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Autoriciclaggio: l’uso personale non esclude il reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3743/2024, ha esaminato due ricorsi in materia di riciclaggio e autoriciclaggio. Un ricorso è stato dichiarato inammissibile a causa di un accordo sulla pena in appello. L’altro è stato rigettato, fornendo importanti chiarimenti sul reato di autoriciclaggio: la clausola di non punibilità per uso personale non si applica se i beni sono stati prima ‘ripuliti’ attraverso operazioni complesse; la competenza territoriale si radica nel luogo del primo atto di occultamento; il reato sussiste anche se il delitto presupposto, come la bancarotta, non è ancora stato formalmente dichiarato al momento dei fatti.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Autoriciclaggio: la Cassazione chiarisce quando l’uso personale non salva dalla condanna

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 3743/2024) offre importanti spunti di riflessione sul delitto di autoriciclaggio, in particolare sui confini della clausola di non punibilità prevista per il mero utilizzo o godimento personale dei proventi illeciti. La Corte ha stabilito che tale causa di esclusione della punibilità non opera se l’agente ha prima posto in essere condotte volte a ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa del denaro. Analizziamo insieme i dettagli del caso e le conclusioni dei giudici.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dai ricorsi presentati da due soggetti condannati in appello per reati di riciclaggio e autoriciclaggio. I proventi illeciti derivavano principalmente da reati di bancarotta fraudolenta.

Il primo ricorrente, la cui pena era stata rideterminata in appello a seguito di un accordo con la Procura (c.d. ‘patteggiamento in appello’), si doleva della mancanza di motivazione sulla scelta del reato più grave e sull’entità degli aumenti di pena per i reati satellite.

Il secondo ricorrente, considerato l’ispiratore dei reati, sollevava invece quattro motivi di doglianza:
1. Incompetenza territoriale: sosteneva che il processo si sarebbe dovuto tenere a Novara o Milano, e non a Torino.
2. Errata applicazione della legge penale: chiedeva l’applicazione della causa di non punibilità prevista per chi destina i proventi del reato a un mero utilizzo o godimento personale (nel caso di specie, l’acquisto di una casa, auto e un’imbarcazione).
3. Mancanza del reato presupposto: affermava che i fatti di autoriciclaggio si erano consumati prima della dichiarazione di fallimento della società, e quindi prima che il reato presupposto di bancarotta potesse dirsi perfezionato.
4. Mancanza di motivazione sulla pena: lamentava una motivazione generica e contraddittoria sugli aumenti di pena applicati.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha trattato i due ricorsi in modo distinto.

Il ricorso del primo imputato è stato dichiarato inammissibile. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: quando la sentenza d’appello è frutto di un accordo tra le parti (art. 599-bis c.p.p.), il ricorso in Cassazione è consentito solo per motivi molto specifici, come l’illegalità della pena, che nel caso di specie non sussistevano. Le doglianze sulla motivazione rientravano tra i motivi a cui il ricorrente aveva implicitamente rinunciato con l’accordo.

Il ricorso del secondo imputato, invece, è stato rigettato nel merito, offrendo alla Corte l’occasione per chiarire punti fondamentali in materia di autoriciclaggio.

Le motivazioni e l’analisi sull’autoriciclaggio

La sentenza si sofferma dettagliatamente su ciascuno dei motivi proposti dal secondo ricorrente, fornendo un’analisi approfondita.

Competenza Territoriale nel Reato di Autoriciclaggio

La Corte ha respinto la questione di incompetenza, affermando che, nei reati a consumazione progressiva come il riciclaggio, la competenza si determina nel luogo in cui è stato compiuto il primo atto della condotta tipica. Nel caso specifico, i giudici di merito avevano correttamente individuato tale atto nel trasferimento di somme illecite su un conto corrente acceso presso una filiale di banca a Pinerolo (territorio del Tribunale di Torino), come indicato nel capo di imputazione.

