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Autoriciclaggio: sequestro ok se la truffa è prescritta

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21106/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un’ordinanza che manteneva un sequestro preventivo per il reato di autoriciclaggio, nonostante il reato presupposto di truffa fosse caduto in prescrizione. La Corte ha ribadito che l’autoriciclaggio è un reato autonomo e il suo profitto, oggetto di sequestro, non coincide con quello del reato originario, ma con il valore delle operazioni di reimpiego dei fondi illeciti in attività economiche.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Autoriciclaggio: Sequestro Legittimo Anche se il Reato Presupposto è Prescritto

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale in materia di reati economici: la sorte del sequestro preventivo per autoriciclaggio quando il reato da cui provengono i fondi illeciti (il cosiddetto reato presupposto) si è estinto per prescrizione. La Suprema Corte, con la pronuncia n. 21106 del 2024, ha stabilito un principio di fondamentale importanza: il sequestro finalizzato alla confisca del profitto dell’autoriciclaggio rimane valido, data l’autonomia di questo delitto rispetto a quello originario.

I Fatti del Caso: Dalla Truffa al Sequestro

Il caso nasce da un’indagine per truffa aggravata e plurimi episodi di autoriciclaggio. Inizialmente, il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto un sequestro preventivo per equivalente su beni degli indagati per un valore considerevole, a copertura sia del profitto della truffa che di quello derivante dalle successive operazioni di reimpiego.

Successivamente, il reato di truffa veniva dichiarato prescritto. Di conseguenza, i difensori degli indagati presentavano istanza di revoca totale del sequestro, sostenendo che, venuto meno il reato presupposto, dovesse cadere anche la misura cautelare legata all’autoriciclaggio. Il Tribunale, tuttavia, rigettava la richiesta, e la questione giungeva così all’esame della Corte di Cassazione.

La Questione Giuridica: Autonomia dell’Autoriciclaggio e Misure Cautelari

Il cuore della controversia legale era stabilire se la prescrizione del reato presupposto comportasse l’automatica caducazione del sequestro relativo al reato di autoriciclaggio. Secondo la difesa, il vincolo sul patrimonio non poteva più sussistere, essendo venuta meno la sua fonte originaria. La Procura, invece, sosteneva l’autonomia del reato di autoriciclaggio, il cui profitto è distinto e indipendente da quello del delitto iniziale.

La Corte di Cassazione era chiamata a definire i contorni del ‘profitto’ confiscabile nel delitto di autoriciclaggio e a chiarire se la misura cautelare potesse sopravvivere alla prescrizione del reato-fonte.

Le Motivazioni della Cassazione: Perché il Sequestro per Autoriciclaggio Resiste

La Corte Suprema ha dichiarato i ricorsi inammissibili, confermando in pieno la validità del sequestro. La motivazione si fonda su un concetto chiave: la netta distinzione tra il profitto del reato presupposto e quello del reato di autoriciclaggio.

I giudici hanno spiegato che:

1. Il profitto del reato presupposto è il vantaggio economico diretto ottenuto dalla commissione dell’illecito originario (nel nostro caso, le somme ottenute con la truffa).
2. Il profitto del reato di autoriciclaggio, invece, non coincide con quel denaro, ma consiste nel vantaggio economico conseguito attraverso il reimpiego di quei fondi in attività economiche, finanziarie o speculative. Questo nuovo vantaggio è rappresentato dal valore stesso dell’operazione di reinvestimento che ‘pulisce’ il denaro sporco.

La Corte ha specificato che «il provento del reato di autoriciclaggio è correttamente identificato con il valore dell’operazione di volta in volta effettuata impiegando il denaro provento del delitto [presupposto]». Pertanto, il fatto che la truffa fosse prescritta non eliminava la sussistenza del diverso e autonomo reato di autoriciclaggio, né il relativo profitto da sottoporre a sequestro. Le operazioni contestate, come il pagamento di fatture fittizie o l’acquisto di immobili, avevano determinato una modifica nell’intestazione soggettiva dei beni, ostacolando l’identificazione della loro provenienza delittuosa e integrando così pienamente il reato di cui all’art. 648-ter.1 c.p.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia rafforza significativamente gli strumenti di contrasto ai reati economici e al riciclaggio di capitali illeciti. Viene affermato con chiarezza che l’autoriciclaggio è un’entità giuridica a sé stante, la cui repressione può procedere anche quando non è più possibile perseguire il reato che ha generato i fondi.

In pratica, chi commette un reato e poi reinveste i proventi non può sperare di ‘salvare’ il capitale illecitamente accumulato semplicemente attendendo la prescrizione del primo delitto. Lo Stato mantiene il potere di aggredire i patrimoni inquinati attraverso il sequestro e la confisca legati al reato di autoriciclaggio, colpendo così il risultato finale dell’operazione di ‘pulizia’ del denaro.

Se il reato da cui provengono i soldi (reato presupposto) cade in prescrizione, il sequestro per autoriciclaggio viene annullato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il reato di autoriciclaggio è autonomo. Pertanto, il sequestro disposto per questo reato può essere mantenuto anche se il reato presupposto (es. truffa) è prescritto.

In caso di autoriciclaggio, cosa si intende per ‘profitto’ del reato che può essere sequestrato?
Il ‘profitto’ del reato di autoriciclaggio non coincide con il denaro proveniente dal reato presupposto, ma con il vantaggio economico ricavato dal reimpiego di quel denaro in attività economiche, finanziarie o speculative. Il suo valore è correttamente identificato con il valore dell’operazione di reinvestimento effettuata.

Il semplice reimpiego di denaro illecito in attività economiche è sufficiente per configurare l’autoriciclaggio?
Sì. La sentenza conferma che le operazioni di reimpiego del denaro, provento di delitto, in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative, che determinano una ‘modifica dell’intestazione soggettiva dei beni’ e sono idonee ad ostacolare l’identificazione della loro provenienza delittuosa, sono sufficienti per integrare il reato di autoriciclaggio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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