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Aumento pena reato continuato: la decisione Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro la determinazione dell’aumento di pena per reato continuato. La Corte ha ritenuto che la motivazione del giudice di merito fosse adeguata e non illogica, avendo correttamente considerato la gravità del nuovo reato, i precedenti penali e la violazione di una misura cautelare. L’ordinanza ribadisce l’ampia discrezionalità del giudice nel quantificare la pena per i reati satellite, purché la decisione sia sorretta da una motivazione sufficiente.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Aumento Pena Reato Continuato: i Criteri secondo la Cassazione

L’istituto del reato continuato, disciplinato dall’articolo 81 del codice penale, è uno strumento fondamentale per garantire un trattamento sanzionatorio equo e proporzionato a chi commette più reati in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. Tuttavia, la determinazione dell’aumento pena reato continuato per i cosiddetti ‘reati satellite’ è spesso oggetto di dibattito e di ricorso in Cassazione. Una recente ordinanza della Suprema Corte offre importanti chiarimenti sui limiti della discrezionalità del giudice e sui requisiti di motivazione della sentenza.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per un reato in materia di stupefacenti. I giudici di merito, sia in primo grado che in appello, avevano riconosciuto la continuazione tra questo nuovo reato e altre condanne definitive precedenti. Di conseguenza, avevano determinato la pena partendo da quella più grave già inflitta e applicando un aumento per il nuovo illecito. L’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione proprio in relazione alla quantificazione di tale aumento, ritenuto eccessivo.

L’Aumento di Pena per il Reato Continuato e la Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, considerandolo generico e infondato. Secondo gli Ermellini, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione sufficiente, logica e adeguata per giustificare l’aumento di pena applicato. La decisione del giudice di merito non è sindacabile in sede di legittimità se non presenta vizi di illogicità manifesta, che nel caso di specie non sono stati ravvisati.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato: nel determinare l’aumento di pena per i reati satellite in un contesto di reato continuato, il giudice gode di ampia discrezionalità. Tale potere deve essere esercitato seguendo i parametri indicati dall’articolo 133 del codice penale, che includono la gravità del reato e la capacità a delinquere del reo.

Nel caso specifico, la Corte territoriale aveva correttamente basato la sua valutazione su elementi concreti e significativi:

1. La gravità del reato: Il nuovo illecito aveva ad oggetto sostanze stupefacenti di tipo ‘pesante’ (cocaina), un fattore che denota una maggiore pericolosità della condotta.
2. I precedenti penali: L’imputato vantava numerosi precedenti penali, anche specifici, indicativi di una persistente inclinazione a delinquere.
3. La violazione di misure cautelari: Il reato era stato commesso in violazione della misura cautelare del divieto di dimora in una specifica regione, dimostrando un particolare disprezzo per le prescrizioni dell’autorità giudiziaria.

Questi elementi, complessivamente considerati, hanno costituito una base motivazionale solida e non illogica per l’aumento di pena inflitto. La Cassazione ha inoltre ricordato che il giudice, pur dovendo quantificare gli aumenti, non è tenuto a ridurre le pene già fissate in sentenze irrevocabili per i reati precedenti, a meno che non emergano evidenti elementi di iniquità.

Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma che la valutazione sulla congruità dell’aumento di pena per il reato continuato è rimessa alla discrezionalità del giudice di merito. Un ricorso in Cassazione su questo punto ha scarse probabilità di successo se si limita a una generica contestazione della misura della pena, senza individuare vizi manifesti di illogicità o violazioni di legge nella motivazione della sentenza impugnata. Per l’imputato, è quindi cruciale articolare censure specifiche che dimostrino come il giudice non abbia correttamente applicato i criteri di cui all’art. 133 c.p. o sia incorso in un errore logico palese.

Quando un ricorso contro l’aumento di pena per reato continuato è considerato generico?
Un ricorso è considerato generico quando non critica specificamente la logicità o la sufficienza della motivazione del giudice, ma si limita a contestare l’entità della pena in sé, senza evidenziare vizi logici o violazioni di legge nel ragionamento che ha portato alla sua determinazione.

Quali criteri può usare il giudice per determinare l’aumento di pena per i reati satellite?
Il giudice deve basarsi sui parametri indicati dall’art. 133 del codice penale. Nel caso specifico, sono stati considerati rilevanti la gravità del reato (tipo di droga), i plurimi precedenti penali dell’imputato e la circostanza che il reato sia stato commesso in violazione di una misura cautelare.

In caso di continuazione ‘esterna’, il giudice è obbligato a ridurre le pene già inflitte con sentenze irrevocabili per i reati precedenti?
No, il giudice non è tenuto a ridurre le porzioni di pena già fissate in una sentenza irrevocabile. Può farlo solo se emergono elementi indicativi dell’iniquità di tali pene, ma in assenza di questi, deve quantificare l’aumento per i nuovi reati senza modificare le pene già giudicate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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