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Autoriciclaggio: Cassazione su prova e riesame

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato per il reato di autoriciclaggio di 530.000 euro. Il ricorso è stato ritenuto generico poiché si limitava a ripetere le censure già respinte dal Tribunale del Riesame, senza confrontarsi con le motivazioni della decisione impugnata, che si basavano su gravi indizi di colpevolezza e concrete esigenze cautelari, aggravate dallo stato di latitanza dell’indagato.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Autoriciclaggio e Ricorso Generico: La Cassazione Conferma la Custodia Cautelare

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 18413 del 2024, offre importanti chiarimenti sul reato di autoriciclaggio e sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi contro le misure cautelari. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato, confermando la custodia in carcere e sottolineando come la mera riproposizione di argomenti già esaminati non sia sufficiente per ottenere una revisione della decisione.

I Fatti del Caso: Consegna di Contanti e Sodalizio Criminale

Il caso riguarda un uomo, all’epoca latitante, accusato del delitto di autoriciclaggio per aver consegnato una somma di 530.000 euro in contanti a un soggetto ritenuto l’esponente di un’organizzazione criminale specializzata nel riciclaggio di denaro di provenienza illecita. L’obiettivo era ostacolare l’identificazione dell’origine delittuosa del denaro attraverso il suo inserimento in attività economiche e finanziarie.

Il Tribunale di Roma, in sede di riesame, aveva respinto la richiesta di revoca della misura cautelare della custodia in carcere, ritenendo sussistenti gravi indizi di colpevolezza basati su elementi quali:

* La somiglianza fisica tra l’indagato e il soggetto ripreso dalle telecamere durante la consegna.
* L’utilizzo di un’autovettura già nota per essere nella disponibilità dell’indagato.
* I precedenti penali dell’indagato.
* Lo stato di latitanza, indicativo di una spiccata capacità a delinquere e del rischio di fuga.

Le Argomentazioni della Difesa

La difesa aveva proposto ricorso in Cassazione lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. In particolare, sosteneva che:

1. Mancavano i presupposti per il reato di autoriciclaggio, non essendo stata provata la provenienza illecita del denaro né la consapevolezza dell’indagato sulla finalità delle somme.
2. L’identificazione non era certa e si basava su elementi deboli e risalenti nel tempo.
3. Non sussistevano le esigenze cautelari, dato che i precedenti penali erano datati.

La Decisione della Cassazione: Inammissibilità per Genericità del Ricorso sull’Autoriciclaggio

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, definendolo “generico”. I giudici hanno evidenziato che l’indagato si era limitato a riproporre le stesse censure già presentate e respinte dal Tribunale del Riesame, senza confrontarsi in modo specifico con le argomentazioni contenute nel provvedimento impugnato.

Questo approccio, secondo la Corte, non è sufficiente a superare il vaglio di ammissibilità, poiché il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito, ma un controllo sulla legittimità e sulla coerenza logica della decisione precedente.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha ritenuto che la motivazione del Tribunale fosse esaustiva, logica e conforme ai principi di legge. Il Tribunale aveva analizzato scrupolosamente tutti gli elementi probatori, inclusa una conversazione intercettata durante il conteggio del denaro, e aveva respinto le obiezioni difensive in modo specifico e puntuale.

In particolare, la Corte ha confermato che la consegna di un’ingente somma di denaro contante a un soggetto noto per essere a capo di una struttura dedita al riciclaggio costituisce un’operazione con un evidente carattere speculativo. Tale condotta rientra pienamente nella fattispecie di autoriciclaggio (art. 648-ter c.p.), che punisce l’impiego di proventi illeciti in attività economiche, e non può essere derubricata a mero godimento personale del denaro.

Anche le esigenze cautelari sono state ritenute correttamente motivate. Il Tribunale aveva valorizzato non solo i precedenti penali, ma anche la gravità della condotta, il coinvolgimento in attività criminose di alto livello e, soprattutto, lo stato di latitanza, che palesa l’inidoneità di qualsiasi misura meno afflittiva del carcere a contenere la pericolosità sociale dell’indagato.

Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce due principi fondamentali. Il primo, di natura processuale, è che un ricorso in Cassazione deve essere specifico e criticare puntualmente le argomentazioni della decisione impugnata, non potendosi limitare a una sterile ripetizione di doglianze già esaminate. Il secondo, di natura sostanziale, chiarisce ulteriormente i contorni del delitto di autoriciclaggio: la consegna di ingenti somme in contanti a una rete di riciclatori per il loro impiego in attività economiche è una condotta che integra pienamente il reato, essendo finalizzata a occultare l’origine illecita dei fondi. Infine, la latitanza si conferma come un elemento di decisivo peso nella valutazione delle esigenze cautelari, dimostrando una propensione a sottrarsi alla giustizia che giustifica la massima misura restrittiva.

Quando un ricorso in Cassazione viene considerato ‘generico’ e quindi inammissibile?
Un ricorso è considerato generico quando si limita a reiterare le stesse censure già formulate e respinte in una fase precedente del giudizio (come il riesame), senza confrontarsi specificamente con le motivazioni della decisione che si impugna. In pratica, non contesta la logica o la legalità del ragionamento del giudice precedente, ma ripropone semplicemente i propri argomenti.

Quali elementi sono sufficienti per configurare il reato di autoriciclaggio in fase cautelare?
Secondo la sentenza, per giustificare una misura cautelare per autoriciclaggio sono sufficienti gravi indizi, come la consegna di un’ingente somma di denaro contante a un soggetto noto per essere a capo di una struttura criminale dedita al riciclaggio. Questa azione ha un carattere speculativo e mira a ostacolare l’identificazione della provenienza illecita del denaro, integrando così i presupposti del reato.

Perché la latitanza dell’indagato è un fattore rilevante per la misura cautelare?
La latitanza è un fattore molto rilevante perché dimostra concretamente la volontà dell’indagato di sottrarsi alla giustizia e la sua spiccata capacità a delinquere. Questo comportamento palesa l’inidoneità di qualsiasi altra misura cautelare meno grave del carcere (come i domiciliari) a contenere la sua pericolosità sociale e a prevenire il rischio di fuga.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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