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Bancarotta fraudolenta documentale: dolo generico ok

La Cassazione conferma la condanna per un imprenditore per bancarotta fraudolenta documentale. La Corte ha ribadito che, quando le scritture contabili sono tenute in modo da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio, per questo reato è sufficiente il dolo generico, ovvero la consapevolezza di tale condotta. Rigettato anche il motivo sul rito abbreviato condizionato.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta fraudolenta documentale: basta il dolo generico

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 6389 del 2024, torna a fare chiarezza su un tema cruciale del diritto penale fallimentare: la bancarotta fraudolenta documentale. La Corte ha confermato un principio consolidato, distinguendo nettamente le diverse forme di questo reato e i rispettivi requisiti psicologici. Nello specifico, ha ribadito che per la condanna non è sempre necessario provare il dolo specifico, essendo in alcuni casi sufficiente il dolo generico. Analizziamo insieme la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

Il caso: dalla condanna al ricorso in Cassazione

La vicenda riguarda un amministratore unico di due società a responsabilità limitata, entrambe dichiarate fallite. L’imprenditore era stato condannato in primo grado e in appello per il reato di bancarotta fraudolenta documentale e, per una delle due società, anche per bancarotta fraudolenta distrattiva.

Secondo l’accusa, confermata dai giudici di merito, l’amministratore aveva tenuto le scritture contabili in maniera tale da rendere impossibile la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari delle società. A fronte della condanna della Corte d’Appello, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali.

I motivi del ricorso: procedura, dolo e sanzioni

L’imputato ha contestato la sentenza d’appello su tre fronti:
1. Errore procedurale: La difesa sosteneva che fosse stato illegittimamente negato il rito abbreviato condizionato, richiesto per ascoltare alcuni testimoni. Tale diniego, secondo il ricorrente, avrebbe leso il diritto di ‘difendersi provando’.
2. L’elemento soggettivo: Il motivo centrale del ricorso riguardava la natura del dolo. La difesa affermava che per la bancarotta fraudolenta documentale fosse necessario il dolo specifico, cioè l’intenzione specifica di arrecare un danno ai creditori, mentre i giudici avevano ritenuto sufficiente il dolo generico.
3. Applicazione delle pene: Infine, si contestava il modo in cui erano state calcolate le pene per i reati commessi in relazione ai due diversi fallimenti, sostenendo un’errata applicazione delle norme sul concorso di reati e sulla continuazione.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso in ogni sua parte, fornendo chiarimenti decisivi su ciascuno dei punti sollevati. La decisione si fonda su principi giurisprudenziali consolidati e offre una guida chiara per casi simili.

Sulla bancarotta fraudolenta documentale: il dolo generico è sufficiente

Il punto più rilevante della sentenza riguarda l’elemento soggettivo del reato. La Cassazione ha ribadito che l’art. 216 della legge fallimentare prevede due distinte ipotesi di bancarotta fraudolenta documentale:

* La sottrazione o distruzione dei libri contabili: questa condotta richiede il dolo specifico, ovvero l’intenzione specifica di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o di recare pregiudizio ai creditori.
* La tenuta della contabilità in modo da rendere impossibile la ricostruzione del patrimonio: per questa condotta, che era quella contestata nel caso di specie, è sufficiente il dolo generico.

Questo significa che basta la consapevolezza e la volontà di tenere le scritture contabili in modo caotico e irregolare, senza che sia necessario dimostrare un fine ulteriore. La semplice coscienza di rendere impossibile un controllo sulla gestione aziendale integra il reato.

Gli altri motivi di ricorso

La Corte ha respinto anche gli altri due motivi:
* Rito abbreviato condizionato: I giudici hanno ritenuto il motivo inammissibile perché la difesa non aveva spiegato perché le testimonianze richieste fossero ‘decisive’ e ‘necessarie’ a fronte di un quadro probatorio già completo. L’ammissione di nuove prove in questo rito speciale è un’eccezione, non la regola.
* Calcolo della pena: La Cassazione ha chiarito che l’aggravante per più fatti di bancarotta (art. 219 l.fall.) si applica all’interno della stessa procedura fallimentare. Quando invece, come in questo caso, i reati riguardano fallimenti di società diverse, è corretto applicare l’istituto della continuazione (art. 81 c.p.), che lega i diversi reati considerandoli parte di un unico disegno criminoso.

Le conclusioni

La sentenza n. 6389/2024 consolida un orientamento fondamentale per gli amministratori di società e per chi si occupa di diritto penale d’impresa. La distinzione tra le diverse forme di bancarotta fraudolenta documentale è netta: la tenuta irregolare della contabilità, se tale da impedire la ricostruzione del patrimonio, è un reato che si perfeziona con la sola coscienza e volontà di tale condotta, a prescindere da scopi ulteriori. Questo principio sottolinea l’importanza di una gestione contabile trasparente e rigorosa come primo presidio di legalità e tutela per l’azienda e per i suoi creditori.

Per la condanna per bancarotta fraudolenta documentale è sempre richiesto il dolo specifico?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che il reato si presenta in due forme: la sottrazione o distruzione dei libri contabili richiede il dolo specifico (il fine di danneggiare i creditori). La tenuta della contabilità in modo da renderne impossibile la ricostruzione del patrimonio, invece, richiede solo il dolo generico, cioè la consapevolezza di tenere le scritture in modo irregolare.

Quando un giudice può rifiutare la richiesta di rito abbreviato condizionato?
Il giudice può rifiutare la richiesta quando l’integrazione probatoria richiesta dall’imputato (es. l’audizione di testimoni) non è ritenuta necessaria e decisiva ai fini della decisione, specialmente se il quadro probatorio esistente è già completo. La prova richiesta deve avere i requisiti di novità e sicura utilità.

Come si sanzionano più reati di bancarotta commessi in relazione a fallimenti di società diverse?
In caso di reati di bancarotta relativi a procedure concorsuali diverse, si applica l’istituto della continuazione (art. 81 cod. pen.). L’aggravante specifica per più fatti di bancarotta (art. 219 legge fall.) si applica, invece, quando i diversi fatti sono commessi nell’ambito della stessa procedura fallimentare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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