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Aumento pena recidiva: limiti con precedenti pecuniari

La Corte di Cassazione ha parzialmente annullato una sentenza, stabilendo un principio fondamentale sull’aumento pena recidiva. Se la condanna precedente è solo pecuniaria (una multa), l’aumento della pena detentiva per il nuovo reato non può superare la durata che risulterebbe dalla conversione della multa in pena detentiva. La Corte ha rinviato il caso alla Corte d’Appello per il ricalcolo della pena, respingendo gli altri motivi di ricorso relativi a circostanze attenuanti e sostituzione della pena.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Aumento Pena Recidiva: Come si Calcola con Precedenti Pecuniari?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20009 del 2024, ha offerto un chiarimento cruciale sul calcolo dell’aumento pena recidiva quando il reato precedente è stato sanzionato solo con una pena pecuniaria. Questa pronuncia stabilisce un limite invalicabile per l’aumento della pena detentiva, ancorandolo al risultato della conversione della precedente multa in giorni di reclusione. Analizziamo insieme il percorso logico-giuridico seguito dalla Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un imputato condannato in primo e secondo grado per il reato continuato di cessione di cocaina. La Corte d’Appello di Genova aveva confermato la sentenza di condanna del Tribunale, che includeva un aumento di pena per la recidiva semplice.
L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, sollevando tre principali motivi di doglianza contro la decisione dei giudici di merito.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha articolato il ricorso su tre punti specifici:

1. Mancata applicazione dell’attenuante del danno di speciale tenuità: Si contestava che la Corte non avesse considerato il lucro di entità minima derivante da ogni singola cessione.
2. Rigetto della richiesta di sostituzione della pena detentiva: Veniva criticata la mancata valutazione di una memoria difensiva che attestava la titolarità di un permesso di soggiorno e una stabile dimora, elementi rilevanti per la concessione di pene alternative al carcere.
3. Illegalità dell’aumento di pena per recidiva: Questo è il punto focale della decisione. La difesa sosteneva l’illegittimità dell’aumento di un mese di reclusione per la recidiva, poiché il precedente penale a carico dell’imputato consisteva in un decreto penale di condanna a una pena pecuniaria di 4.500 euro.

La Decisione della Corte: Annullamento con Rinvio

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato solo limitatamente al terzo motivo, quello relativo alla misura dell’aumento di pena per la recidiva, rigettando gli altri due.

Il Rigetto dei Primi Due Motivi

La Corte ha giudicato manifestamente infondato il motivo sull’attenuante della speciale tenuità. Citando un proprio precedente (sent. n. 31603/2017), ha ribadito che nel reato continuato di spaccio, l’attenuante si applica solo se la condotta complessiva denota un lucro marginale e ogni singolo episodio è di speciale tenuità. Nel caso di specie, sebbene ogni cessione fosse di modico valore (30 euro), la frequenza elevata (tre o quattro volte a settimana) è stata correttamente ritenuta ostativa all’applicazione dell’attenuante.

Anche il secondo motivo è stato ritenuto inammissibile. La prognosi negativa della Corte territoriale sulla capacità dell’imputato di rispettare le prescrizioni di una pena sostitutiva è stata considerata adeguatamente motivata, alla luce di pendenze specifiche e della violazione di una precedente misura non detentiva.

L’Accoglimento del Motivo sull’Aumento Pena Recidiva

Il cuore della sentenza risiede nell’accoglimento del terzo motivo. La Cassazione ha affermato un principio di diritto fondamentale: per stabilire l’aumento massimo di pena detentiva per una recidiva basata unicamente su precedenti condanne a pena pecuniaria, è necessario operare una conversione.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che l’aumento di un mese di reclusione applicato dalla Corte d’Appello violava l’ultimo comma dell’art. 99 del codice penale. Il principio, già consolidato in giurisprudenza (sent. n. 12131/1985 e n. 30542/2019), impone di seguire la regola di ragguaglio prevista dall’art. 135 del codice penale. Questa norma stabilisce i criteri per convertire le pene pecuniarie in pene detentive.

In pratica, l’aumento della pena detentiva per il nuovo reato non può mai superare la durata della pena detentiva che risulterebbe dalla conversione della precedente pena pecuniaria. Poiché il precedente dell’imputato era una condanna a 4.500 euro di multa, i giudici di merito avrebbero dovuto prima convertire tale importo in giorni di reclusione secondo i parametri di legge e solo successivamente determinare l’aumento, che non avrebbe potuto eccedere tale limite. L’applicazione diretta di un aumento di un mese, senza questo calcolo, è stata quindi ritenuta illegittima.

Le Conclusioni

La sentenza n. 20009/2024 rafforza un importante principio di garanzia e proporzionalità nel calcolo della pena. Stabilisce un chiaro limite matematico all’aumento pena recidiva, impedendo che una precedente condanna a una sanzione puramente economica possa tradursi in un aggravio sproporzionato della pena detentiva per un reato successivo. La Corte ha quindi annullato la sentenza impugnata su questo specifico punto, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello di Genova, che dovrà ricalcolare la pena conformandosi a questo principio. Questa decisione rappresenta un fondamentale promemoria per giudici e avvocati sull’obbligo di un rigoroso rispetto dei criteri di conversione tra pene di diversa natura.

Quando si applica l’attenuante della speciale tenuità nel reato continuato di spaccio?
Secondo la Corte, l’attenuante del lucro di speciale tenuità (art. 62, n. 4, c.p.) in un reato continuato di spaccio si applica solo se la condotta, nel suo complesso, denota una finalità di lucro marginale e, allo stesso tempo, ogni singolo episodio di cessione comporta un evento dannoso o pericoloso di speciale tenuità. Una frequenza elevata delle cessioni, anche se di importo modesto, può escludere l’applicazione dell’attenuante.

Perché è stata negata la sostituzione della pena detentiva?
La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito di negare la sostituzione della pena detentiva perché esistevano fondati motivi per ritenere che l’imputato non avrebbe adempiuto alle prescrizioni. Questa prognosi negativa era basata sulla pendenza di altri procedimenti a suo carico e sulla recente violazione di un’altra misura non detentiva.

Qual è il limite all’aumento di pena per la recidiva se la precedente condanna era solo una multa?
La sentenza stabilisce che l’aumento della pena detentiva per la recidiva, quando il precedente è una condanna a pena esclusivamente pecuniaria, non può superare la durata della pena detentiva risultante dalla conversione della pena pecuniaria stessa, secondo i criteri di ragguaglio stabiliti dall’art. 135 del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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