LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Autoriciclaggio: quando il reato si configura?

La Cassazione chiarisce i confini del reato di autoriciclaggio. Una donna, dopo aver sottratto fondi dalla sua azienda, li ha trasferiti su una carta intestata alla madre e poi a una sua società. La Corte ha confermato la condanna, specificando che l’intestazione a un terzo è sufficiente a ostacolare la tracciabilità e che l’investimento in un’attività economica esclude la non punibilità per uso personale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Autoriciclaggio: la Cassazione delinea i confini del reato

Con la sentenza n. 44816 del 2024, la Corte di Cassazione ha fornito importanti chiarimenti sui confini del delitto di autoriciclaggio. Il caso analizzato riguarda una donna condannata per aver reimpiegato in una propria società i proventi di un’appropriazione indebita commessa ai danni del suo datore di lavoro. La decisione della Suprema Corte è fondamentale per comprendere quando una condotta di trasferimento di denaro illecito integra questo specifico reato, anche quando i fondi vengono successivamente destinati a scopi personali.

I fatti del processo

La vicenda giudiziaria ha origine da una condanna per il reato di appropriazione indebita. L’imputata, dopo aver sottratto illecitamente una somma di 75.000 euro dalla società per cui lavorava, ha messo in atto una serie di operazioni per reimpiegare tale denaro. Nello specifico, i fondi sono stati prima accreditati su una carta prepagata intestata formalmente a sua madre, ma di cui lei aveva l’esclusiva disponibilità. Successivamente, da questa carta, sono partiti cinque bonifici verso una società a responsabilità limitata riconducibile alla stessa imputata.

La difesa ha sostenuto che tale condotta non costituisse autoriciclaggio, in quanto le operazioni non erano sufficientemente complesse da ostacolare concretamente l’identificazione della provenienza delittuosa del denaro. Inoltre, si è appellata alla clausola di non punibilità prevista per chi destina i beni a un utilizzo o godimento personale.

L’analisi della Cassazione sul reato di autoriciclaggio

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna dei giudici di merito. I magistrati hanno ribadito alcuni principi chiave per la configurazione del reato di autoriciclaggio.

In primo luogo, la Corte ha sottolineato che la condotta dissimulatoria non richiede necessariamente meccanismi finanziari particolarmente sofisticati. Anche il semplice mutamento dell’intestazione soggettiva del bene, come il trasferimento di denaro su un conto o una carta intestata a un terzo (in questo caso, la madre), è di per sé un’azione idonea a ostacolare la tracciabilità dei fondi. Questa operazione, infatti, recide il legame diretto tra l’autore del reato presupposto e il profitto illecito, rendendo più complessa la sua individuazione.

Autoriciclaggio e la clausola di non punibilità per uso personale

Un punto cruciale della sentenza riguarda l’interpretazione della clausola di non punibilità prevista dall’articolo 648-ter.1, comma quinto, del codice penale. Questa norma esclude la punibilità per le condotte in cui il denaro, i beni o le altre utilità vengono destinate “alla mera utilizzazione o al godimento personale”.

La Cassazione ha chiarito che tale esclusione non si applica quando i fondi vengono investiti o trasferiti in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative. Nel caso di specie, il trasferimento del denaro a una società a responsabilità limitata (S.r.l.), che per sua natura è un’entità commerciale, integra pienamente un’attività economica. Pertanto, la condotta rientra a pieno titolo nella fattispecie di autoriciclaggio.

le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla ratio della norma sull’autoriciclaggio, che è quella di “congelare” il profitto illecito nelle mani di chi ha commesso il reato presupposto, impedendone la reintroduzione nel circuito economico legale. L’investimento in una società, anche se di proprietà dello stesso autore del reato, rappresenta proprio quel tipo di utilizzazione “maggiormente offensiva” che la legge intende punire.

La Suprema Corte ha specificato che l’eventuale successivo utilizzo di quei fondi, da parte dell’imputata, per finalità personali (attingendo dalle casse della società) è un fatto irrilevante ai fini della configurazione del reato di autoriciclaggio, che si è già perfezionato con il trasferimento alla società. Anzi, tale ulteriore condotta potrebbe configurare un diverso reato, come quello di appropriazione indebita ai danni della società stessa.

le conclusioni

In conclusione, la sentenza ribadisce che per integrare il delitto di autoriciclaggio è sufficiente una condotta idonea a ostacolare l’identificazione della provenienza illecita dei beni, come l’intestazione a un prestanome. Inoltre, chiarisce in modo definitivo che la clausola di non punibilità per uso personale non opera se i proventi illeciti vengono immessi, anche solo tramite trasferimento, in un’attività economica, come una società. Questa decisione consolida un’interpretazione rigorosa della norma, volta a contrastare efficacemente l’inquinamento dell’economia legale da parte dei capitali di origine criminale.

Trasferire denaro rubato su una carta intestata a un familiare costituisce autoriciclaggio?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il trasferimento di denaro illecito su un conto o una carta intestata a un terzo, anche se un familiare, è una condotta dissimulatoria sufficiente a integrare il reato di autoriciclaggio, in quanto è idonea a ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa dei fondi.

Se uso i soldi riciclati per spese personali, il reato di autoriciclaggio è escluso?
Non necessariamente. La clausola di non punibilità per uso personale non si applica se, prima dell’utilizzo personale, il denaro viene impiegato, sostituito o trasferito in attività economiche, finanziarie o speculative. Il reato si perfeziona con tale reimpiego, a prescindere dalla destinazione finale dei fondi.

Perché il reimpiego di fondi illeciti in una propria società S.r.l. è considerato autoriciclaggio?
Perché una società a responsabilità limitata (S.r.l.) è per sua natura un’entità che svolge un’attività economica. Trasferire denaro illecito a una società costituisce un impiego in attività economiche, che è esattamente la condotta punita dalla norma sull’autoriciclaggio, escludendo la possibilità di invocare la clausola di non punibilità per uso personale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati