LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Bancarotta Fraudolenta: il dolo generico è sufficiente

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 36982/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore condannato per bancarotta fraudolenta. Il provvedimento ribadisce un principio fondamentale: per configurare il reato è sufficiente il dolo generico, ovvero la consapevole volontà di distrarre i beni aziendali dalla loro funzione di garanzia per i creditori, senza che sia necessaria la prova dello specifico scopo di danneggiarli o la consapevolezza dello stato di insolvenza.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta Fraudolenta: Quando la Volontà di Distrarre Beni è Sufficiente per la Condanna

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia di bancarotta fraudolenta, specificando i contorni dell’elemento soggettivo richiesto per la configurabilità del reato. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, condannato nei primi due gradi di giudizio per aver distratto beni dal patrimonio aziendale. La decisione sottolinea come, per integrare il delitto, sia sufficiente il ‘dolo generico’, un concetto chiave che merita un’analisi approfondita.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un imprenditore da parte del Tribunale e, successivamente, della Corte d’Appello, per i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, oltre che per bancarotta semplice patrimoniale. L’imputato, non accettando la decisione di secondo grado, ha proposto ricorso per Cassazione, affidandolo a cinque distinti motivi.

I Motivi del Ricorso e la questione sulla bancarotta fraudolenta

L’imprenditore ha contestato la sentenza d’appello lamentando, tra le altre cose, la carenza di specificità dei motivi di ricorso e la presunta erronea valutazione dell’elemento soggettivo del reato. Secondo la difesa, non era stata provata la volontà specifica di recare pregiudizio ai creditori, né la piena consapevolezza dello stato di insolvenza dell’impresa. Altri motivi di doglianza riguardavano un presunto difetto di correlazione tra l’accusa formulata e la sentenza emessa, e la mancata derubricazione del reato in una fattispecie meno grave.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto tutte le argomentazioni difensive, dichiarando il ricorso inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nella corretta interpretazione dell’elemento soggettivo nel reato di bancarotta fraudolenta per distrazione.

I giudici hanno chiarito che, per la sussistenza di questo delitto, è sufficiente il dolo generico. Questo significa che non è necessario dimostrare né la consapevolezza dello stato di insolvenza dell’impresa, né lo scopo specifico di danneggiare i creditori. L’elemento psicologico del reato si perfeziona con la ‘consapevole volontà di dare al patrimonio sociale una destinazione diversa da quella di garanzia delle obbligazioni contratte’. In altre parole, basta che l’imprenditore sia cosciente e voglia sottrarre beni alla loro funzione di garanzia per i debiti dell’azienda, a prescindere dal motivo ultimo che lo spinge a farlo.

Richiamando un consolidato orientamento delle Sezioni Unite, la Corte ha ribadito che l’intento di frodare i creditori è un risultato implicito nella condotta distrattiva stessa. Gli altri motivi di ricorso sono stati giudicati manifestamente infondati o generici, e quindi inammissibili.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un importante principio di diritto penale commerciale. La condanna per bancarotta fraudolenta non richiede una prova complessa sull’intimo volere dell’imprenditore di pregiudicare i terzi. È la condotta materiale della distrazione, compiuta con la consapevolezza di alterare la consistenza del patrimonio a garanzia dei creditori, a integrare l’elemento soggettivo del reato. Questa interpretazione ha importanti implicazioni pratiche, poiché semplifica l’onere probatorio dell’accusa e rafforza la tutela del ceto creditorio. La declaratoria di inammissibilità ha comportato, per il ricorrente, la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Per la condanna per bancarotta fraudolenta è necessario dimostrare l’intenzione di danneggiare i creditori?
No, secondo la Corte non è necessario provare lo scopo specifico di recare pregiudizio ai creditori. È sufficiente la consapevole volontà di destinare il patrimonio sociale a scopi diversi dalla garanzia delle obbligazioni.

È richiesta la consapevolezza dello stato di insolvenza per configurare il dolo nella bancarotta fraudolenta?
No, l’ordinanza chiarisce che per la sussistenza del dolo generico non è necessaria la consapevolezza dello stato di insolvenza dell’impresa.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile per genericità?
Quando un ricorso è inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, rendendo definitiva la sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati