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Autoriciclaggio: quando non è reato? Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la condanna per riciclaggio a carico di due imprenditori, aprendo alla possibilità che si trattasse di autoriciclaggio. Essendo i fatti antecedenti all’introduzione del reato di autoriciclaggio (2014), la condotta non sarebbe punibile. La Corte ha sottolineato che, se il reato presupposto (es. evasione fiscale) è commesso dagli stessi soggetti che poi ‘puliscono’ il denaro, si configura autoriciclaggio. È stata invece confermata la condanna per i complici, estranei al reato presupposto, la cui condotta integra il reato di riciclaggio.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Autoriciclaggio: la Cassazione chiarisce la non punibilità per fatti anteriori al 2014

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riacceso i riflettori su un tema cruciale del diritto penale economico: la distinzione tra riciclaggio e autoriciclaggio, con particolare riferimento al principio di irretroattività della legge penale. Con la sentenza n. 29956/2024, la Suprema Corte ha annullato una condanna per riciclaggio, stabilendo che i giudici di merito dovranno verificare se la condotta degli imputati non fosse in realtà qualificabile come autoriciclaggio, un reato introdotto solo nel 2014 e quindi non applicabile a fatti precedenti.

I Fatti del Caso

Al centro della vicenda vi erano due coniugi, imprenditori nel settore dei rottami ferrosi, accusati di aver movimentato ingenti somme di denaro di provenienza illecita. Attraverso una serie di complesse operazioni finanziarie, tra cui l’utilizzo di conti correnti intestati a parenti e persino a una persona inesistente, la coppia avrebbe ‘ripulito’ i proventi di attività delittuose.
I giudici di primo e secondo grado avevano condannato i due imprenditori per riciclaggio. Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo un punto fondamentale: la mancata individuazione del reato presupposto. La difesa ha avanzato l’ipotesi che le somme provenissero da reati fiscali commessi dagli stessi imputati. Se così fosse, si tratterebbe di autoriciclaggio, una condotta che all’epoca dei fatti (2007-2009) non costituiva reato.

La Decisione della Cassazione e il Principio dell’Autoriciclaggio

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dei due coniugi, annullando la sentenza di condanna e rinviando il caso alla Corte d’Appello per un nuovo esame. Il cuore della decisione risiede proprio nella distinzione tra riciclaggio (art. 648-bis c.p.) e autoriciclaggio (art. 648-ter.1 c.p.).

Riciclaggio: È punito chi sostituisce o trasferisce denaro di provenienza illecita, ma a condizione di non aver concorso* nel reato da cui quel denaro proviene (il c.d. reato presupposto).
* Autoriciclaggio: È punito chi, avendo commesso il reato presupposto, reimpiega i proventi illeciti in attività economiche o finanziarie.

La legge che ha introdotto l’autoriciclaggio è del 2014. Poiché nel diritto penale vige il principio di irretroattività, nessuno può essere punito per un fatto che, al momento in cui è stato commesso, non era previsto dalla legge come reato.

La posizione dei complici

Diversa è stata la sorte processuale di altri due imputati, parenti della coppia, che avevano messo a disposizione i propri conti correnti per le operazioni illecite. La Cassazione ha dichiarato i loro ricorsi inammissibili, confermando la condanna per riciclaggio. La Corte ha ritenuto provato il loro consapevole concorso, evidenziando come avessero personalmente effettuato operazioni fraudolente e prelevato ingenti somme in contanti. Essendo pacificamente estranei al reato presupposto (l’eventuale evasione fiscale), la loro condotta integra pienamente il delitto di riciclaggio e non quello di autoriciclaggio.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione sottolineando come i giudici di merito non avessero adeguatamente valutato la plausibile ipotesi difensiva. Se fosse confermato che il denaro proveniva da reati fiscali commessi dagli stessi coniugi, la loro condotta di occultamento dei proventi, avvenuta tra il 2007 e il 2009, non sarebbe punibile. All’epoca, infatti, esisteva uno spazio di impunità che la legge del 2014 ha inteso colmare. L’annullamento con rinvio impone quindi alla Corte d’Appello di procedere a una più puntuale valutazione di questa ipotesi, che, se verificata, porterebbe all’assoluzione degli imprenditori dalle accuse residue.
Per i complici, invece, la motivazione della condanna è solida: chi aiuta l’autore di un reato a nascondere i proventi illeciti, senza aver partecipato al reato originario, commette il classico delitto di riciclaggio. La loro posizione è indifferente rispetto alla qualificazione della condotta degli autori principali come autoriciclaggio, poiché il loro ruolo è quello di terzi che ‘puliscono’ denaro sporco.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale dello stato di diritto: la legge penale non può essere applicata retroattivamente. Inoltre, evidenzia l’importanza cruciale, nei processi per riciclaggio, di delineare con precisione la natura del reato presupposto e, soprattutto, l’identità dei suoi autori. La distinzione tra chi commette il reato e poi ne occulta i proventi (autoriciclatore) e chi aiuta a nascondere i proventi di un reato altrui (riciclatore) è netta e ha conseguenze determinanti sull’esito del processo, specialmente per i fatti commessi prima dell’entrata in vigore della legge sull’autoriciclaggio.

Chi commette autoriciclaggio può essere punito per fatti antecedenti al 2014?
No. La sentenza chiarisce che il reato di autoriciclaggio è stato introdotto nell’ordinamento penale solo con la legge 15 dicembre 2014, n. 186. In base al principio di irretroattività della legge penale, le condotte di autoriciclaggio commesse prima di tale data non sono punibili.

Per condannare per riciclaggio è necessario provare il reato presupposto in ogni dettaglio?
No, non è necessaria una ricostruzione in tutti gli estremi storico-fattuali. La sentenza conferma il principio secondo cui, per configurare il reato di riciclaggio, è sufficiente che il reato presupposto sia individuato quantomeno nella sua tipologia e che la sua esistenza possa essere dimostrata anche attraverso prove logiche e indiziarie.

Chi aiuta a nascondere denaro proveniente da un reato commesso da altri risponde di riciclaggio o autoriciclaggio?
Risponde di riciclaggio. La sentenza stabilisce che il soggetto che, non avendo concorso nel delitto presupposto, aiuta l’autore del reato a occultare o trasferire i proventi illeciti, commette il delitto di riciclaggio (art. 648-bis c.p.), non quello di autoriciclaggio, che è configurabile solo nei confronti di chi ha commesso o concorso nel reato presupposto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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