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Autoriciclaggio: sì al concorso con bancarotta

La Corte di Cassazione ha confermato un sequestro preventivo per quasi un milione di euro, chiarendo importanti principi in materia di autoriciclaggio. Un imprenditore, accusato di aver svuotato una società indebitata a favore di una nuova, si è visto contestare i reati di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio. La Corte ha stabilito che i reati di bancarotta e sottrazione fraudolenta possono coesistere (concorso formale), in quanto tutelano beni giuridici diversi. Inoltre, ha ribadito che il delitto di autoriciclaggio può essere configurato anche per condotte distrattive poste in essere prima della formale dichiarazione di fallimento.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Autoriciclaggio: Sì al Concorso con Bancarotta Fraudolenta

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato il complesso rapporto tra il reato di autoriciclaggio, la bancarotta fraudolenta e la sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. La decisione conferma un orientamento giurisprudenziale rigoroso, stabilendo che questi reati possono coesistere e delineando i contorni della loro applicabilità anche in fasi antecedenti alla formale dichiarazione di fallimento. La pronuncia offre spunti fondamentali per comprendere come la legge punisce le manovre elusive volte a sottrarre patrimoni sia ai creditori privati sia all’Erario.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’ordinanza del Tribunale che confermava un sequestro preventivo di quasi un milione di euro nei confronti di un imprenditore, sua sorella e una società a loro riconducibile. L’ipotesi accusatoria delineava un’operazione complessa: l’imprenditore, amministratore di una prima società gravata da ingenti debiti tributari, avrebbe costituito una seconda società ‘sana’. Quest’ultima sarebbe diventata fornitore unico della prima, consentendo di dirottare, attraverso operazioni ritenute fittizie, gli incassi dalla società indebitata a quella nuova.

Questo schema, secondo l’accusa, integrava una pluralità di reati:
1. Sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte (art. 11, D.Lgs. 74/2000), per aver reso inefficace la riscossione dei debiti tributari.
2. Bancarotta fraudolenta patrimoniale (art. 216 L. Fall.), per aver distratto il patrimonio della prima società in danno dei creditori.
3. Autoriciclaggio (art. 648-ter.1 c.p.), per aver reimpiegato i proventi di tali delitti nella nuova attività economica.

L’imprenditore ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la duplicazione delle imputazioni e l’insussistenza stessa dei reati, in particolare quello di autoriciclaggio.

L’Analisi della Corte di Cassazione e il tema dell’Autoriciclaggio

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo chiarimenti cruciali su ogni punto sollevato dalla difesa. I giudici hanno respinto la tesi secondo cui i reati contestati si escludessero a vicenda, abbracciando invece la teoria del concorso di reati.

Concorso tra Bancarotta Fraudolenta e Sottrazione Fraudolenta

Uno dei nodi centrali era stabilire se la distrazione di beni in danno dei creditori (bancarotta) assorbisse la condotta finalizzata a frodare il fisco (sottrazione fraudolenta), o viceversa. La Cassazione, aderendo all’orientamento più recente, ha stabilito che si tratta di un concorso formale di reati. Le due norme, infatti, proteggono interessi giuridici differenti:
* La norma sulla bancarotta tutela la massa dei creditori nel suo complesso.
* La norma sulla sottrazione fraudolenta tutela l’interesse specifico dello Stato alla riscossione delle imposte.

Inoltre, le due fattispecie hanno una diversa struttura: la bancarotta è un reato di danno, mentre la sottrazione fraudolenta è un reato di pericolo. Anche l’elemento soggettivo è diverso: dolo generico per la prima, dolo specifico per la seconda. Pertanto, una stessa condotta distrattiva può ledere entrambi gli interessi e integrare entrambi i reati.

La Configurabilità del Reato di Autoriciclaggio

La difesa sosteneva l’insussistenza dell’autoriciclaggio per due motivi principali: l’annullamento di un avviso di accertamento fiscale e il fatto che le condotte sarebbero antecedenti alla consumazione del reato di bancarotta (che si perfeziona con la sentenza di fallimento).

