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Bancarotta fraudolenta: gli obblighi dell’amm.

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’amministratrice condannata per bancarotta fraudolenta documentale. La Corte ha ribadito che l’obbligo di tenere le scritture contabili sussiste anche se la società è già in uno stato di decozione, e che l’amministratore ha il dovere di istituirle o ricostruirle. Un motivo di ricorso non presentato in appello è inammissibile in Cassazione.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta Fraudolenta: Obblighi Contabili Anche con Società in Crisi

La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sezione Penale, n. 33652/2024, offre chiarimenti cruciali sugli obblighi degli amministratori in materia di scritture contabili, specialmente nei casi di bancarotta fraudolenta. La pronuncia ribadisce un principio fondamentale: il dovere di tenere la contabilità persiste anche quando la società si trova già in uno stato di decozione. Analizziamo i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un’amministratrice unica e, successivamente, liquidatrice di una società cooperativa, dichiarata fallita nel novembre 2016. L’imputata è stata condannata nei primi due gradi di giudizio per il reato di bancarotta fraudolenta documentale. Le accuse erano duplici: da un lato, aver sottratto o comunque omesso di tenere i libri e le altre scritture contabili obbligatorie; dall’altro, aver causato il fallimento della società attraverso l’omissione sistematica del versamento dei contributi previdenziali e delle imposte sin dal 2011.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputata ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. Travisamento della prova: Si sosteneva che l’amministratrice avesse assunto il suo ruolo quando la società era già in uno stato di crisi irreversibile. Di conseguenza, le sue azioni (o omissioni) non avrebbero avuto alcuna rilevanza causale nella consumazione del reato di bancarotta.
2. Violazione di legge sul trattamento sanzionatorio: Si lamentava la mancata concessione delle attenuanti generiche, senza però che questo specifico punto fosse stato sollevato nel precedente grado di appello.

La Decisione della Corte sulla bancarotta fraudolenta

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per entrambi i motivi, confermando di fatto la condanna.

L’obbligo di tenuta delle scritture contabili

Sul primo punto, la Suprema Corte ha qualificato l’argomentazione difensiva come generica e infondata. I giudici hanno sottolineato che l’imputata aveva ricoperto il ruolo di amministratrice fin dalla costituzione della società nel 2011, per poi diventare liquidatrice. Il suo coinvolgimento non era quindi marginale o tardivo.

La Corte ha colto l’occasione per ribadire un principio consolidato: l’obbligo di tenere le scritture contabili è un dovere inderogabile per amministratori e liquidatori. Tale dovere non viene meno neanche se la società è inattiva o in stato di decozione. Anzi, anche in caso di precedente sottrazione o dispersione dei documenti, sorge in capo all’amministratore in carica l’obbligo di istituirli nuovamente o di ricostruirli.

L’inammissibilità del motivo nuovo

Per quanto riguarda il secondo motivo, relativo alle attenuanti generiche, la Cassazione ne ha dichiarato l’inammissibilità in quanto motivo inedito. La giurisprudenza costante, richiamata ampiamente nella sentenza, stabilisce che non è possibile presentare per la prima volta in sede di legittimità un motivo di ricorso, specialmente se relativo a vizi di motivazione su elementi fattuali, che non sia stato precedentemente sottoposto al vaglio della Corte d’Appello.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte si fonda su due pilastri giuridici. Il primo riguarda la natura del reato di bancarotta fraudolenta documentale. Questo reato protegge non solo l’interesse dei creditori alla conservazione della garanzia patrimoniale, ma anche la necessità di una trasparente ricostruzione dei movimenti economici e gestionali dell’impresa. Pertanto, l’obbligo di tenere correttamente la contabilità è assoluto e prescinde dalla situazione finanziaria della società. Affermare che, essendo l’impresa già decotta, la tenuta della contabilità diventa irrilevante, è una tesi giuridicamente inconsistente.

Il secondo pilastro è di natura processuale e attiene ai limiti del giudizio di cassazione. La Corte non è un terzo grado di merito dove si possono riesaminare i fatti, ma un giudice di legittimità che valuta la corretta applicazione della legge. Introdurre per la prima volta in questa sede doglianze che implicano valutazioni fattuali (come quelle sottese alla concessione delle attenuanti) snaturerebbe la funzione della Cassazione e creerebbe un’inevitabile carenza di motivazione da parte del giudice d’appello, che non ha mai avuto modo di pronunciarsi su quel punto specifico.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza la responsabilità di amministratori e liquidatori, chiarendo che gli obblighi contabili non ammettono deroghe. Anche di fronte a una società in palese difficoltà economica, chi la gestisce ha il preciso dovere di mantenere una contabilità ordinata o, se assente, di provvedere a ricostruirla. Ignorare tale obbligo espone al grave rischio di una condanna per bancarotta fraudolenta. Inoltre, la pronuncia serve da monito sulla strategia processuale: i motivi di doglianza devono essere sollevati tempestivamente nei gradi di merito, poiché le porte della Cassazione restano chiuse per le censure tardive.

Un amministratore è responsabile della tenuta delle scritture contabili anche se la società è già in crisi quando assume l’incarico?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, l’obbligo di tenere o istituire le scritture contabili persiste fino alla cancellazione della società dal registro delle imprese, indipendentemente dal suo stato di decozione o dall’eventuale cessazione dell’attività.

Cosa deve fare un amministratore se le scritture contabili sono state sottratte o disperse prima del suo arrivo?
L’amministratore ha il dovere di istituire nuovamente o ricostruire le scritture contabili. La mancata consegna da parte del precedente gestore o la loro dispersione non esonera l’amministratore in carica da questa responsabilità.

È possibile presentare un motivo di ricorso per la prima volta in Cassazione se non è stato discusso in appello?
No. La Corte ha ribadito che un motivo di ricorso, specialmente se relativo a un vizio della motivazione su elementi di fatto, deve ritenersi inammissibile se proposto per la prima volta in sede di legittimità senza essere stato oggetto del giudizio di appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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