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Bancarotta documentale: quando il ricorso è generico?

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un amministratore condannato per bancarotta documentale. La Corte ha stabilito che la mancata formulazione delle conclusioni del Procuratore Generale nel giudizio d’appello ‘cartolare’ non costituisce nullità. Inoltre, ha dichiarato inammissibili i motivi di ricorso relativi al vizio di motivazione e alla prova dell’elemento soggettivo, poiché ritenuti generici e non specifici.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta documentale: ricorso inammissibile se generico

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 34796/2024, offre importanti chiarimenti sul reato di bancarotta documentale e sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi. Il caso riguarda un amministratore unico di una società, condannato per aver tenuto le scritture contabili in modo tale da impedire la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari, un classico esempio di condotta che integra questo grave illecito penale.

I fatti del processo e la condanna

L’imputato era stato condannato dal Tribunale di Cagliari per il reato di bancarotta fraudolenta documentale. La Corte d’Appello aveva successivamente riformato parzialmente la sentenza, concedendo il beneficio della sospensione condizionale della pena ma confermando la responsabilità penale. L’accusa, ritenuta fondata in entrambi i gradi di merito, era quella di aver sottratto o comunque occultato le scritture contabili della società, dichiarata fallita nel dicembre 2016, rendendo impossibile per gli organi della procedura fallimentare comprendere la reale situazione economica e finanziaria dell’impresa.

I motivi del ricorso in Cassazione

Contro la decisione della Corte d’Appello, la difesa ha proposto ricorso per cassazione basato su tre motivi principali:

1. Vizio procedurale: Si lamentava la nullità del giudizio d’appello, svoltosi con rito “cartolare” (previsto dalla normativa emergenziale Covid-19), a causa della mancata formulazione delle conclusioni scritte da parte del Procuratore Generale.
2. Vizio di motivazione: Il ricorrente sosteneva che la sentenza d’appello fosse “manifestamente lacunosa”, con motivazioni basate su “mere congetture apodittiche e per niente convincenti”.
3. Mancanza dell’elemento soggettivo: La difesa contestava l’assenza di prova sull’intento fraudolento, affermando che la Corte d’Appello lo avesse desunto unicamente dalla condotta materiale, senza un’analisi specifica dell’elemento psicologico.

L’analisi della Corte sulla bancarotta documentale

La Corte di Cassazione ha esaminato e rigettato tutti i motivi del ricorso, fornendo precisazioni di rilievo sia sul piano processuale che sostanziale.

Nessuna nullità per l’assenza di conclusioni del PM

Sul primo punto, la Corte ha chiarito che il problema non era la mancata comunicazione delle conclusioni del PM, ma la loro mancata formulazione. Secondo l’orientamento giurisprudenziale prevalente, nel procedimento camerale cartolare, la partecipazione del procuratore generale è da considerarsi solo eventuale. Pertanto, la sua assenza non integra alcuna nullità. Anche a voler seguire un orientamento minoritario, che considera tale mancanza una nullità, la difesa non avrebbe comunque avuto interesse a eccepirla.

La genericità dei motivi rende il ricorso inammissibile

Per quanto riguarda il secondo e il terzo motivo, la Corte li ha dichiarati inammissibili per la loro genericità. Il ricorrente si era limitato a una contestazione vaga e aspecifica della motivazione, senza indicare quali specifici punti dell’atto di appello fossero stati ignorati o quali argomentazioni della Corte territoriale fossero effettivamente congetturali. La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il giudice del gravame non è tenuto a confutare analiticamente ogni singola deduzione difensiva, essendo sufficiente che spieghi in modo logico e adeguato le ragioni del suo convincimento.

Le motivazioni

La Corte ha motivato il rigetto del ricorso sulla base di principi consolidati. Il primo motivo è stato respinto in quanto infondato, poiché la normativa emergenziale sul processo cartolare non prevede la partecipazione del PM come obbligatoria, rendendo la sua assenza irrilevante ai fini della validità del procedimento. Gli altri due motivi sono stati giudicati inammissibili perché non rispettavano il principio di specificità. Un ricorso per cassazione non può limitarsi a una critica generica della sentenza impugnata, ma deve individuare con precisione le lacune o i vizi logici del ragionamento del giudice. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione adeguata sia sulla ricostruzione dei fatti sia sull’elemento psicologico del reato, evidenziando come la sottrazione delle scritture contabili fosse avvenuta con una tecnica “a macchia di leopardo”, finalizzata a occultare i cospicui compensi percepiti dall’amministratore mentre la società era già insolvente, dimostrando così l’intento fraudolento.

Le conclusioni

La sentenza conferma che per contestare efficacemente una condanna per bancarotta documentale in Cassazione è necessario formulare motivi di ricorso specifici e puntuali. Le censure generiche, che si limitano a definire la motivazione come illogica o congetturale senza un’analisi dettagliata, sono destinate all’inammissibilità. La decisione ribadisce inoltre la validità dei procedimenti cartolari svoltisi durante l’emergenza sanitaria e chiarisce che la mancata formulazione delle conclusioni del PM non inficia il giudizio. Di conseguenza, il ricorso è stato rigettato e il ricorrente condannato al pagamento delle spese processuali.

La mancata presentazione delle conclusioni scritte da parte del Pubblico Ministero in un appello “cartolare” causa la nullità del procedimento?
No. Secondo la giurisprudenza prevalente citata nella sentenza, nel procedimento camerale con contraddittorio cartolare (disciplina emergenziale Covid-19), la partecipazione del procuratore generale è solo eventuale. Pertanto, la mancata formulazione delle sue conclusioni non integra alcuna nullità.

Cosa significa che un motivo di ricorso per cassazione è “generico” e quali sono le conseguenze?
Un motivo di ricorso è “generico” quando si limita a una contestazione vaga della sentenza impugnata, senza indicare specificamente quali argomentazioni del giudice sarebbero errate o illogiche, o quali punti dell’atto di gravame precedente non avrebbero ricevuto risposta. La conseguenza è l’inammissibilità del motivo, che quindi non viene esaminato nel merito dalla Corte.

Come viene provato l’intento (elemento soggettivo) nel reato di bancarotta documentale?
Secondo la sentenza, l’intento fraudolento non viene desunto solo dal fatto materiale, ma può essere provato attraverso una valutazione complessiva delle circostanze. Nel caso specifico, la Corte d’Appello ha valorizzato non solo il numero e la gravità delle irregolarità contabili, ma anche la tecnica usata per la sottrazione delle scritture (“a macchia di leopardo”), finalizzata a nascondere i compensi percepiti dall’amministratore quando la società era già in stato di insolvenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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