La Corte ha respinto entrambe le argomentazioni:
1. Irrilevanza dell’annullamento dell’atto fiscale: Il reato di sottrazione fraudolenta è un reato di pericolo concreto. La sua configurabilità non dipende dalla fondatezza definitiva della pretesa erariale, ma dalla semplice idoneità della condotta a rendere inefficace una futura riscossione. L’esistenza di altri avvisi di accertamento e la prosecuzione della condotta distrattiva erano sufficienti a integrare il fumus del reato.
2. Autoriciclaggio pre-fallimentare: La Cassazione ha confermato che il reato di bancarotta per distrazione concorre con quello di autoriciclaggio quando alla condotta distrattiva segue un’autonoma attività di reimpiego dei beni. È pacifico che le singole condotte distrattive, poste in essere prima della dichiarazione di fallimento, integrano il delitto di appropriazione indebita, che viene poi assorbito nel più grave reato di bancarotta. Di conseguenza, i proventi di tali atti, se reimpiegati, possono legittimamente costituire l’oggetto materiale del delitto di autoriciclaggio.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su una rigorosa interpretazione della legge e della giurisprudenza consolidata. I giudici hanno sottolineato che il ricorso per cassazione avverso misure cautelari reali è consentito solo per violazione di legge e non per riesaminare il merito dei fatti. La difesa, secondo la Corte, tentava di proporre una ricostruzione alternativa della vicenda, inammissibile in sede di legittimità.

La decisione riafferma il principio per cui la valutazione del fumus commissi delicti in sede cautelare non richiede la prova piena della colpevolezza, ma una ragionevole probabilità di sussistenza del reato. In questo contesto, l’impianto accusatorio è stato ritenuto solido e coerente, giustificando il mantenimento del sequestro.

Conclusioni

La sentenza in esame consolida principi di notevole importanza pratica nel campo dei reati economici. In primo luogo, sancisce la piena compatibilità tra il delitto di bancarotta fraudolenta e quello di sottrazione fraudolenta, ampliando le maglie della responsabilità penale per gli amministratori che distraggono il patrimonio sociale. In secondo luogo, rafforza la portata applicativa del reato di autoriciclaggio, chiarendo che esso è configurabile anche quando il reimpiego dei beni illeciti avviene prima della formale dichiarazione di fallimento, purché segua ad atti distrattivi già di per sé penalmente rilevanti. Si tratta di una pronuncia che invia un chiaro messaggio: le condotte elusive volte a ‘ripulire’ e reimmettere nel circuito economico i proventi dei reati fallimentari e tributari saranno perseguite con fermezza.

Una persona può essere accusata contemporaneamente di bancarotta fraudolenta e di sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte per le stesse azioni?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che si tratta di un’ipotesi di concorso formale di reati, poiché le due norme tutelano beni giuridici diversi (la massa dei creditori per la bancarotta, l’Erario per la sottrazione fraudolenta) e hanno una differente struttura giuridica.

È possibile commettere il reato di autoriciclaggio prima che la società venga ufficialmente dichiarata fallita?
Sì. La Corte ha chiarito che il delitto di autoriciclaggio è configurabile quando, a seguito di condotte distrattive poste in essere prima della dichiarazione di fallimento, si realizza un’autonoma attività di reimpiego dei beni in attività economiche o finanziarie. Tali condotte distrattive, infatti, costituiscono già di per sé un reato (es. appropriazione indebita) che funge da presupposto per l’autoriciclaggio.

L’annullamento di un avviso di accertamento fiscale fa venire meno il reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte?
No, non necessariamente. Il reato di sottrazione fraudolenta è un reato di pericolo concreto, la cui esistenza non dipende dalla fondatezza finale della pretesa del fisco. È sufficiente che la condotta sia idonea a pregiudicare l’attività di riscossione coattiva. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto il reato configurabile anche a fronte dell’annullamento di un avviso, data la presenza di altre pendenze tributarie e la prosecuzione della condotta fraudolenta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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