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Bancarotta documentale: dolo specifico e garanzie

La Corte di Cassazione conferma la condanna per bancarotta fraudolenta documentale a carico dell’amministratore di una società fallita. L’imputato aveva sottratto le scritture contabili, impedendo la ricostruzione del patrimonio. La difesa sosteneva l’assenza di dolo specifico, data la presenza di ampie garanzie a favore dei creditori. La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile, specificando che il dolo sussiste quando la condotta è finalizzata a recare pregiudizio, a prescindere da garanzie che, nel caso di specie, non erano state provate come sufficienti.

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Pubblicato il 16 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta Documentale: Le Garanzie non Escludono il Dolo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce i contorni del reato di bancarotta fraudolenta documentale, specificando come la presenza di garanzie a favore dei creditori non sia sufficiente a escludere l’intento fraudolento dell’amministratore. Il caso in esame riguarda la sottrazione delle scritture contabili di una società poi dichiarata fallita, una condotta che, secondo i giudici, mirava a impedire la ricostruzione del patrimonio e a danneggiare il ceto creditorio.

I Fatti del Caso

L’amministratore di una società a responsabilità limitata, dichiarata fallita nel 2012, è stato condannato per bancarotta fraudolenta documentale. L’accusa era di aver sottratto le scritture contabili per procurarsi un ingiusto profitto e, così facendo, aver reso impossibile ricostruire il patrimonio aziendale e i movimenti finanziari. In particolare, l’attenzione si concentrava sulla destinazione di una somma di 269.000 euro, ottenuta tramite anticipi su portafoglio commerciale da un noto istituto di credito.

La difesa dell’imputato si è basata su un punto cruciale: l’assenza del dolo specifico. Secondo il ricorrente, non vi era alcuna intenzione di danneggiare i creditori, poiché questi ultimi (principalmente banche) erano ampiamente tutelati da garanzie personali e reali, come fideiussioni e ipoteche su beni immobili dei soci, di valore asseritamente superiore ai crediti vantati.

La Questione della Bancarotta Fraudolenta Documentale e il Dolo

L’articolo 216 della Legge Fallimentare distingue due tipi di condotte nella bancarotta documentale:

1. Sottrazione o distruzione dei libri contabili: Questa fattispecie richiede il dolo specifico, ovvero la coscienza e volontà di compiere l’azione con il fine preciso di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o di recare pregiudizio ai creditori.
2. Tenuta irregolare o incompleta della contabilità: Per questa condotta è sufficiente il dolo generico, cioè la semplice volontà di tenere la contabilità in modo tale da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio e degli affari.

Nel caso in esame, essendo contestata la sottrazione, era necessario dimostrare il dolo specifico. La difesa ha tentato di far leva proprio sull’assenza di questo elemento soggettivo, sostenendo che le ampie garanzie rendevano impossibile qualsiasi pregiudizio per i creditori.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte di Appello e ritenendo le argomentazioni difensive manifestamente infondate. I giudici hanno sottolineato diversi aspetti che, nel loro complesso, delineavano un chiaro quadro fraudolento.

In primo luogo, è stato evidenziato che l’asserita sufficienza delle garanzie non era mai stata concretamente provata. Anzi, la pluralità di iscrizioni ipotecarie e fideiussioni gravanti sugli stessi beni rendeva, di fatto, le garanzie insufficienti, come dimostrato dallo stesso stato di insolvenza che ha portato al fallimento.

In secondo luogo, il dolo specifico è stato desunto da una serie di circostanze fattuali che andavano oltre la semplice sottrazione dei documenti. Gli amministratori avevano tenuto un comportamento volto a occultare le reali condizioni della società: avevano cambiato la sede legale senza apparente giustificazione e senza consegnare le chiavi agli organi fallimentari. Questa condotta, unita alla sparizione delle scritture contabili, è stata interpretata come un tentativo deliberato di rendere opaca la gestione, al fine di convincere le banche a continuare a erogare finanziamenti e di nascondere la destinazione delle somme incassate.

La Corte ha inoltre qualificato il ricorso come generico e carente di autosufficienza, poiché faceva riferimento a prove (come una relazione notarile) senza trascriverle integralmente, impedendo così ai giudici di legittimità di valutarne la pertinenza.

Conclusioni Pratiche

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di reati fallimentari: la prova del dolo specifico nella bancarotta fraudolenta documentale può essere desunta da un insieme di elementi indiziari e dal comportamento complessivo dell’amministratore. La sola esistenza di garanzie a favore dei creditori non è un’esimente automatica. È necessario che la difesa provi in modo rigoroso che tali garanzie siano effettivamente capienti e idonee a soddisfare integralmente il ceto creditorio. In assenza di tale prova, e di fronte a condotte elusive come l’occultamento dei libri contabili e il cambio di sede, i giudici possono legittimamente ritenere che l’intento dell’amministratore fosse proprio quello di danneggiare i creditori, integrando così tutti gli elementi del reato.

Quando la sottrazione delle scritture contabili costituisce bancarotta fraudolenta e non semplice?
La sottrazione delle scritture contabili integra il reato di bancarotta fraudolenta, che è più grave, quando è commessa con lo scopo specifico di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o di recare pregiudizio ai creditori. Se questo fine specifico manca, si potrebbe configurare il reato meno grave di bancarotta semplice.

La presenza di garanzie a tutela dei creditori esclude automaticamente il reato di bancarotta fraudolenta documentale?
No. Secondo la sentenza, la semplice esistenza di garanzie (come ipoteche o fideiussioni) non è sufficiente a escludere il dolo specifico. È necessario dimostrare che tali garanzie siano concretamente sufficienti a coprire l’intero debito. Se le garanzie sono insufficienti o il loro valore è incerto, la condotta di sottrazione dei documenti può comunque essere considerata finalizzata a danneggiare i creditori.

Come viene provato il dolo specifico in questo tipo di reato?
Il dolo specifico può essere provato non solo direttamente, ma anche attraverso una serie di elementi indiretti (indizi). Nel caso esaminato, i giudici lo hanno desunto dalla complessiva ricostruzione della vicenda, includendo il comportamento dell’imputato (come il cambio improvviso della sede sociale), l’insufficienza delle garanzie prestate e la finalità complessiva di occultare la reale situazione patrimoniale per continuare a ottenere credito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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