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Bancarotta fraudolenta: la cessione a prezzo vile

La Corte di Cassazione ha confermato il sequestro preventivo nei confronti di una società per il reato di bancarotta fraudolenta. Gli amministratori di una società fallita avevano ceduto un ramo d’azienda a un prezzo notevolmente inferiore al suo valore reale a una nuova società a loro stessi riconducibile. La Corte ha ritenuto irrilevante una precedente sentenza civile favorevole e ha confermato la sussistenza del fumus commissi delicti e del periculum in mora.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta fraudolenta: la cessione a prezzo vile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 37155/2024, ha affrontato un caso emblematico di bancarotta fraudolenta, chiarendo principi fondamentali in materia di sequestro preventivo e valutazione degli ‘indici di fraudolenza’. Questa pronuncia offre spunti cruciali sulla distinzione tra giudizio civile e penale e sulla concretezza dei requisiti per le misure cautelari reali, come il sequestro finalizzato alla confisca.

I Fatti del Caso: Cessione Sospetta e Sequestro

Il caso riguarda gli amministratori di una società, poi dichiarata fallita, accusati di aver svuotato il patrimonio aziendale a danno dei creditori. Le condotte contestate includono:
1. Distrazione di beni: La cessione di due rami d’azienda (uno di produzione e uno di ristorazione) a due nuove società, anch’esse riconducibili agli stessi amministratori, a un prezzo palesemente incongruo. In particolare, un ramo d’azienda, valutato circa 14 milioni di euro ai fini fiscali, è stato ceduto per poco più di 250.000 euro.
2. Bancarotta preferenziale e distrattiva: Un pagamento di 240.000 euro dalla società fallita a una delle società collegate, senza un titolo giustificativo, somma poi utilizzata per saldare il debito con un singolo istituto bancario, preferendolo agli altri creditori (tra cui l’Agenzia delle Entrate).

A seguito di queste accuse, il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto il sequestro preventivo dei beni conferiti alla nuova società. Il Tribunale del Riesame ha confermato il provvedimento, portando la società acquirente a ricorrere in Cassazione.

Bancarotta Fraudolenta: La Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando in toto il sequestro preventivo. La Corte ha ritenuto infondate le doglianze della difesa, ribadendo la solidità dell’impianto accusatorio e la legittimità della misura cautelare applicata. La decisione si fonda su un’attenta analisi dei presupposti del sequestro: il fumus commissi delicti e il periculum in mora.

Le Motivazioni: Perché il Sequestro è Legittimo

La sentenza sviluppa la sua argomentazione su tre pilastri fondamentali che giustificano la conferma del sequestro.

Irrilevanza della Sentenza Civile

La difesa aveva sostenuto la legittimità dell’operazione di cessione del ramo d’azienda citando una sentenza del tribunale civile che aveva rigettato l’azione revocatoria promossa dall’Agenzia delle Entrate. La Cassazione ha smontato questo argomento, chiarendo che il giudicato civile non è vincolante nel processo penale. La decisione civile, infatti, si basava su un difetto di prova da parte dell’attore (l’Agenzia), mentre nel procedimento penale erano emersi elementi positivi e concreti che dimostravano come la distrazione fosse avvenuta proprio in seguito alla notifica degli accertamenti fiscali, in un chiaro tentativo di sottrarre i beni alla garanzia dei creditori.

La Sostanza della Bancarotta Fraudolenta

Per la Corte, la condotta degli amministratori integra pienamente il fumus del reato di bancarotta fraudolenta per distrazione. La cessione di un bene a un prezzo ‘vile’ e ‘incongruo’ è l’essenza stessa della distrazione patrimoniale. Il valore del ramo d’azienda (14 milioni di euro) a fronte del corrispettivo pattuito (circa 250.000 euro, peraltro conferito come capitale di rischio nella nuova società) rende evidente l’intento di depauperare la società fallita.

Inoltre, la Corte ha sottolineato la presenza di chiari ‘indici di fraudolenza’: gli amministratori, una volta appreso dell’ingente debito fiscale, hanno deliberatamente deciso di svuotare la società, trasferendone gli asset a nuove entità da loro stessi controllate. Questo schema operativo ha dimostrato la piena consapevolezza e volontà di danneggiare non solo l’Erario, ma l’intero ceto creditorio.

La Presenza del Periculum in Mora

La difesa aveva contestato anche il periculum in mora (il pericolo nel ritardo), sostenendo che gli immobili sequestrati erano già gravati da ipoteca e quindi non vi fosse un rischio concreto di dispersione. La Cassazione ha respinto anche questa tesi. L’ipoteca, infatti, tutela unicamente il creditore ipotecario e non impedisce affatto un’ulteriore vendita o circolazione del bene. Al contrario, il sequestro preventivo penale è l’unico strumento che può bloccare efficacemente la circolazione del bene, cristallizzando la situazione a garanzia di tutti i creditori.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce alcuni principi cardine in materia di reati fallimentari:
1. Autonomia del Giudizio Penale: L’esito di un procedimento civile, come un’azione revocatoria, non pregiudica l’accertamento penale, che si basa su prove e logiche differenti.
2. Valore Oggettivo della Condotta: La vendita di beni societari a un prezzo manifestamente inferiore al loro valore reale costituisce un elemento oggettivo sufficiente a configurare la distrazione, cuore della bancarotta fraudolenta.
3. Visione Sostanziale del Pericolo: Il periculum in mora non è escluso dalla presenza di garanzie reali come l’ipoteca, poiché solo il sequestro penale offre una tutela completa ed erga omnes per la massa dei creditori.

Una sentenza civile che rigetta un’azione revocatoria può impedire un sequestro penale per bancarotta fraudolenta?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la decisione del giudice civile non è vincolante per il giudice penale. Il rigetto dell’azione revocatoria civile, basato su un difetto di prova, non preclude al giudice penale di accertare autonomamente la sussistenza del reato sulla base delle prove raccolte nel proprio procedimento.

La vendita di un ramo d’azienda a un prezzo molto basso è sufficiente per configurare il reato di bancarotta fraudolenta per distrazione?
Sì. Secondo la Corte, la cessione di un cespite societario per un corrispettivo incongruo e vile rispetto al suo valore effettivo costituisce l’essenza stessa della distrazione patrimoniale. Questa condotta, di per sé, integra l’elemento oggettivo del reato di bancarotta fraudolenta.

La presenza di un’ipoteca su un immobile esclude il ‘periculum in mora’ e quindi la necessità del sequestro preventivo?
No. La Corte ha stabilito che l’ipoteca non elimina il pericolo di dispersione del bene. Essa tutela solo il creditore specifico a cui favore è iscritta e non impedisce ulteriori atti di disposizione dell’immobile. Il sequestro preventivo penale è necessario per bloccare la circolazione del bene e proteggere la garanzia patrimoniale per l’intera massa dei creditori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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