Bancarotta Fraudolenta: La Cassazione Conferma i Requisiti del Reato
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui requisiti per la configurazione del reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale. La decisione ribadisce principi consolidati, sottolineando come la dichiarazione di fallimento non sia un elemento costitutivo del reato, ma una mera condizione di punibilità, e come sia sufficiente il dolo generico per la condanna. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni della Suprema Corte.
I Fatti del Caso
La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di un imprenditore per il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale, emessa dal Tribunale di Trani. La Corte di Appello di Bari aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, concedendo le attenuanti generiche come prevalenti sull’aggravante e riducendo la pena, ma confermando la responsabilità penale dell’imputato.
Contro la decisione di secondo grado, l’imprenditore ha proposto ricorso per Cassazione, basando la sua difesa su tre motivi principali: l’erronea applicazione della legge penale riguardo all’elemento oggettivo del reato, vizi di motivazione e l’insussistenza dell’elemento soggettivo (il dolo).
Analisi dei Motivi del Ricorso
La Corte di Cassazione ha esaminato e respinto tutti i motivi del ricorso, dichiarandolo manifestamente infondato e quindi inammissibile.
L’Elemento Oggettivo della Bancarotta Fraudolenta
Il ricorrente sosteneva che mancasse un nesso causale tra le sue presunte azioni di distrazione patrimoniale e la successiva dichiarazione di fallimento. Secondo la difesa, senza questo legame, non si poteva configurare il reato. La Corte ha smontato questa tesi richiamando la giurisprudenza consolidata delle Sezioni Unite (sentenza n. 22474/2016), la quale stabilisce chiaramente che la dichiarazione di fallimento non è un elemento che costituisce il reato, ma una semplice condizione di punibilità. In altre parole, le condotte distrattive sono penalmente rilevanti di per sé; il fallimento è solo l’evento che ne permette la punizione.
L’Elemento Soggettivo: la Sufficienza del Dolo Generico
Un altro punto chiave del ricorso riguardava l’intenzionalità della condotta. L’imputato contestava la sussistenza del dolo. Anche su questo punto, la Cassazione ha respinto l’argomentazione, affermando che per integrare il reato di bancarotta fraudolenta è sufficiente il dolo generico. Questo significa che non è necessario provare che l’imprenditore avesse lo scopo specifico di causare un danno ai creditori o di provocare il fallimento. È sufficiente che avesse la coscienza e la volontà di distrarre i beni dall’attivo della società, consapevole che tale azione avrebbe potuto pregiudicare gli interessi dei creditori.
Le Motivazioni della Decisione
Le motivazioni della Corte si fondano su un orientamento giurisprudenziale ormai granitico. I giudici hanno ritenuto il primo e il terzo motivo di ricorso manifestamente infondati perché in diretto contrasto con i principi di diritto più volte affermati dalla stessa Corte. Per quanto riguarda il secondo motivo, relativo a presunti vizi di motivazione, è stato dichiarato inammissibile perché mirava a una nuova valutazione delle prove, un’attività preclusa al giudice di legittimità. La Corte di Cassazione, infatti, non è un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti, ma ha il compito di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.
Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche
La decisione in commento conferma due principi fondamentali in materia di bancarotta fraudolenta:
1. Irrilevanza del nesso causale con il fallimento: Le condotte di distrazione di beni sono illecite a prescindere dal fatto che siano state la causa diretta del dissesto. L’imprenditore che sottrae risorse all’impresa commette il reato anche se il fallimento è dovuto ad altre cause di mercato.
2. Sufficienza del dolo generico: La consapevolezza di agire contro gli interessi dei creditori, diminuendo la garanzia patrimoniale dell’impresa, è sufficiente per integrare l’elemento soggettivo del reato.
Questa pronuncia rappresenta un monito per gli amministratori: la gestione del patrimonio sociale deve essere sempre orientata alla tutela dell’impresa e dei suoi creditori. Qualsiasi atto volto a sottrarre beni, anche senza l’intenzione specifica di portare la società al fallimento, può configurare una grave responsabilità penale.
Per configurare la bancarotta fraudolenta, è necessario che le azioni di distrazione dei beni abbiano causato il fallimento dell’azienda?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che non è necessario un nesso causale tra le distrazioni e la dichiarazione di fallimento. Quest’ultima è una mera condizione di punibilità, ovvero un evento che rende punibile un comportamento già di per sé illecito.
Che tipo di dolo è richiesto per il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale?
È sufficiente il dolo generico. Ciò significa che basta la coscienza e la volontà di sottrarre i beni dell’impresa alla garanzia dei creditori, senza che sia necessario dimostrare uno scopo specifico di causare un danno.
Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando il ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione perché mancano i requisiti di legge. Di conseguenza, la sentenza impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 36972 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 36972 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 08/10/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME nato a CANOSA DI PUGLIA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 30/04/2024 della CORTE APPELLO di BARI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
3
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
che con la sentenza in epigrafe la Corte di appello di Bari ha parzialmente riformato, ritenendo le attenuanti generiche prevalenti sull’aggravante ritenuta e riducendo la pena, la sentenza del 10 gennaio 2022 del Tribunale di Trani, che aveva affermato la penale responsabilità di NOME COGNOME per il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale e lo aveva condannato alla pena ritenuta di giustizia;
che il primo motivo di ricorso, con cui il ricorrente lamenta l’erronea applicazione della legge penale in relazione alla sussistenza dell’elemento oggettivo del reato, nonché la mancanza, contraddittorietà e manifesta illogicità della motivazione, è manifestamente infondato in quanto risulta essere in contrasto la consolidata giurisprudenza di questa Corte di cassazione, secondo la quale non occorre un nesso causale tra le distrazioni e la dichiarazione di fallimento (Sez. U, n. 22474 del 31/03/2016, Passarelli, Rv. 266804), la quale non è elemento costitutivo del reato ma mera condizione di punibilità (Sez. 5, n. 2899 del 02/10/2018, dep. 2019, COGNOME, Rv. 274610 – 01; Sez. 5, n. 22143 del 14/03/2022, Lo, Rv. 283257 – 01);
che il secondo motivo di ricorso è inammissibile dal momento che il Giudice di appello ha fornito adeguata motivazione circa i profili di doglianza contenuti nell’atto di appello, per i quali inoltre si chiede una rivalutazione delle fon probatorie non consentita in questa sede di legittimità;
che il terzo motivo di ricorso, relativo alla sussistenza dell’elemento soggettivo del reato contestato, è manifestamente infondato poiché in contrasto con la giurisprudenza di questa Corte di cassazione che afferma che è sufficiente la sussistenza del dolo generico (Sez. 5, n. 51715 del 05/11/2014, Rebuffo, Rv. 261739 – 01);
che all’inammissibilità del ricorso consegue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, ai sensi dell’art. 616, comma 1, cod. proc. pen., al pagamento in favore della Cassa delle ammende di una somma che si reputa equo fissare in euro 3.000,00;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese
processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso il 08/10/2025.