I Limiti della Causa di Non Punibilità per Uso Personale

Questo è il punto centrale della sentenza. Il ricorrente sosteneva che, avendo usato i soldi per acquistare beni personali, non avrebbe dovuto essere punito. La Cassazione ha chiarito che la clausola di non punibilità (art. 648-ter.1, comma 4, c.p.) si applica solo al mero godimento diretto dei proventi illeciti, senza che vengano compiute operazioni per mascherarne l’origine.

Nel caso in esame, l’imputato non si era limitato a spendere il denaro, ma aveva posto in essere un’articolata attività decettiva, utilizzando società straniere e amministratori fittizi proprio per ‘ripulire’ le somme e reimmetterle nel circuito legale. Solo dopo questa complessa operazione di occultamento, il denaro era stato utilizzato per acquisti personali. Tale attività preventiva, finalizzata a ostacolare la tracciabilità dei fondi, integra pienamente il delitto di autoriciclaggio e rende inapplicabile la causa di non punibilità.

Consumazione del Reato e Dichiarazione di Fallimento

La Corte ha smontato anche la tesi secondo cui l’autoriciclaggio non potesse sussistere perché la bancarotta non era ancora stata dichiarata. I giudici hanno spiegato che la dichiarazione di fallimento è una ‘condizione obiettiva di punibilità’ della bancarotta, non un elemento costitutivo del reato. Il reato di bancarotta fraudolenta si perfeziona con la condotta di distrazione dei beni. Pertanto, l’autoriciclaggio di tali beni è configurabile anche se la formale dichiarazione di fallimento interviene in un momento successivo.

Motivazione sulla Quantificazione della Pena

Infine, la Cassazione ha ritenuto adeguata la motivazione sulla pena. Per aumenti di entità esigua, come i sei mesi applicati per ciascun reato satellite, non è richiesta una motivazione dettagliata. È sufficiente il riferimento a criteri generali come l’entità delle somme, l’intensità del dolo e la capacità a delinquere. La differenza di trattamento rispetto a un altro coimputato è stata giustificata dal ruolo di ‘ispiratore’ attribuito al ricorrente.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce e consolida principi fondamentali in materia di autoriciclaggio. In primo luogo, la non punibilità per uso personale è un’eccezione con un ambito di applicazione molto ristretto, che non copre chi compie attività preventive per occultare l’origine illecita del denaro. In secondo luogo, conferma che l’autoriciclaggio è un reato che può essere commesso anche prima che il reato presupposto sia stato formalmente accertato o dichiarato. La decisione offre quindi un ulteriore strumento per il contrasto ai reati economici, tracciando una linea netta tra il mero godimento di proventi illeciti e le più complesse attività di ‘ripulitura’ del denaro sporco.

Quando è punibile l’autoriciclaggio finalizzato all’uso o godimento personale?
L’autoriciclaggio è punibile anche se i proventi illeciti sono destinati all’uso personale, qualora l’agente abbia prima posto in essere operazioni complesse (es. uso di società straniere o prestanome) finalizzate a ostacolare concretamente l’identificazione della loro provenienza delittuosa. La clausola di non punibilità si applica solo al godimento diretto, senza attività di occultamento.

Come si determina la competenza territoriale per il reato di autoriciclaggio?
In caso di condotte frammentarie e progressive, la competenza territoriale si determina nel luogo in cui si realizza il primo atto che costituisce un segmento della condotta tipica di occultamento, come ad esempio il primo trasferimento di denaro su un conto corrente per mascherarne l’origine.

È necessario che il reato presupposto (es. bancarotta) sia stato formalmente accertato perché si configuri l’autoriciclaggio?
No. Per la configurabilità del reato di autoriciclaggio è irrilevante che per il delitto presupposto (in questo caso la bancarotta fraudolenta) non sia ancora intervenuta la condizione obiettiva di punibilità, come la dichiarazione di fallimento. Il reato di autoriciclaggio è già completo nei suoi elementi oggettivi e soggettivi con la condotta di occultamento dei proventi derivanti dall’atto illecito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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