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Bancarotta fraudolenta distrattiva: la Cassazione

La Cassazione conferma la condanna per bancarotta fraudolenta distrattiva e documentale a carico di amministratori e di un concorrente esterno. La sentenza chiarisce che la vendita sottocosto di un ramo d’azienda integra il reato, essendo sufficiente il dolo generico di depauperare il patrimonio sociale a danno dei creditori. Rigettati i ricorsi basati sulla presunta assenza di dolo e sul decorso della prescrizione.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto Fallimentare, Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta Fraudolenta Distrattiva: I Criteri della Cassazione

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 31691/2024, offre importanti chiarimenti sulla bancarotta fraudolenta distrattiva, un reato che colpisce al cuore la tutela dei creditori nel contesto di una crisi d’impresa. Il caso analizzato riguarda la vendita sottocosto di rami d’azienda che ha portato al fallimento di una società, coinvolgendo non solo gli amministratori ma anche un soggetto esterno, concorrente nel reato. Questa pronuncia ribadisce principi fondamentali in materia di elemento soggettivo del reato, responsabilità del concorrente esterno (l’extraneus) e decorrenza della prescrizione.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria trae origine dal fallimento di una società, dichiarato nell’ottobre 2015. Gli amministratori sono stati accusati di aver commesso due distinti atti di distrazione patrimoniale. Nello specifico, tra il 2011 e il 2012, avevano ceduto due rami d’azienda a un valore significativamente inferiore a quello reale, causando un grave pregiudizio al patrimonio della società e, di conseguenza, ai suoi creditori.

Uno degli amministratori era inoltre accusato di bancarotta fraudolenta documentale per aver occultato le scritture contabili, rendendo impossibile la ricostruzione delle operazioni societarie.

Il quadro si complica con il coinvolgimento del legale rappresentante della società acquirente, figlio di uno degli amministratori. La sua società era stata costituita appena un mese prima della prima cessione, configurando un suo ruolo di concorrente esterno nel reato.

Gli imputati hanno presentato ricorso in Cassazione, sostenendo, tra le varie argomentazioni, la mancanza di un intento fraudolento (dolo), la non efficacia delle operazioni distrattive e l’errata valutazione della loro responsabilità.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato tutti i ricorsi, confermando le condanne emesse nei gradi di merito. La sentenza si articola su alcuni punti cardine del diritto penale fallimentare, fornendo una lettura chiara e rigorosa delle norme applicabili.

Analisi della Bancarotta Fraudolenta Distrattiva

I giudici hanno ribadito che per configurare la bancarotta fraudolenta distrattiva è sufficiente il cosiddetto ‘dolo generico’. Questo significa che non è necessario dimostrare che l’amministratore avesse lo scopo specifico di danneggiare i creditori. È sufficiente la sua consapevole volontà di dare al patrimonio sociale una destinazione diversa da quella di garanzia per le obbligazioni della società.

Nel caso di specie, la vendita a un prezzo irrisorio, la mancanza di prova del pagamento e lo stato di dissesto già esistente della società sono stati considerati ‘indici di fraudolenza’ inequivocabili. Questi elementi, valutati nel loro insieme, dimostrano la piena consapevolezza del rischio concreto di danneggiare l’integrità del patrimonio aziendale.

La Responsabilità del Concorrente Esterno (Extraneus)

Di particolare interesse è la posizione del legale rappresentante della società acquirente, condannato come concorrente esterno. La Corte ha chiarito che il dolo dell’extraneus consiste nella volontarietà del proprio apporto alla condotta dell’amministratore, con la consapevolezza che tale azione provoca un depauperamento del patrimonio sociale a danno dei creditori. Non è richiesta la conoscenza specifica dello stato di insolvenza della società fallita. La costituzione di una società ‘ad hoc’ poco prima dell’operazione e i legami personali con gli amministratori sono stati ritenuti elementi sufficienti a provare la sua dolosa partecipazione al disegno criminoso.

