LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Bancarotta documentale: coesistenza dei reati spiegata

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 36402/2025, chiarisce un importante principio in materia di bancarotta fraudolenta documentale. La Corte ha stabilito che le due forme del reato – la sottrazione dei libri contabili e la loro tenuta fraudolenta – possono coesistere se si riferiscono a condotte diverse. Nel caso specifico, un imprenditore è stato condannato per aver sottratto alcuni registri contabili e, contemporaneamente, per aver tenuto in modo irregolare le altre scritture, rendendo impossibile la ricostruzione del patrimonio. La sentenza affronta anche il tema della dichiarazione fraudolenta e dei requisiti per l’applicazione dell’attenuante del risarcimento del danno.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 22 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta Documentale: Sottrazione e Falsificazione Possono Coesistere?

La gestione delle scritture contabili è un pilastro fondamentale per la trasparenza e la legalità di ogni impresa. Quando questa viene a mancare, le conseguenze possono essere gravi, sfociando nel reato di bancarotta fraudolenta documentale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 36402 del 2025, ha offerto un chiarimento cruciale su un aspetto tecnico ma di grande rilevanza pratica: la possibile coesistenza delle due diverse forme di questo reato. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne la portata.

I Fatti del Caso: Una Duplice Accusa Contabile

Il caso ha origine dalla condanna di un amministratore di una società a responsabilità limitata, dichiarata fallita. All’imprenditore venivano contestati due reati principali:

1. Bancarotta fraudolenta documentale: L’accusa era duplice. Da un lato, l’amministratore avrebbe sottratto alcuni libri contabili (come il libro inventari e il registro dei beni ammortizzabili) con lo scopo di danneggiare i creditori. Dall’altro, avrebbe tenuto le restanti scritture contabili in modo talmente irregolare da rendere impossibile la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari della società.
2. Dichiarazione fiscale fraudolenta: L’imputato era inoltre accusato di aver utilizzato fatture per operazioni oggettivamente inesistenti al fine di evadere le imposte.

Dopo la conferma della condanna in appello, l’amministratore ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo, tra le altre cose, che le due forme di bancarotta documentale contestate fossero tra loro incompatibili.

L’Analisi della Corte sulla Bancarotta Fraudolenta Documentale

Il cuore della sentenza ruota attorno al primo motivo di ricorso. L’imputato sosteneva che non si può essere accusati contemporaneamente di aver sottratto i libri contabili (condotta che presuppone la loro assenza) e di averli tenuti in modo fraudolento (condotta che presuppone la loro esistenza e disponibilità).

La Corte di Cassazione ha rigettato questa tesi, offrendo una distinzione fondamentale. Le due fattispecie di bancarotta fraudolenta documentale sono effettivamente incompatibili se riferite allo stesso identico fatto storico e agli stessi documenti. Tuttavia, esse possono perfettamente coesistere quando si riferiscono a condotte materialmente diverse, sebbene contestate nell’ambito dello stesso procedimento.

Nel caso specifico, la Corte ha evidenziato che:

* La sottrazione (bancarotta ‘specifica’, che richiede il dolo specifico di recare danno ai creditori) riguardava alcuni specifici libri contabili, resi materialmente indisponibili.
* La tenuta fraudolenta (bancarotta ‘generica’, che richiede solo il dolo generico) si riferiva alle altre scritture contabili che, pur essendo state consegnate, erano state redatte in modo tale da impedire una chiara comprensione delle operazioni aziendali.

Poiché le condotte si riferivano a ‘oggetti differenti’, la loro coesistenza era pienamente legittima.

Le Altre Censure e la Risposta della Cassazione

La Corte ha respinto anche gli altri motivi di ricorso:

* Sulla frode fiscale: L’imputato sosteneva che la condanna fosse basata su mere presunzioni. La Corte ha replicato che i giudici di merito avevano adeguatamente motivato la decisione sulla base di elementi concreti, come l’assenza di una reale struttura operativa e di dipendenti, a fronte di un notevole volume d’affari. Il pagamento delle fatture, secondo la Corte, non provava la realtà delle operazioni, ma era anzi una mossa necessaria per creare un’apparenza di legittimità.
* Sull’attenuante del risarcimento: L’imputato si doleva del mancato riconoscimento dell’attenuante per aver risarcito il danno. La Corte ha giudicato il motivo infondato in quanto l’imputato aveva versato solo 15.000 euro a fronte di un debito erariale di oltre 700.000 euro. La legge richiede un risarcimento ‘integrale ed effettivo’, e una somma così esigua non può essere considerata tale.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Cassazione si fonda sulla necessità di tutelare l’interesse a una chiara e veritiera rappresentazione contabile della società. Le due forme di bancarotta documentale, pur tutelando lo stesso bene giuridico, sanzionano aggressioni diverse. La prima punisce la sparizione dei documenti, un atto radicale che impedisce a priori qualsiasi verifica. La seconda punisce la confusione creata ad arte, un’azione più subdola ma ugualmente dannosa. Se un amministratore pone in essere entrambe le condotte su documenti diversi, è giusto che risponda di un unico reato che le comprende entrambe, poiché l’offesa al bene giuridico è unitaria ma si manifesta in modi plurimi e complementari. La Corte ha sottolineato che queste condotte, anche se alternative nella descrizione della norma, rappresentano ‘diverse modalità di aggressione dello stesso bene giuridico’.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio di rigore nella lotta ai crimini fallimentari. Stabilisce chiaramente che un comportamento illecito frammentato su diversi documenti contabili non può giovare all’imputato per invocare una presunta incompatibilità delle accuse. Gli amministratori sono chiamati a una gestione trasparente e completa della contabilità: sia la sottrazione di documenti che la loro tenuta ingannevole costituiscono gravi violazioni che possono essere perseguite congiuntamente, delineando un quadro di responsabilità penale completo e aderente alla realtà dei fatti.

Le due forme di bancarotta fraudolenta documentale (sottrazione e tenuta irregolare) possono essere contestate insieme?
Sì, secondo la Corte di Cassazione possono coesistere, a condizione che si riferiscano a condotte o a documenti diversi. Ad esempio, un amministratore può essere accusato di aver sottratto alcuni libri contabili e, allo stesso tempo, di aver tenuto in modo fraudolento altre scritture che sono state invece rinvenute.

Il semplice pagamento di fatture è sufficiente a dimostrare che le operazioni corrispondenti sono reali?
No. La Corte ha stabilito che il pagamento di fatture, in un contesto di provata inesistenza delle operazioni sottostanti, non è una prova di legittimità, ma anzi può essere considerato un elemento necessario per dare un’apparenza di regolarità a un’operazione fraudolenta.

Per ottenere l’attenuante del risarcimento del danno, è sufficiente un pagamento parziale?
No. La sentenza chiarisce che per il riconoscimento dell’attenuante di cui all’art. 62 n. 6 c.p., il risarcimento del danno deve essere integrale ed effettivo. Un pagamento parziale e irrisorio rispetto all’entità del danno complessivo, come nel caso di specie, non è sufficiente per ottenere una riduzione della pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati