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Bancarotta documentale: onere della prova dell’ex AD

La Corte di Cassazione conferma la condanna per bancarotta documentale a un ex amministratore. La sentenza ribadisce che spetta all’amministratore uscente l’onere della prova della avvenuta consegna delle scritture contabili al suo successore. L’impossibilità di ricostruire il patrimonio societario, a causa della sottrazione di documenti chiave, integra il reato, rendendo irrilevante la presunta indisponibilità di altre parti della contabilità.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta documentale: l’ex amministratore ha l’onere di provare la consegna dei libri contabili

Con la recente sentenza n. 33997/2024, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di bancarotta documentale: la responsabilità dell’amministratore uscente non cessa con le dimissioni. Spetta a quest’ultimo, infatti, l’onere di provare di aver regolarmente consegnato tutta la documentazione contabile al suo successore. Vediamo nel dettaglio i contorni di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda l’amministratore unico di una S.p.A., in carica per circa quattro anni, condannato in primo e secondo grado per il reato di bancarotta fraudolenta documentale. La società, dichiarata fallita con un passivo di oltre 26 milioni di euro, presentava una contabilità tale da non permettere la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari.

Secondo l’accusa, confermata nei gradi di merito, l’amministratore aveva occultato o comunque tenuto in modo irregolare le scritture contabili, rendendo impossibile per la curatela fallimentare comprendere le sorti del patrimonio aziendale.

La Tesi Difensiva dell’Imputato

L’ex amministratore ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo di non essere mai entrato in possesso della contabilità societaria e che terzi ne avessero di fatto impedito l’accesso e la gestione. A sostegno della sua tesi, ha prodotto diversi documenti, tra cui una querela per impedimento al ritiro della documentazione, comunicazioni via fax che segnalavano l’asportazione illecita di libri sociali e un verbale di assemblea in cui rassegnava le dimissioni proprio per l’impossibilità di accedere alle scritture contabili.

L’onere della prova nella bancarotta documentale secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo un tentativo di rivalutare nel merito le prove, attività preclusa in sede di legittimità. I giudici hanno sottolineato come la Corte d’Appello avesse già logicamente e compiutamente motivato la condanna.

È emerso, infatti, che l’imputato stesso, con una missiva, aveva dichiarato di aver ritirato personalmente alcuni documenti contabili cruciali relativi all’ultimo esercizio (bilancio, situazione fornitori e clienti, prima nota). Tale documentazione non era mai stata restituita né al nuovo amministratore né alla curatela. Questo elemento, da solo, è stato ritenuto sufficiente a integrare il reato. La Corte ha ribadito che l’occultamento anche solo di una parte essenziale delle scritture contabili, tale da impedire la ricostruzione degli affari, configura il delitto di bancarotta documentale.

Le Motivazioni

Il punto centrale della decisione risiede nell’applicazione di un consolidato orientamento giurisprudenziale. La Suprema Corte ha ricordato che:

1. L’amministratore cessato dalla carica rimane responsabile per la corretta tenuta della contabilità relativa al periodo del suo mandato.
2. È onere dell’amministratore uscente dimostrare l’avvenuta consegna delle scritture contabili al nuovo amministratore subentrante.

Nel caso di specie, non solo l’imputato non ha fornito tale prova, ma vi era la prova contraria: egli aveva prelevato documenti fondamentali senza mai restituirli. La sua difesa, incentrata sulla presunta impossibilità di accedere ad altri documenti, non è stata ritenuta idonea a scalfire la logica della decisione di condanna, basata sui documenti che invece aveva pacificamente ottenuto e sottratto.

Conclusioni

La sentenza n. 33997/2024 rafforza il principio di responsabilità degli amministratori di società. Chi lascia un incarico gestorio non può semplicemente disinteressarsi della sorte dei libri contabili. Ha il preciso dovere di assicurare una transizione ordinata, formalizzando il passaggio di consegne della documentazione. In caso contrario, in un successivo scenario di fallimento, risponderà penalmente per l’eventuale impossibilità di ricostruire il patrimonio e gli affari della società, a meno che non sia in grado di provare in modo inequivocabile di aver adempiuto al proprio obbligo di consegna.

Chi ha l’onere di provare la consegna delle scritture contabili in caso di cambio di amministratore?
Secondo la sentenza, in tema di bancarotta fraudolenta documentale, è onere dell’amministratore cessato dimostrare di aver effettivamente consegnato le scritture contabili al nuovo amministratore subentrante. La responsabilità per la corretta tenuta permane per il periodo di carica.

Cosa succede se un ex amministratore si appropria solo di una parte della documentazione contabile?
Anche l’occultamento o la mancata restituzione di una parte della documentazione contabile è sufficiente per configurare il reato, a condizione che i documenti sottratti siano essenziali e la loro assenza impedisca la ricostruzione del patrimonio e degli affari della società.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove e i fatti del processo?
No, il ricorso in Cassazione è inammissibile se si limita a sollecitare una nuova valutazione del materiale probatorio già esaminato dai giudici di merito. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, che valuta la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non riesamina i fatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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