Prescrizione del Reato

Un altro punto cruciale affrontato dalla Corte è la decorrenza della prescrizione per i reati fallimentari. La Cassazione ha confermato il suo orientamento consolidato: il termine di prescrizione inizia a decorrere non dal momento in cui vengono compiuti i singoli atti di distrazione, ma dalla data della sentenza dichiarativa di fallimento. Questo perché il fallimento è considerato un elemento costitutivo del reato o una condizione obiettiva di punibilità, che ne segna il momento consumativo.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione rigorosa della legge fallimentare, volta a garantire la massima tutela possibile alla ‘par condicio creditorum’, ovvero il principio di parità di trattamento dei creditori.

Per quanto riguarda la distrazione, i giudici hanno spiegato che l’operazione di cessione del ramo d’azienda si perfeziona con il solo consenso delle parti, indipendentemente dal pagamento del prezzo. La successiva ‘retrocessione’ di fatto o una seconda vendita non interrompono il nesso causale, poiché la prima operazione ha già prodotto il suo effetto distrattivo.

Sulla bancarotta documentale, è stato chiarito che l’omessa tenuta delle scritture contabili integra il reato di bancarotta fraudolenta, e non semplice, quando lo scopo è quello di recare pregiudizio ai creditori, impedendo la ricostruzione dei fatti gestionali. Tale scopo, un dolo specifico, è stato desunto da elementi concreti come la necessità di occultare le precedenti operazioni distrattive.

Infine, la Corte ha respinto la tesi difensiva secondo cui l’accollo dei debiti da parte della società acquirente avrebbe neutralizzato il pregiudizio. I giudici hanno specificato che un accollo non ‘liberatorio’ (che non libera cioè il debitore originario) non esclude la natura distrattiva dell’operazione, poiché la società fallita rimane comunque obbligata in solido.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un importante vademecum per amministratori, liquidatori e professionisti che operano nel contesto delle crisi d’impresa. Essa riafferma che qualsiasi operazione che diminuisca il patrimonio sociale senza una valida giustificazione imprenditoriale, specialmente in un contesto di difficoltà finanziaria, espone a gravi rischi penali. La responsabilità può estendersi anche a soggetti esterni che, pur non avendo cariche sociali, contribuiscono consapevolmente alla realizzazione del disegno criminoso. La decisione sottolinea inoltre l’irrilevanza di artifizi contrattuali, come l’accollo di debiti non liberatorio, quando l’effetto sostanziale è quello di svuotare la società a danno dei creditori. Infine, il principio sulla decorrenza della prescrizione dalla data del fallimento consolida la possibilità per l’autorità giudiziaria di perseguire condotte illecite anche se risalenti nel tempo.

Quando la cessione di un ramo d’azienda costituisce bancarotta fraudolenta distrattiva?
La cessione di un ramo d’azienda integra la bancarotta fraudolenta distrattiva quando avviene a un prezzo notevolmente inferiore al valore reale, depauperando il patrimonio della società a danno dei creditori. È sufficiente la consapevolezza dell’amministratore di compiere un’operazione che mette a rischio l’integrità del patrimonio sociale, senza che sia necessario lo scopo specifico di frodare i creditori (dolo generico).

Come viene determinata la responsabilità penale di un soggetto esterno (extraneus) nel reato di bancarotta?
La responsabilità del concorrente esterno si fonda sulla sua consapevole partecipazione all’operazione distrattiva. Non è necessario che conosca lo stato di insolvenza della società, ma è sufficiente che sia consapevole che la sua azione contribuisce a diminuire il patrimonio della società a danno dei creditori. Elementi come la creazione di una società ‘ad hoc’ per l’acquisto e i legami personali o professionali con gli amministratori possono provare la sua partecipazione dolosa.

Da quale momento inizia a decorrere la prescrizione per i reati di bancarotta?
Il termine di prescrizione per i reati di bancarotta, inclusa la distrazione, decorre dalla data della sentenza che dichiara il fallimento della società. Non decorre dal momento in cui sono stati posti in essere i singoli atti illeciti, poiché il fallimento è considerato l’evento che perfeziona il reato o la condizione per la sua punibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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