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Bancarotta fraudolenta extraneus: dolo e prescrizione

La Corte di Cassazione, con la sentenza 334/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore, condannato per concorso in bancarotta fraudolenta extraneus. Il caso riguarda la vendita di capannoni di una società, poi fallita, a un prezzo irrisorio, e la successiva rivendita a una società collegata agli amministratori della prima. La Corte ha confermato che per il dolo dell’extraneus è sufficiente la consapevolezza di partecipare a un’operazione che depaupera il patrimonio sociale, senza necessità di conoscere lo stato di dissesto. Inoltre, ha ribadito che la prescrizione per la bancarotta fraudolenta decorre dalla data della sentenza di fallimento e non dal compimento degli atti distrattivi.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta Fraudolenta Extraneus: Quando scatta la responsabilità e da quando decorre la prescrizione

La Suprema Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 334/2025, torna a pronunciarsi su due temi cruciali in materia di reati fallimentari: la prova del dolo nel concorso del soggetto extraneus in bancarotta fraudolenta e l’individuazione del momento da cui decorre la prescrizione. La decisione offre importanti chiarimenti, consolidando principi giurisprudenziali di fondamentale importanza pratica per chi opera nel diritto penale dell’economia.

I fatti di causa: una doppia vendita sospetta

Il caso esaminato riguarda un’operazione di compravendita immobiliare articolata e sospetta. Una società di costruzioni, circa dieci mesi prima di essere dichiarata fallita, cedeva tre capannoni industriali a un’altra impresa, amministrata dall’imputato ricorrente, per un prezzo di 375.000 euro, ritenuto notevolmente inferiore al valore reale stimato (oltre 840.000 euro). Appena 32 giorni dopo, la società acquirente rivendeva gli stessi immobili a una terza società, amministrata dalla moglie dell’amministratore della società originaria venditrice, per 400.000 euro. L’operazione presentava ulteriori anomalie, come l’assenza di acconti o garanzie a favore della prima venditrice, poi fallita.

La difesa dell’imputato extraneus

L’imprenditore, condannato in appello come concorrente esterno (extraneus) nel reato di bancarotta, ha basato il suo ricorso per cassazione su due motivi principali:
1. Assenza di dolo: Sosteneva di essere del tutto estraneo al legame tra gli altri soggetti coinvolti e di aver agito spinto da un proprio errore di valutazione imprenditoriale (l’inadeguatezza degli accessi ai capannoni), che lo aveva indotto a rivendere rapidamente i beni, senza alcuna consapevolezza di partecipare a un’operazione distrattiva ai danni dei creditori.
2. Maturata prescrizione: Affermava che il termine di prescrizione del reato avrebbe dovuto decorrere dal momento degli atti di compravendita (2009) e non dalla successiva sentenza di fallimento (2010), e che quindi, alla data della sentenza di appello, il reato era già estinto.

La decisione della Cassazione sulla bancarotta fraudolenta extraneus

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo entrambi i motivi manifestamente infondati e confermando la condanna. La sentenza si articola su due snodi argomentativi fondamentali.

Le motivazioni

Sul dolo dell’extraneus

La Corte ha rigettato la tesi difensiva sull’assenza di dolo, evidenziando come i giudici di merito avessero correttamente individuato una pluralità di “indici di fraudolenza” che rendevano evidente la natura illecita dell’operazione. Tra questi:
* Il prezzo di acquisto palesemente incongruo rispetto al valore effettivo dei beni.
* Le condizioni di pagamento anomale, del tutto sfavorevoli alla società venditrice.
* La rapidissima rivendita (dopo solo un mese) a una società riconducibile alla famiglia dell’amministratore della società fallita.

Su queste basi, la Cassazione ha ribadito un principio consolidato: per la configurabilità del concorso dell’extraneus nel reato di bancarotta fraudolenta, non è richiesta la specifica conoscenza dello stato di insolvenza della società. È sufficiente il dolo generico, ovvero la consapevolezza e la volontà di partecipare a un’operazione che comporta un depauperamento del patrimonio sociale ai danni dei creditori. La pericolosità della condotta per gli interessi dei creditori era un dato oggettivo e rappresentabile dall’imputato, date le modalità palesemente anomale della transazione.

Sulla prescrizione del reato

Anche il secondo motivo è stato respinto con fermezza. La Corte ha confermato l’orientamento pacifico secondo cui il termine di prescrizione del reato di bancarotta prefallimentare decorre dalla data della sentenza dichiarativa di fallimento e non dal momento in cui sono state compiute le singole condotte distrattive. La sentenza di fallimento è considerata l’evento che attualizza l’offesa al bene giuridico tutelato (la garanzia patrimoniale dei creditori) e funge da condizione obiettiva di punibilità. Di conseguenza, il calcolo della prescrizione effettuato dalla difesa era errato, poiché il termine non era ancora decorso al momento della sentenza di appello. La Corte ha inoltre precisato che le innovazioni introdotte dal Codice della crisi d’impresa non modificano questo principio per i procedimenti relativi a fallimenti dichiarati sotto la vigenza della vecchia legge fallimentare.

Le conclusioni

Questa pronuncia rafforza due pilastri fondamentali nella repressione dei reati fallimentari. In primo luogo, conferma che per coinvolgere un soggetto extraneus in una bancarotta fraudolenta non è necessario dimostrare che fosse a conoscenza dei libri contabili o del dissesto finanziario della società; basta provare che fosse consapevole di partecipare a un’operazione oggettivamente anomala e dannosa per i creditori. In secondo luogo, ribadisce la certezza del diritto riguardo al dies a quo della prescrizione, ancorandolo a un evento pubblico e certo come la sentenza di fallimento, impedendo così che condotte distrattive risalenti nel tempo possano facilmente sfuggire alla sanzione penale.

Cosa è necessario per dimostrare il dolo di un soggetto ‘extraneus’ che concorre in bancarotta fraudolenta?
Secondo la sentenza, non è richiesta la specifica conoscenza dello stato di insolvenza della società. È sufficiente la consapevolezza e volontà di partecipare a un’operazione che depaupera il patrimonio sociale a danno dei creditori, desumibile da ‘indici di fraudolenza’ come il prezzo vile, le condizioni anomale della transazione e i legami tra le parti coinvolte.

Da quale momento inizia a decorrere la prescrizione per il reato di bancarotta fraudolenta prefallimentare?
La prescrizione decorre dalla data della sentenza dichiarativa di fallimento e non dal momento in cui sono state poste in essere le singole condotte distrattive. Il fallimento è considerato l’evento che rende punibile il fatto.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile nonostante la prescrizione fosse maturata poco dopo la sentenza d’appello?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza e genericità dei motivi. In questi casi, si consolida un rapporto processuale che preclude la possibilità di rilevare cause di estinzione del reato, come la prescrizione, maturate successivamente alla decisione impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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