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Bancarotta fraudolenta documentale: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 47295/2024, interviene su un caso di bancarotta. Viene confermata la condanna per la distrazione di fondi verso altre società del gruppo, in assenza di vantaggi compensativi. Tuttavia, la Corte annulla con rinvio la condanna per bancarotta fraudolenta documentale, sottolineando che i giudici di merito non hanno adeguatamente provato il ‘dolo specifico’, ovvero l’intenzione di pregiudicare i creditori, necessario per la mancata consegna delle scritture contabili.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta Fraudolenta Documentale: La Cassazione Sottolinea l’Importanza del Dolo Specifico

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, è tornata a pronunciarsi sul delicato tema della bancarotta fraudolenta documentale, offrendo chiarimenti cruciali sulla distinzione tra le diverse condotte illecite e il relativo elemento psicologico richiesto per la condanna. La decisione conferma la condanna per la distrazione di fondi, ma annulla quella relativa alla gestione dei documenti contabili, evidenziando una carenza motivazionale da parte dei giudici di merito.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un amministratore di una società, successivamente fallita, accusato di due distinti reati di bancarotta fraudolenta. In primo luogo, gli veniva contestata la distrazione di una somma ingente, circa 415.000 euro, dal patrimonio della società fallita a favore di altre aziende facenti parte dello stesso gruppo e da lui stesso gestite. Tali trasferimenti erano avvenuti senza una valida giustificazione economica.

In secondo luogo, l’amministratore era accusato di bancarotta fraudolenta documentale per aver tenuto i libri e le scritture contabili in modo caotico e per aver omesso di consegnare al curatore fallimentare parte della documentazione, rendendo impossibile una completa ricostruzione del patrimonio e delle operazioni aziendali. I tribunali di primo e secondo grado avevano condannato l’imputato per entrambi i reati.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato i due motivi di ricorso presentati dall’imputato, giungendo a una decisione divisa.

La Conferma per la Bancarotta per Distrazione

Per quanto riguarda l’accusa di distrazione, la Cassazione ha rigettato il ricorso. I giudici hanno confermato che i trasferimenti di denaro all’interno di un gruppo societario, se privi di una causale economica e senza alcun vantaggio compensativo per la società che li effettua, costituiscono un’operazione distrattiva. Non è sufficiente invocare l’appartenenza a un gruppo per giustificare operazioni che impoveriscono una società a danno dei suoi creditori. La difesa non è riuscita a dimostrare alcun beneficio, neanche indiretto, per la società fallita.

L’Annullamento per la Bancarotta Fraudolenta Documentale

L’esito è stato diverso per la seconda accusa. La Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza su questo punto e rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello. Il motivo risiede in un vizio di motivazione della sentenza impugnata riguardo all’elemento soggettivo del reato.

Le Motivazioni della Sentenza sulla Bancarotta Fraudolenta Documentale

La Cassazione ha chiarito che il reato di bancarotta fraudolenta documentale previsto dall’art. 216 della Legge Fallimentare comprende due fattispecie distinte, che richiedono un diverso atteggiamento psicologico (dolo):

1. Tenuta irregolare o caotica della contabilità: Questa condotta, che rende impossibile la ricostruzione degli affari, richiede il dolo generico. È sufficiente che l’amministratore sia consapevole e voglia tenere le scritture in modo disordinato, accettando il rischio che ciò impedisca i controlli.

2. Sottrazione, distruzione o mancata consegna della contabilità: Per queste condotte, la legge richiede il dolo specifico. L’amministratore non solo deve volere l’azione (es. non consegnare i libri), ma deve agire con lo scopo preciso di recare pregiudizio ai creditori.

Nel caso in esame, l’accusa contestava sia la tenuta caotica sia la mancata consegna di parte dei documenti (che l’imputato affermava di aver portato in Svizzera). La Corte d’Appello, tuttavia, nella sua motivazione, non ha distinto chiaramente tra le due condotte e, soprattutto, non ha fornito alcuna prova o argomentazione a sostegno della sussistenza del dolo specifico per la mancata consegna. Ha attribuito all’imputato un dolo generico, sufficiente per la prima condotta ma non per la seconda. Questa carenza ha reso la motivazione insufficiente, portando all’annullamento della condanna su questo capo d’imputazione.

Conclusioni

La sentenza ribadisce principi fondamentali in materia di reati fallimentari. In primo luogo, le operazioni infragruppo devono sempre essere sorrette da un interesse economico concreto per tutte le società coinvolte, altrimenti possono integrare una distrazione. In secondo luogo, e questo è il punto più rilevante, i giudici di merito devono qualificare con precisione la condotta contestata nell’ambito della bancarotta fraudolenta documentale e dimostrare rigorosamente l’elemento psicologico richiesto dalla norma. Non è possibile fondare una condanna per mancata consegna dei libri contabili senza provare che l’imputato ha agito con il fine specifico di danneggiare i creditori.

Un trasferimento di fondi tra società dello stesso gruppo è sempre lecito?
No. Secondo la sentenza, un’operazione di trasferimento di fondi è illecita se impoverisce la società che effettua il pagamento senza che questa riceva un vantaggio compensativo, anche indiretto, dall’operazione. L’appartenenza a un gruppo non giustifica di per sé operazioni che danneggiano i creditori di una delle società.

Quale tipo di dolo è richiesto per la bancarotta fraudolenta documentale?
Dipende dalla condotta. Per la tenuta delle scritture contabili in modo tale da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio è sufficiente il dolo generico (la coscienza e volontà della condotta). Per la sottrazione, distruzione o omessa consegna delle scritture è invece necessario il dolo specifico, ovvero il fine di recare pregiudizio ai creditori.

Cosa succede se la motivazione di una sentenza d’appello è carente riguardo al dolo specifico?
La Corte di Cassazione può annullare la sentenza, come avvenuto in questo caso per il capo d’imputazione relativo alla bancarotta documentale. Il processo dovrà essere celebrato nuovamente davanti alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il punto e motivare in modo adeguato la sussistenza dell’elemento soggettivo richiesto dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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