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Bancarotta fraudolenta documentale: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione conferma la condanna per bancarotta fraudolenta documentale a carico del liquidatore di una società fallita, ritenendolo responsabile della sparizione dei libri contabili cartacei, nonostante la disponibilità di copie elettroniche. Annullata invece per prescrizione la condanna per bancarotta semplice documentale, con conseguente riduzione della pena.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta Fraudolenta Documentale: La Scomparsa dei Libri Contabili

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31865/2025, è tornata a pronunciarsi su un caso complesso di bancarotta fraudolenta documentale, offrendo chiarimenti cruciali sulla responsabilità del liquidatore per la sparizione delle scritture contabili e sui limiti del potere del giudice d’appello. La pronuncia analizza la differenza tra la distruzione materiale dei documenti e la possibilità di una ricostruzione parziale tramite copie elettroniche, confermando un orientamento rigoroso a tutela dei creditori.

I Fatti di Causa: La Successione dei Liquidatori e le Scritture Smarrite

Il caso riguarda il fallimento di una società a responsabilità limitata. La vicenda processuale si concentra sulla figura di uno dei liquidatori succedutisi nella gestione della società. Secondo la ricostruzione, il liquidatore precedente aveva regolarmente tenuto la contabilità fino al 2012 e l’aveva poi consegnata integralmente, in formato cartaceo, al suo successore, l’imputato nel processo.

Da quel momento, però, i libri e le scritture contabili originali sono svaniti, non essendo mai stati ritrovati dal curatore fallimentare. L’imputato è stato quindi accusato di bancarotta fraudolenta documentale per aver occultato o distrutto la contabilità (capo A) e di bancarotta semplice per l’omessa tenuta delle scritture negli ultimi tre anni (capo B).

La Decisione della Corte e la bancarotta fraudolenta documentale

La Corte di Cassazione ha adottato una decisione divisa in due parti. Da un lato, ha confermato la condanna per il reato più grave, la bancarotta fraudolenta documentale (capo A). Dall’altro, ha annullato senza rinvio la condanna per la bancarotta semplice documentale (capo B), dichiarando il reato estinto per prescrizione.

L’Irrilevanza della Ricostruzione Parziale della Contabilità

La difesa aveva sostenuto che la condotta materiale del reato non sussistesse, poiché il curatore era riuscito a ricostruire parzialmente la situazione patrimoniale grazie a copie elettroniche conservate dal precedente liquidatore. La Cassazione ha respinto questa tesi, chiarendo un punto fondamentale: la fattispecie di bancarotta fraudolenta documentale c.d. “specifica” punisce la condotta materiale di sottrazione o distruzione dei documenti contabili. La possibilità successiva di ricostruire, in tutto o in parte, l’andamento degli affari è una circostanza irrilevante ai fini della configurabilità del reato, che si perfeziona con la sola sparizione degli originali cartacei.

Il Divieto di Reformatio in Peius e la Prescrizione

Un altro motivo di ricorso, ritenuto fondato dalla Corte, riguardava la violazione del divieto di reformatio in peius. Il Tribunale di primo grado aveva stabilito un aumento di pena di sei mesi per il reato di bancarotta semplice. La Corte d’Appello, pur riducendo la pena complessiva, aveva illegittimamente innalzato tale aumento a dieci mesi. La Cassazione ha ribadito che il giudice d’appello non può peggiorare alcun elemento della pena per l’imputato che ha presentato ricorso. Proprio l’analisi di questo punto ha portato la Corte a ricalcolare i termini di prescrizione per il reato minore, constatandone l’avvenuto decorso e annullando la relativa condanna.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la conferma della condanna per bancarotta fraudolenta documentale sulla base delle prove che attestavano l’avvenuta consegna dei documenti cartacei all’imputato e la loro successiva irreperibilità. La responsabilità dell’occultamento o della distruzione è stata attribuita a chi, per ultimo, ne aveva la materiale disponibilità. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibile il motivo relativo al dolo specifico, in quanto non era stato sollevato nel precedente grado di giudizio.
Per quanto riguarda l’annullamento per prescrizione del capo B), i giudici hanno effettuato un calcolo preciso del termine massimo, tenendo conto delle sospensioni, e hanno concluso che tale termine era già scaduto al momento della decisione. Di conseguenza, hanno eliminato l’aumento di pena corrispondente, accogliendo parzialmente il ricorso.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma principi consolidati in materia di reati fallimentari. In primo luogo, sottolinea la gravità della condotta di chi fa sparire le scritture contabili, indipendentemente dalla possibilità di una loro ricostruzione aliunde. La tenuta della contabilità è un obbligo fondamentale per la trasparenza della gestione aziendale e la sua manomissione integra un grave reato. In secondo luogo, la pronuncia funge da monito sul rispetto del divieto di reformatio in peius, un principio cardine del diritto processuale penale a garanzia dell’imputato. Infine, evidenzia l’importanza del corretto computo dei termini di prescrizione, che può portare all’estinzione del reato anche nelle fasi finali del processo.

Se i documenti contabili di una società fallita vengono distrutti, ma è possibile ricostruire la situazione patrimoniale da copie elettroniche, si configura comunque il reato di bancarotta fraudolenta documentale?
Sì. Secondo la Corte, la possibilità di ricostruire la situazione patrimoniale è irrilevante per la configurazione del reato di bancarotta fraudolenta documentale “specifica” (art. 216, co. 1, n. 2, prima parte, legge fall.), che punisce la condotta materiale di sottrazione o distruzione dei libri contabili originali.

Cosa significa divieto di “reformatio in peius” e come si è applicato in questo caso?
Significa che un giudice d’appello non può peggiorare la sentenza per l’imputato che è l’unico ad aver fatto ricorso. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva aumentato la pena per uno dei reati contestati (da sei a dieci mesi), pur riducendo la pena totale. La Cassazione ha ritenuto questa modifica illegittima perché viola tale divieto per un singolo elemento autonomo della pena.

Perché la condanna per bancarotta semplice documentale è stata annullata?
La condanna è stata annullata perché il reato è risultato estinto per prescrizione. La Corte di Cassazione, ricalcolando i tempi, ha accertato che il termine massimo previsto dalla legge per perseguire quel reato era trascorso prima che fosse emessa una sentenza definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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