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Aumento pena reato continuato: i limiti del giudice

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 877/2025, ha dichiarato inammissibile un ricorso che contestava un eccessivo aumento di pena per reato continuato. La Corte ha ribadito che la determinazione della pena rientra nel potere discrezionale del giudice di merito, il quale non è tenuto a fornire una motivazione specifica per ogni singolo aumento, specialmente in caso di reati omogenei, a condizione che la decisione non sia arbitraria o illogica e rispetti i limiti di legge.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Aumento Pena Reato Continuato: La Cassazione Fissa i Paletti alla Discrezionalità del Giudice

L’aumento di pena per reato continuato rappresenta uno degli aspetti più delicati nel processo di determinazione della sanzione penale. Quando un individuo commette più reati in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, il giudice non applica una semplice somma matematica delle pene, ma stabilisce una pena base per il reato più grave e la aumenta per gli altri. Ma quali sono i limiti di questo potere? Con la recente ordinanza n. 877/2025, la Corte di Cassazione torna sul tema, chiarendo i confini del potere discrezionale del giudice e l’onere di motivazione richiesto.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso di un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Roma. L’unico motivo di doglianza riguardava la violazione degli articoli 81 e 133 del codice penale. Secondo il ricorrente, l’aumento di pena applicato in virtù del riconosciuto vincolo di continuazione tra i reati a lui ascritti era eccessivo e immotivato. La difesa sosteneva che il giudice non avesse adeguatamente giustificato la misura dell’aumento, violando così i principi che regolano la commisurazione della pena.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza. Gli Ermellini hanno rigettato completamente le argomentazioni del ricorrente, confermando la correttezza della decisione dei giudici di merito e cogliendo l’occasione per ribadire principi consolidati in materia.

Le Motivazioni: Il Principio della Discrezionalità Giudiziale

Il cuore della decisione risiede nella riaffermazione del principio secondo cui la graduazione del trattamento sanzionatorio è espressione del potere discrezionale del giudice di merito. Analizziamo i punti chiave della motivazione.

Il Potere Discrezionale del Giudice e l’Aumento Pena Reato Continuato

La Cassazione ha sottolineato che la determinazione della pena base, così come gli aumenti per le aggravanti o per la continuazione, rientra nel potere discrezionale del giudice. Questo potere non è arbitrario, ma deve essere esercitato in aderenza ai criteri guida stabiliti dagli articoli 132 e 133 del codice penale (gravità del reato e capacità a delinquere del reo). Di conseguenza, un ricorso in Cassazione non può mirare a una nuova valutazione sulla congruità della pena, a meno che la decisione impugnata non sia palesemente frutto di arbitrio o di un ragionamento illogico. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che la decisione fosse del tutto razionale.

L’Onere di Motivazione per gli Aumenti di Pena

Un altro aspetto cruciale riguarda l’obbligo di motivazione. La Corte ha chiarito che il grado di dettaglio richiesto nella motivazione è direttamente proporzionale all’entità degli aumenti di pena. Per aumenti minimi o contenuti, non è necessaria una giustificazione analitica e specifica. Quando, come nel caso in esame, i reati posti in continuazione sono omogenei e seriali, e l’aumento è modesto, è sufficiente la motivazione sulla pena base per ritenere assolto l’obbligo. Non è richiesto un ragionamento specifico per ogni singolo aumento, purché sia garantito il rispetto del rapporto di proporzione tra le pene e il limite legale del triplo della pena base.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale di fondamentale importanza pratica. La decisione chiarisce che le censure sulla misura della pena hanno scarse possibilità di successo in sede di legittimità se non dimostrano un vizio logico macroscopico o un’assoluta arbitrarietà da parte del giudice di merito. Per gli operatori del diritto, ciò significa che l’impugnazione deve concentrarsi non sulla mera “non congruità” della pena, ma su eventuali e palesi illogicità del percorso argomentativo seguito dal giudice nella sua determinazione. La discrezionalità del giudice nella quantificazione della pena, se esercitata entro i binari della legge e della logica, resta un caposaldo del nostro sistema penale, insindacabile in Cassazione.

Quando è possibile contestare in Cassazione l’aumento di pena per il reato continuato?
È possibile contestare l’aumento di pena solo quando la determinazione del giudice di merito è frutto di arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, e non semplicemente perché si ritiene la pena non congrua.

Il giudice deve motivare specificamente ogni singolo aumento di pena per i reati in continuazione?
No, non sussiste un obbligo di specifica motivazione per ogni singolo aumento. È sufficiente indicare le ragioni a sostegno della quantificazione della pena-base, specialmente quando i reati sono omogenei e l’aumento è contenuto entro i limiti legali.

Cosa si intende per potere discrezionale del giudice nella determinazione della pena?
Si intende la facoltà, attribuita al giudice dalla legge, di graduare la sanzione in base ai principi degli articoli 132 e 133 del codice penale (gravità del fatto, capacità a delinquere, etc.), scegliendo la pena più adeguata al caso concreto all’interno della cornice edittale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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