LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Autoriciclaggio: quando non si cumula con la bancarotta

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20152/2024, ha stabilito che non si configura il reato di autoriciclaggio quando la condotta si esaurisce nel mero trasferimento di fondi da una società fallita ad altre imprese collegate. Per l’autoriciclaggio è necessario un ‘quid pluris’, ovvero un’attività successiva e ulteriore specificamente volta a ostacolare l’identificazione della provenienza illecita del denaro, distinta dalla semplice azione distrattiva della bancarotta fraudolenta.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Autoriciclaggio e Bancarotta: la Cassazione traccia il confine

La distinzione tra il reato di bancarotta fraudolenta e quello di autoriciclaggio è un tema complesso che spesso impegna le aule di giustizia. Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione è tornata a fare chiarezza, stabilendo che il semplice trasferimento di fondi dalla società destinata al fallimento ad altre imprese operative non è sufficiente per configurare entrambi i reati. Serve un ‘qualcosa in più’, un’azione specificamente finalizzata a nascondere l’origine illecita del denaro.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato riguardava un imprenditore, legale rappresentante di una S.p.A. poi dichiarata fallita, accusato di plurime condotte di bancarotta fraudolenta. Secondo l’accusa, l’imprenditore aveva distratto ingenti somme di denaro dalla società fallita, trasferendole a diverse altre società a lui collegate. Per questi fatti, era stata disposta una misura cautelare per i reati di bancarotta e, in aggiunta, per tre distinti episodi di autoriciclaggio. Tuttavia, il Tribunale del riesame aveva annullato la misura relativamente all’autoriciclaggio, ritenendo che la condotta contestata fosse un tutt’uno con l’operazione distrattiva tipica della bancarotta. Il Pubblico Ministero ha quindi proposto ricorso in Cassazione contro tale decisione.

L’analisi della Corte sul delitto di autoriciclaggio

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Pubblico Ministero, confermando la decisione del Tribunale del riesame. Il punto centrale dell’analisi dei giudici è la struttura stessa del delitto di autoriciclaggio previsto dall’art. 648-ter.1 del codice penale.

Perché si possa parlare di autoriciclaggio, è necessario che la condotta di ‘ripulitura’ del denaro sia logicamente e temporalmente successiva alla commissione del reato presupposto (in questo caso, la bancarotta). I due momenti devono essere distinti: prima si commette il delitto che genera il profitto illecito, poi si compie un’azione ulteriore per impiegare, sostituire o trasferire quel profitto in attività economiche, finanziarie o imprenditoriali.

Il Principio del ‘Quid Pluris’ nell’autoriciclaggio

La giurisprudenza, come ribadito in questa sentenza, ha sviluppato il concetto di ‘quid pluris’ per distinguere le due fattispecie. Non è sufficiente che il denaro distratto venga immesso nel circuito economico di un’altra società. È necessaria un’attività ulteriore che dimostri un’attitudine dissimulatoria, ovvero la chiara intenzione di ostacolare concretamente l’identificazione della provenienza delittuosa dei beni. Il mero trasferimento a società operative, che fisiologicamente utilizzano le risorse immesse nella loro attività quotidiana, non integra di per sé questo ‘quid pluris’. L’operazione distrattiva e l’immissione dei fondi nelle casse di un’altra società sono, in questo scenario, due facce della stessa medaglia: la bancarotta.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato il rigetto del ricorso evidenziando come la ricostruzione accusatoria non avesse individuato una reale separazione tra la condotta distrattiva e quella di presunto riciclaggio. Le operazioni contestate si risolvevano nel trasferimento di denaro dalla società fallita alle beneficiarie, coincidendo con la stessa operazione depauperativa che costituisce il cuore del reato di bancarotta. Mancava, secondo i giudici, quell’azione successiva, quel tratto ulteriore che connotasse la condotta dell’indagato come finalizzata a ‘ripulire’ le somme, rendendone difficile il tracciamento. L’accusa si era limitata a insistere su una generica ‘mutazione’ dei fondi, senza però specificare in cosa consistesse l’effettiva manovra dissimulatoria, distinta dal semplice trasferimento.

Le Conclusioni

Questa sentenza è di fondamentale importanza pratica perché rafforza un principio di garanzia: non si può essere accusati due volte per la stessa condotta. La Cassazione chiarisce che per contestare sia la bancarotta che l’autoriciclaggio, l’accusa deve provare l’esistenza di un comportamento aggiuntivo, successivo alla distrazione, la cui finalità specifica sia quella di mascherare l’origine illecita del denaro. Questo orientamento evita indebite sovrapposizioni normative e fornisce ai giudici un criterio più rigoroso per valutare casi simili, assicurando che l’incriminazione per autoriciclaggio sia riservata a quelle condotte che effettivamente integrano un pericolo ulteriore di inquinamento dell’economia legale.

Quando il trasferimento di fondi da una società fallita a un’altra integra anche il reato di autoriciclaggio?
Secondo la sentenza, il reato di autoriciclaggio si integra solo quando, dopo l’atto di distrazione tipico della bancarotta, viene posta in essere un’attività successiva e ulteriore che abbia la specifica finalità di ostacolare l’identificazione della provenienza illecita del denaro. Il semplice trasferimento e impiego dei fondi nell’attività ordinaria di un’altra società non è sufficiente.

Cosa significa il principio del ‘quid pluris’ applicato all’autoriciclaggio?
Il ‘quid pluris’ è un’espressione latina che indica ‘qualcosa in più’. In questo contesto, significa che per configurare l’autoriciclaggio non basta la condotta di bancarotta, ma serve un elemento aggiuntivo: un’azione concreta, distinta dalla distrazione, che denoti l’attitudine a dissimulare e nascondere l’origine criminale dei beni.

Perché la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Pubblico Ministero in questo caso?
La Corte ha rigettato il ricorso perché ha ritenuto che la condotta contestata all’imprenditore si esaurisse nell’atto di distrazione dei fondi, tipico della bancarotta. L’accusa non è riuscita a dimostrare l’esistenza di una separata e successiva condotta specificamente volta a ‘ripulire’ il denaro, mancando quindi il ‘quid pluris’ necessario per configurare anche il reato di autoriciclaggio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati