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Autonoma valutazione: ok al copia-incolla critico

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza del Tribunale del Riesame che aveva revocato una misura cautelare per mancanza di autonoma valutazione da parte del GIP. La Suprema Corte ha stabilito che l’uso della tecnica ‘copia-incolla’ della richiesta del Pubblico Ministero non invalida il provvedimento se il giudice dimostra di aver esercitato un vaglio critico. Tale vaglio è evidente quando il giudice accoglie solo parzialmente la richiesta, gradua diversamente le misure, o aggiunge proprie considerazioni scritte, anche se sintetiche.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Autonoma Valutazione: la Cassazione chiarisce i limiti del ‘copia-incolla’ nelle misure cautelari

L’obbligo di autonoma valutazione da parte del giudice è un pilastro fondamentale del sistema processuale penale, specialmente quando si decide sulla libertà personale di un individuo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 30591/2025, torna su questo tema cruciale, offrendo importanti chiarimenti sulla legittimità della tecnica del cosiddetto ‘copia-incolla’ della richiesta del Pubblico Ministero nella motivazione di un’ordinanza cautelare.

I Fatti del Caso

Il caso nasce da un’ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) di Milano, che aveva disposto gli arresti domiciliari per un indagato per reati tributari. L’indagato presentava istanza di riesame e il Tribunale di Milano annullava la misura, ritenendo che il GIP non avesse compiuto una prescritta autonoma valutazione degli indizi e delle esigenze cautelari, ma si fosse limitato a recepire acriticamente la richiesta della Procura.

Contro questa decisione, il Procuratore Europeo Delegato proponeva ricorso per Cassazione, sostenendo che la motivazione del Tribunale del Riesame fosse contraddittoria. Il ricorrente evidenziava come il GIP, in realtà, avesse intervallato la richiesta del PM con proprie considerazioni, denominate ‘valutazioni Gip’ e distinte anche graficamente. Inoltre, l’accoglimento solo parziale della richiesta del PM era, di per sé, la prova di un vaglio critico e non di una mera adesione passiva.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Pubblico Ministero, annullando l’ordinanza del Tribunale del Riesame. I giudici di legittimità hanno ribadito il loro consolidato orientamento in materia, chiarendo le condizioni alle quali la motivazione per relationem (cioè per riferimento ad altro atto) e l’uso del ‘copia-incolla’ possono considerarsi legittimi.

Le Motivazioni: quando è valida l’autonoma valutazione?

La Cassazione ha spiegato che l’obbligo di autonoma valutazione, introdotto esplicitamente nel 2015, non significa che il giudice debba per forza redigere una motivazione stilisticamente diversa o contrapposta a quella del PM. L’importante è che dal provvedimento emerga in modo inequivocabile che il giudice ha preso cognizione diretta degli atti, li ha analizzati criticamente e ha fatto proprie le conclusioni in modo consapevole.

Secondo la Corte, esistono degli ‘indici’ chiari che dimostrano l’avvenuto esercizio di questo potere-dovere critico:

* L’accoglimento parziale: quando il giudice accoglie la richiesta del PM solo per alcuni indagati o per alcune imputazioni, respingendola per altri, dimostra di averla esaminata nel dettaglio e di averla ‘filtrata’ attraverso il proprio giudizio.
* La graduazione della misura: se il giudice applica una misura cautelare meno afflittiva di quella richiesta (es. obbligo di firma invece degli arresti domiciliari), sta chiaramente esercitando una valutazione autonoma.
* L’inserimento di proprie considerazioni: anche se il provvedimento ricalca la struttura della richiesta del PM, l’inserimento di paragrafi, anche brevi, con osservazioni originali del giudice (come le ‘valutazioni Gip’ nel caso di specie) è una prova tangibile del vaglio critico.

Nel caso esaminato, il GIP aveva fatto esattamente questo, inserendo le proprie valutazioni dopo ogni paragrafo della richiesta del PM. Il Tribunale del Riesame, pur riconoscendone l’esistenza grafica, le aveva contraddittoriamente ritenute insufficienti. La Cassazione ha censurato questa conclusione, affermando che una motivazione così strutturata non può essere considerata assente o meramente apparente e che, tutt’al più, il Tribunale del Riesame avrebbe dovuto integrarla e non annullare in toto il provvedimento.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio di economia processuale e di sostanza sulla forma. Non è la tecnica redazionale (il ‘copia-incolla’) a rendere nullo un provvedimento, ma l’assenza di un esame critico e consapevole. La decisione del giudice di discostarsi, anche solo in parte, dalla richiesta dell’accusa è la prova più forte dell’esistenza di una autonoma valutazione. Per la difesa, ciò significa che non è sufficiente lamentare la somiglianza formale tra richiesta e ordinanza, ma è necessario dimostrare che tale somiglianza nasconde una reale abdicazione del giudice alla sua funzione di vaglio critico.

Un giudice può usare la tecnica del ‘copia-incolla’ per motivare una misura cautelare?
Sì, la Corte di Cassazione lo ritiene legittimo a condizione che il giudice dimostri di aver fatto un esame critico e consapevole degli atti e di aver fatto proprie le ragioni riportate, senza una ricezione acritica. La motivazione non deve essere necessariamente originale o diversa da quella del PM.

Cosa dimostra che un giudice ha compiuto un’autonoma valutazione pur incorporando la richiesta del PM?
L’accoglimento solo parziale della richiesta (per alcuni indagati o alcuni reati), l’applicazione di una misura meno grave di quella richiesta, o l’inserimento di proprie osservazioni e valutazioni scritte, anche se sintetiche e alternate al testo del PM, sono considerati indici inequivocabili di un’effettiva e autonoma valutazione critica.

Qual è la conseguenza se il Tribunale del Riesame annulla una misura per un difetto di motivazione che la Cassazione ritiene insussistente?
La Corte di Cassazione annulla l’ordinanza del Tribunale del Riesame. Ciò significa che la decisione del Riesame viene eliminata e il procedimento viene rinviato a un’altra sezione dello stesso Tribunale, che dovrà riesaminare il caso attenendosi ai principi di diritto stabiliti dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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