimostrare un concorso, anche solo morale, nel reato. Questa decisione serve da monito per soci, consulenti o familiari che, pur senza cariche ufficiali, influenzano le decisioni gestionali, ricordando loro che la legge guarda alla sostanza dei comportamenti e non solo alla forma degli incarichi.

Un socio non amministratore (extraneus) può essere condannato per bancarotta fraudolenta?
Sì, può essere condannato se fornisce un contributo causale, anche solo morale, alla condotta dell’amministratore (intraneus), agendo con la consapevolezza di contribuire al depauperamento del patrimonio sociale a danno dei creditori.

Quali elementi dimostrano il concorso dell’extraneus nel reato di bancarotta fraudolenta?
Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto sufficienti la profonda conoscenza delle vicende societarie, l’essere socio sia della società fallita che di quella beneficiaria della distrazione, e l’avere un interesse diretto nell’operazione distrattiva, configurando così un concorso almeno morale.

Per la configurabilità della bancarotta fraudolenta per distrazione è necessario provare un danno effettivo ai creditori?
No, la sentenza ribadisce che si tratta di un ‘reato di pericolo’. È sufficiente la volontà di distaccare un bene dal patrimonio sociale con la prevedibilità che tale operazione possa creare un pericolo per gli interessi dei creditori, non essendo richiesta la prova del danno effettivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati