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Bancarotta e Reati Tributari: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10750/2025, ha chiarito importanti principi sul rapporto tra bancarotta e reati tributari. Un imprenditore, condannato per aver sottratto beni al pagamento delle imposte e aver causato il fallimento di due società, ha visto il suo ricorso in gran parte respinto. La Corte ha stabilito che i due reati possono concorrere, non essendoci un rapporto di specialità che porta all’assorbimento di uno nell’altro. Ha inoltre confermato che la sottrazione fraudolenta è un reato che può protrarsi nel tempo se si susseguono più atti fraudolenti. L’unica parte del ricorso accolta riguarda la confisca per equivalente, che in caso di concorso di persone deve essere divisa pro quota e non applicata per l’intero importo a un singolo concorrente.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta e Reati Tributari: quando le condanne si sommano

La gestione di un’impresa in crisi espone a rischi legali significativi, specialmente quando si intrecciano debiti verso i creditori privati e debiti verso l’Erario. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 10750/2025) ha fornito chiarimenti cruciali sul rapporto tra bancarotta e reati tributari, stabilendo principi importanti sulla possibilità di concorso tra queste fattispecie e sui criteri di applicazione delle sanzioni patrimoniali come la confisca. Questo caso offre una guida preziosa per comprendere i confini della responsabilità penale dell’imprenditore.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un imprenditore condannato in primo e secondo grado per una serie di gravi reati economici. Nello specifico, era stato riconosciuto colpevole di:
* Sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte: per aver compiuto atti fraudolenti volti a rendere inefficace la riscossione coattiva dei debiti fiscali.
* Bancarotta fraudolenta distrattiva e documentale: per aver sottratto beni dal patrimonio di due società poi fallite e per aver tenuto le scritture contabili in modo da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio.
* Bancarotta impropria: per aver cagionato il fallimento delle società attraverso operazioni dolose, consistenti principalmente nel sistematico inadempimento delle obbligazioni tributarie.

L’imprenditore aveva, secondo l’accusa, creato un sistema di società, spesso intestate a prestanome, per continuare l’attività d’impresa svuotando progressivamente le società più esposte con l’Erario e trasferendo gli asset a nuove entità, così da eludere sia il fisco che gli altri creditori.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su diversi motivi, tra cui i più rilevanti erano:
1. Concorso apparente di norme: Sosteneva che non potesse essere condannato sia per la sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte sia per la bancarotta da operazioni dolose, poiché la seconda fattispecie, più grave, avrebbe dovuto assorbire la prima in base al principio di specialità.
2. Prescrizione del reato tributario: Riteneva che il reato di sottrazione fraudolenta fosse istantaneo e che, quindi, il termine di prescrizione fosse già maturato al momento della sentenza.
3. Errata applicazione della confisca: Contestava la legittimità della confisca per equivalente disposta per l’intero importo del debito tributario, sostenendo che, in caso di concorso di persone nel reato, questa dovesse essere ripartita tra i vari responsabili.

La Decisione della Cassazione su Bancarotta e Reati Tributari

La Corte di Cassazione ha rigettato quasi tutti i motivi del ricorso, confermando l’impianto accusatorio, ma ha accolto il motivo relativo alla confisca, annullando la sentenza su quel punto con rinvio alla Corte d’Appello.

Nessun Assorbimento tra Bancarotta e Reato Tributario

Il punto centrale della sentenza è il rigetto della tesi del concorso apparente di norme. La Corte ha spiegato che il principio di specialità (art. 15 c.p.) si applica solo quando una norma contiene tutti gli elementi di un’altra, con l’aggiunta di un elemento specializzante. Tra la sottrazione fraudolenta (art. 11 d.lgs. 74/2000) e la bancarotta impropria (art. 223 L.F.) non esiste questo rapporto. Si tratta, infatti, di reati con caratteristiche diverse:
* Soggetti attivi: Chiunque può commettere il reato tributario, mentre solo amministratori, direttori generali, sindaci e liquidatori possono commettere la bancarotta impropria.
* Elemento soggettivo (Dolo): Il reato tributario richiede il dolo specifico (il fine di sottrarsi al pagamento delle imposte), mentre la bancarotta richiede il dolo generico.
* Evento: Il reato tributario non richiede il fallimento, che è invece un presupposto essenziale della bancarotta.

