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Autoriciclaggio e confisca: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione si pronuncia sui confini tra reato tentato e consumato in materia di riciclaggio e autoriciclaggio. Con la sentenza in esame, i giudici stabiliscono che la confisca obbligatoria del profitto si applica solo ai reati consumati. Viene inoltre chiarito che, nel riciclaggio di denaro, il profitto confiscabile corrisponde all’intera somma oggetto dell’operazione illecita, e il reato si perfeziona con il trasferimento dei fondi che ne ostacola la tracciabilità, a prescindere dal completamento delle fasi successive.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Autoriciclaggio e Confisca: La Cassazione Stabilisce i Limiti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione Penale offre importanti chiarimenti in tema di autoriciclaggio e confisca, delineando con precisione i confini tra reato tentato e consumato e le relative conseguenze patrimoniali. La pronuncia analizza un caso complesso di reinvestimento di capitali di provenienza illecita, stabilendo principi fondamentali per la corretta applicazione delle misure ablative.

I Fatti di Causa: Un Complesso Schema Finanziario

Il caso ha origine da un’indagine su un soggetto accusato di reati tributari che aveva accumulato ingenti somme di denaro. L’imputato aveva inizialmente tentato di regolarizzare i capitali detenuti all’estero attraverso la procedura di voluntary disclosure, la quale però era stata rigettata a causa di dichiarazioni non veritiere.

A seguito del fallimento della procedura di collaborazione, l’imputato ha messo in atto un articolato meccanismo per “ripulire” i proventi illeciti. Le operazioni contestate includevano l’acquisto di un immobile e di un’imbarcazione, nonché il trasferimento di una cospicua somma di denaro (380.000 euro) a un complice in Svizzera, affinché la reimmettesse nel circuito legale attraverso una società creata ad hoc.

Il Giudice per le indagini preliminari, in sede di patteggiamento, aveva applicato la pena concordata e disposto la confisca di parte delle somme, ritenendo che alcuni reati fossero consumati e altri solo tentati. Sia il Pubblico Ministero che la difesa dell’imputato hanno presentato ricorso in Cassazione, contestando diversi aspetti della decisione.

I Ricorsi: Le Tesi Contrapposte su Autoriciclaggio e Confisca

Le Doglianze del Pubblico Ministero

La Procura lamentava due principali errori nella sentenza di primo grado:
1. Errata quantificazione della confisca: Secondo l’accusa, l’importo confiscato era inferiore a quello effettivamente reinvestito.
2. Mancata confisca di una somma in contanti: Si contestava la decisione del giudice di non confiscare oltre 1,4 milioni di euro trovati in contanti presso l’abitazione dell’imputato, somma che secondo l’accusa era pronta per essere riciclata. Il GIP aveva qualificato il fatto come mero tentativo di autoriciclaggio, non soggetto a confisca del profitto.

Le Difese dell’Imputato

La difesa, a sua volta, sosteneva l’illegittimità della confisca disposta, argomentando che:
1. L’operazione di riciclaggio in Svizzera non si era perfezionata, poiché il complice aveva trattenuto per sé i 380.000 euro senza completarne la “ripulitura”. Di conseguenza, si trattava solo di un tentativo.
2. L’utilizzo di fondi emersi da una procedura di voluntary disclosure (seppur fallita) rendeva le somme tracciabili, facendo venire meno uno degli elementi costitutivi del reato di autoriciclaggio, ovvero l’ostacolo all’identificazione della provenienza delittuosa.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato tutti i ricorsi, fornendo una disamina dettagliata dei principi giuridici applicabili.

La Confisca si Applica solo ai Reati Consumati

Il punto più significativo riguarda la confisca del profitto in caso di tentativo. La Corte ha confermato l’orientamento secondo cui la confisca obbligatoria prevista dall’art. 648-quater c.p. è applicabile esclusivamente alle fattispecie consumate di riciclaggio, autoriciclaggio e reimpiego. Poiché la condotta relativa alla grande somma di denaro trovata in contanti si era fermata alla fase del tentativo, il giudice di merito aveva correttamente escluso la possibilità di confiscarla come profitto del reato. Per aversi un profitto confiscabile, il reato deve essere giunto a compimento.

Quando si Perfeziona il Reato di Riciclaggio

La Corte ha respinto la tesi difensiva secondo cui il reato di riciclaggio non si sarebbe consumato. I giudici hanno chiarito che il delitto si perfeziona nel momento in cui i valori di provenienza illecita vengono trasferiti o gestiti in modo da ostacolare concretamente l’identificazione della loro origine. Nel caso specifico, la consegna dei 380.000 euro al complice e il loro accredito su un conto svizzero erano azioni sufficienti a integrare la consumazione del reato. Il fatto che il complice abbia successivamente trattenuto la somma è un evento posteriore che non incide sul perfezionamento del reato originario.

Il Profitto dell’Autoriciclaggio è l’Intera Somma “Ripulita”

Un altro principio chiave ribadito in tema di autoriciclaggio e confisca è la quantificazione del profitto. La Cassazione ha affermato che, quando il riciclaggio ha per oggetto somme di denaro, il profitto confiscabile è costituito dall’intero ammontare delle somme che sono state “ripulite”. Non va operata alcuna distinzione tra “profitto lordo” e “profitto netto”, né tantomeno bisogna calcolare un eventuale guadagno ulteriore. L’intero valore delle somme illecite immesse nel circuito legale rappresenta il vantaggio patrimoniale diretto del reato e, come tale, deve essere confiscato.

Le Conclusioni

La sentenza consolida importanti principi in materia di reati contro il patrimonio e misure ablative. In sintesi, la Corte di Cassazione stabilisce che:
1. La confisca del profitto ex art. 648-quater c.p. è esclusa per i reati di riciclaggio e autoriciclaggio solo tentati.
2. Il reato di riciclaggio si consuma con la realizzazione di un ostacolo effettivo alla tracciabilità dei fondi, indipendentemente dal successo delle fasi successive dell’operazione di “ripulitura”.
3. Il profitto confiscabile nei reati di riciclaggio di denaro corrisponde all’intera somma oggetto dell’operazione criminosa.

È possibile la confisca del profitto in caso di tentato autoriciclaggio?
No. La sentenza chiarisce che la confisca obbligatoria del profitto, prevista dall’art. 648-quater del codice penale, si applica esclusivamente ai reati di riciclaggio e autoriciclaggio consumati, non a quelli solo tentati.

Quando si considera consumato il reato di riciclaggio se l’operazione di “ripulitura” non viene completata?
Il reato si considera consumato nel momento in cui avviene il trasferimento dei valori di provenienza illecita in modo da ostacolare l’identificazione della loro origine. La sentenza specifica che il fatto che il complice incaricato della ripulitura abbia poi trattenuto le somme è irrilevante per la consumazione del reato.

Come si calcola il profitto da confiscare nel reato di autoriciclaggio?
Il profitto del reato di autoriciclaggio, quando ha per oggetto somme di denaro, è costituito dall’intero ammontare delle somme che sono state “ripulite”. Non si deve operare una distinzione tra “profitto lordo” e “profitto netto”, in quanto l’intero valore oggetto dell’operazione rappresenta il vantaggio economico del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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