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Avviso assistenza difensore: valido se delegato al medico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. L’imputato contestava la validità dell’avviso assistenza difensore, in quanto comunicato dal medico e non dalla polizia. La Corte ha stabilito che tale delega è legittima e che la menzione dell’avviso nel verbale medico è prova sufficiente del suo adempimento, confermando la condanna.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Avviso Assistenza Difensore e Alcoltest: la Delega al Medico è Valida

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato una questione procedurale cruciale in materia di guida in stato di ebbrezza: la validità dell’avviso assistenza difensore quando viene comunicato dal personale medico anziché direttamente dagli agenti di polizia. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale importante, chiarendo i limiti e le modalità di una garanzia difensiva fondamentale prima dell’esecuzione di un prelievo ematico.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un automobilista per il reato di guida in stato di ebbrezza, ai sensi dell’art. 186 del Codice della Strada. La condanna, emessa in primo grado e confermata in appello, veniva impugnata dall’imputato con ricorso per Cassazione. Il motivo principale del ricorso era incentrato su una presunta violazione delle norme procedurali: secondo la difesa, l’avviso della facoltà di farsi assistere da un difensore, obbligatorio prima di procedere al prelievo ematico per l’alcoltest, sarebbe stato comunicato in modo irrituale.

La Questione Giuridica sull’Avviso Assistenza Difensore

Il nucleo della controversia riguardava la possibilità per la polizia giudiziaria di delegare a un ausiliario tecnico, in questo caso il medico incaricato del prelievo, il compito di informare l’indagato del suo diritto a ricevere assistenza legale. La difesa sosteneva che tale delega viziasse la procedura, rendendo inutilizzabili i risultati dell’accertamento. L’imputato lamentava, inoltre, un’insufficienza di motivazione da parte della Corte d’Appello nel respingere questa specifica censura.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo una mera riproposizione di censure già correttamente esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio. Gli Ermellini hanno chiarito, in modo inequivocabile, che l’avviso assistenza difensore può essere legittimamente delegato. Il fondamento normativo di questa conclusione risiede nel combinato disposto degli articoli 114 delle disposizioni di attuazione e 356 del codice di procedura penale. Tali norme consentono alla polizia giudiziaria di avvalersi di ausiliari per il compimento di atti che richiedono specifiche competenze tecniche. In questo contesto, il medico che esegue il prelievo agisce come ausiliario di polizia giudiziaria e può, pertanto, compiere gli atti funzionali all’accertamento, inclusa la comunicazione delle garanzie difensive. La Corte ha inoltre sottolineato che, nel caso di specie, il verbale sottoscritto dal medico attestava chiaramente che l’imputato era stato informato della sua facoltà e aveva rifiutato l’assistenza. Richiamando un proprio precedente (sentenza n. 3913/2020), la Cassazione ha ribadito che la menzione di tale adempimento in un atto di polizia giudiziaria è sufficiente a provarne l’avvenuta esecuzione, grazie al valore fidefaciente di tali atti.

Le Conclusioni

La decisione rafforza il principio secondo cui le formalità procedurali, sebbene essenziali per la tutela dei diritti di difesa, devono essere interpretate con logica e coerenza sistematica. La delega per la comunicazione dell’avviso al personale sanitario è considerata una modalità efficiente e legittima per garantire l’espletamento degli accertamenti urgenti. Per gli automobilisti, ciò significa che il rifiuto di sottoporsi al test o la contestazione della procedura sulla base di questo specifico motivo hanno scarse possibilità di successo se l’avviso è stato comunque dato e verbalizzato, anche se da parte del medico. La pronuncia conferma, infine, che i verbali redatti da ausiliari di polizia giudiziaria godono di una presunzione di veridicità che può essere superata solo con strumenti processuali specifici, rendendo molto difficile contestarne il contenuto.

È valido l’avviso di farsi assistere da un difensore se viene dato dal medico e non direttamente dalla polizia prima di un prelievo di sangue per alcoltest?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che la polizia giudiziaria può legittimamente delegare al personale sanitario, in qualità di ausiliario tecnico, il compito di fornire tale avviso all’interessato.

Come si può dimostrare che l’avviso alla persona indagata è stato regolarmente fornito?
È sufficiente che la circostanza sia menzionata negli atti redatti dalla polizia giudiziaria o dai suoi ausiliari, come il verbale del prelievo ematico. Tali atti hanno valore fidefaciente, cioè fanno piena prova di quanto attestato dal pubblico ufficiale (o suo ausiliario) fino a querela di falso.

Un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile se si limita a ripetere le stesse obiezioni già respinte in appello?
Sì. Se il ricorso non presenta una critica specifica e argomentata contro le motivazioni della sentenza impugnata, ma si limita a riproporre le medesime censure già vagliate e disattese, viene considerato inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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