Poiché ciascuna norma ha elementi specifici che mancano all’altra, non si può parlare di assorbimento. I due reati tutelano beni giuridici diversi (l’interesse dell’Erario alla riscossione da un lato, la garanzia patrimoniale dei creditori e il corretto funzionamento del mercato dall’altro) e possono quindi concorrere. Un imprenditore può essere condannato per entrambi.

La Natura Permanente del Reato di Sottrazione Fraudolenta

La Corte ha respinto anche la tesi della prescrizione, confermando l’orientamento secondo cui il delitto di sottrazione fraudolenta, pur essendo un reato di pericolo, può avere una consumazione protratta. Se l’imprenditore compie una serie di atti fraudolenti nel tempo, tutti finalizzati a rendere inefficace la riscossione, il reato si considera commesso solo al compimento dell’ultimo atto. Nel caso di specie, le operazioni fraudolente si erano protratte fino a poco prima del sequestro, quindi nessun termine di prescrizione era maturato.

Le Motivazioni della Corte

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione sulla base di un consolidato orientamento giurisprudenziale. Ha ribadito che il criterio per risolvere il concorso apparente di norme è quello della specialità in senso logico-formale, basato sul confronto strutturale tra le fattispecie astratte. Applicando questo criterio, è emerso che i due reati in esame non sono in rapporto di specialità unilaterale, ma, semmai, di ‘specialità reciproca’, il che ne consente il concorso materiale. Per quanto riguarda la confisca per equivalente, la Corte ha recepito un recentissimo principio affermato dalle Sezioni Unite, secondo cui in caso di concorso di persone, la sanzione patrimoniale non può avere carattere solidale. Essa deve essere applicata a ciascun concorrente solo per la parte di profitto che ha effettivamente conseguito. Se non è possibile determinare le singole quote, il profitto totale va diviso in parti uguali tra i concorrenti. L’applicazione per l’intero importo a un solo soggetto è quindi illegittima.

Conclusioni

Questa sentenza è un monito importante per gli imprenditori e per chi li assiste. La Corte di Cassazione ha confermato che le strategie elusive volte a danneggiare il Fisco possono portare a una doppia condanna per bancarotta e reati tributari, con un conseguente aggravamento della pena. L’unica nota positiva per la difesa è il chiarimento sulla confisca per equivalente, che introduce un principio di proporzionalità e personalità della sanzione, impedendo che un singolo concorrente risponda per profitti illeciti percepiti da altri. La decisione impone una riflessione sulla necessità di gestire le crisi d’impresa con trasparenza, evitando scorciatoie che possono avere conseguenze penali devastanti.

Un imprenditore può essere condannato sia per bancarotta fraudolenta che per sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte per le stesse operazioni?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che i due reati possono concorrere perché tutelano beni giuridici diversi e hanno elementi strutturali differenti (soggetto attivo, dolo, evento). Non esiste un rapporto di specialità che porti all’assorbimento di un reato nell’altro.

Quando si prescrive il reato di sottrazione fraudolenta se vengono compiuti più atti nel tempo?
Il reato si considera un reato a consumazione protratta. Ciò significa che il termine di prescrizione non inizia a decorrere dal primo atto fraudolento, ma dall’ultimo atto della serie compiuto per rendere inefficace la riscossione da parte del Fisco. Di conseguenza, la prescrizione matura molto più tardi.

In caso di reato commesso da più persone, come viene applicata la confisca per equivalente?
La confisca per equivalente non può essere disposta in solido per l’intero importo del profitto del reato. Deve essere applicata a ciascun concorrente limitatamente alla quota di profitto che ha concretamente conseguito. Se è impossibile determinare le quote individuali, il profitto totale viene diviso in parti uguali tra tutti i concorrenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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