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Autoriciclaggio: quando il bonifico è reato?

Un imprenditore, dopo aver realizzato una massiccia truffa tramite finti bollettini, trasferiva i proventi a un’altra società. La Corte di Cassazione ha confermato che il reato di autoriciclaggio si configura anche con un semplice bonifico bancario verso il conto di un terzo, poiché tale operazione è di per sé idonea a ostacolare la tracciabilità dell’origine illecita del denaro. La sentenza ha tuttavia annullato parzialmente la condanna per vizi procedurali e per l’errata applicazione di un’aggravante, rinviando il caso alla Corte d’Appello per una nuova valutazione su punti specifici.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Autoriciclaggio: la Cassazione chiarisce quando un bonifico diventa reato

Il reato di autoriciclaggio, introdotto per colpire chi reimpiega i proventi di un’attività illecita, è spesso al centro di complesse questioni interpretative. Con la recente sentenza n. 22485/2024, la Corte di Cassazione ha fornito un’importante precisazione: anche un semplice bonifico bancario verso il conto di un terzo può essere sufficiente a configurare questo grave delitto, se l’operazione è idonea a ostacolare la tracciabilità dei fondi. Analizziamo insieme questo caso emblematico.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un’articolata truffa a danno di numerose imprese su tutto il territorio nazionale. Una società inviava bollettini precompilati, con una veste grafica simile a quella della Camera di Commercio, richiedendo il pagamento di circa 400 euro per una presunta iscrizione obbligatoria in una banca dati. L’ideatore di questo schema criminoso, una volta incassati i proventi illeciti sul conto corrente della sua società, li trasferiva a un’altra azienda, formalmente amministrata da una coimputata. Quest’ultima società, a sua volta, era stata coinvolta nella stampa e fornitura dei bollettini utilizzati per la truffa.

L’Iter Processuale

Nei primi due gradi di giudizio, l’ideatore della truffa veniva condannato per truffa continuata e autoriciclaggio, mentre l’amministratrice della seconda società veniva condannata per riciclaggio. La Corte d’Appello, pur confermando l’impianto accusatorio, aveva parzialmente riformato la prima sentenza, dichiarando l’improcedibilità per alcune truffe a causa della mancanza di una valida querela. Entrambi gli imputati hanno quindi proposto ricorso per Cassazione, contestando diversi aspetti della decisione.

I Principi sull’Autoriciclaggio e Riciclaggio

Il punto nevralgico della difesa consisteva nel sostenere che il mero trasferimento di denaro tramite bonifico da un conto a un altro non costituisse un’attività “dissimulatoria” idonea a configurare i reati di autoriciclaggio e riciclaggio. Secondo i ricorrenti, l’operazione era perfettamente tracciabile e la causale “pagamento fatture” non era falsa, dato che la seconda società aveva effettivamente fornito i bollettini.

La Corte di Cassazione ha respinto categoricamente questa tesi, ribadendo un principio consolidato in giurisprudenza. Il criterio per valutare la sussistenza del reato non è l’esito finale dell’accertamento, ma l’idoneità ex ante della condotta a ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa del denaro. In altre parole, l’interprete deve porsi al momento della condotta e valutare se essa, astrattamente, avesse la capacità di “ripulire” il denaro.

Nello specifico, la Suprema Corte ha affermato che “il passaggio del denaro di provenienza delittuosa da un conto corrente bancario ad un altro, intestato ad un terzo, costituisce una tipica modalità di ostacolo”. Questa operazione, infatti, interrompe il legame diretto tra il provento del reato e l’autore del reato presupposto, rendendo più complessa la ricostruzione del flusso finanziario.

Le Altre Questioni Decise dalla Corte

Oltre al tema centrale dell’autoriciclaggio, la Cassazione si è pronunciata su altri importanti aspetti:

* Aggravante del danno rilevante: La Corte ha annullato senza rinvio la parte della sentenza relativa all’aggravante del danno patrimoniale di rilevante gravità (art. 61, n. 7, c.p.). Ha chiarito che, nel reato continuato, l’entità del danno va valutata per ogni singolo episodio di truffa (circa 400 euro), non sulla somma totale incassata. Un singolo danno di 400 euro non può essere considerato di “rilevante gravità”.
* Validità delle querele: La Corte ha riscontrato un vizio di motivazione da parte della Corte d’Appello, che non aveva risposto adeguatamente alle eccezioni della difesa sulla ritualità di otto querele. Per questo, ha annullato con rinvio la sentenza su questo punto, demandando a un’altra sezione della Corte d’Appello una nuova valutazione.
* Provvedimento di confisca “abnorme”: La Cassazione ha annullato anche l’ordinanza di confisca emessa dal G.u.p. in un momento successivo alla sentenza. Un tale provvedimento è stato definito “abnorme”, poiché la confisca deve essere disposta contestualmente alla sentenza di condanna o attraverso gli specifici strumenti previsti dalla legge a seguito del passaggio in giudicato.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una chiara distinzione tra la tracciabilità a posteriori di un’operazione finanziaria e la sua capacità dissimulatoria ex ante. Il reato di autoriciclaggio è un reato di pericolo concreto: non è necessario che l’occultamento riesca, ma è sufficiente che la condotta posta in essere sia concretamente idonea a rendere difficile la ricostruzione della provenienza illecita dei fondi. Il trasferimento a una società terza, che a sua volta ha avuto un ruolo (anche solo materiale) nella commissione del reato presupposto, è una classica tecnica per stratificare i passaggi del denaro e confondere le acque, integrando così pienamente la fattispecie criminosa.

Le Conclusioni

Questa sentenza conferma un orientamento severo in materia di reati di riciclaggio e autoriciclaggio. L’insegnamento per gli operatori economici è chiaro: qualsiasi operazione volta a trasferire e reimpiegare fondi di provenienza illecita, anche se apparentemente semplice come un bonifico, può integrare una condotta penalmente rilevante. La soglia per commettere il reato è bassa, poiché ciò che conta è l’intento e la capacità, anche solo potenziale, della condotta di ostacolare gli accertamenti sulla provenienza delittuosa del capitale.

Un semplice bonifico bancario può configurare il reato di autoriciclaggio?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il trasferimento di denaro di provenienza illecita da un conto corrente a un altro intestato a un terzo è una tipica modalità per ostacolare l’identificazione dell’origine del denaro e, pertanto, è una condotta sufficiente a integrare il reato di autoriciclaggio.

Perché è stata esclusa l’aggravante del danno patrimoniale di rilevante gravità?
Perché, in caso di reato continuato come la truffa seriale, l’entità del danno deve essere valutata in relazione a ogni singolo episodio e non sul totale complessivo. Nel caso di specie, il danno per ogni singola truffa (398 euro) non è stato ritenuto di rilevante gravità, nonostante la somma totale fosse ingente.

Cosa si intende per provvedimento di confisca “abnorme”?
Si intende un atto del giudice che è stato emesso al di fuori delle corrette procedure previste dalla legge. In questo caso, la confisca è stata disposta con un’ordinanza successiva e separata dalla sentenza di condanna, una procedura ritenuta errata e illegittima dalla Corte, poiché la confisca doveva essere decisa all’interno della sentenza stessa o con appositi procedimenti successivi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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