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Aumento pena per continuazione: quando è inammissibile

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una sentenza della Corte d’Appello, confermando la congruità dell’aumento pena per continuazione. La Corte ha ritenuto ragionevole la pena inflitta, data la base minima per i singoli reati e un aumento già contenuto, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Aumento pena per continuazione: la Cassazione conferma la decisione della Corte d’Appello

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione sulla discrezionalità del giudice nella determinazione della pena e sui limiti dell’impugnazione in Cassazione. In particolare, il caso verte sulla valutazione della congruità di un aumento pena per continuazione, un meccanismo fondamentale del nostro diritto penale che permette di unificare il trattamento sanzionatorio per più reati legati da un unico disegno criminoso. Analizziamo come la Suprema Corte ha affrontato la questione.

I Fatti del Caso: Il Ricorso in Cassazione

Un individuo, condannato dalla Corte d’Appello di Brescia, ha presentato ricorso in Cassazione avverso la sentenza emessa il 11 giugno 2024. L’oggetto della contestazione era la quantificazione della pena complessiva. Nello specifico, la difesa lamentava che la pena non fosse stata ulteriormente ridotta, nonostante l’applicazione dell’istituto della continuazione tra due reati.

La Corte d’Appello aveva posto in continuazione due distinti reati, partendo da una pena base minima per ciascuno di essi, pari a un anno e sei mesi di reclusione. Su questa base, aveva poi applicato un aumento per il secondo reato. Secondo il ricorrente, tale aumento non era sufficientemente mite e la pena finale risultava eccessiva.

La Valutazione della Corte: Congruità dell’Aumento Pena per Continuazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza numero 21688 del 2025, ha respinto completamente le argomentazioni del ricorrente. I giudici supremi hanno analizzato il ragionamento seguito dalla Corte d’Appello e lo hanno ritenuto logico, coerente e immune da vizi. La decisione di secondo grado era, secondo la Cassazione, “del tutto ragionevole”.

La valutazione si è concentrata su un punto chiave: l’aumento di pena applicato per la continuazione era già stato “particolarmente contenuto”. Considerando che le pene base per i singoli reati erano già al minimo legale, non vi era alcun margine per un’ulteriore riduzione della pena complessiva. La discrezionalità del giudice di merito, in questo caso, era stata esercitata in modo corretto e proporzionato.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della motivazione della Cassazione risiede nel principio secondo cui il giudice di merito gode di un’ampia discrezionalità nel determinare l’entità della pena, purché la sua decisione sia supportata da una motivazione logica e non contraddittoria. In questo caso, la Corte d’Appello aveva correttamente considerato la gravità dei fatti e la necessità di applicare una sanzione adeguata, seppur contenuta.

La Suprema Corte ha sottolineato che, una volta stabilita una pena base minima per ciascun reato, l’aumento per la continuazione non può essere considerato eccessivo se è già di per sé limitato. Pertanto, la richiesta di un’ulteriore riduzione è stata vista come un tentativo infondato di rimettere in discussione una valutazione di merito, compito che non spetta alla Corte di Cassazione, la quale si occupa solo di questioni di legittimità.

Le Conclusioni: Inammissibilità e Conseguenze per il Ricorrente

In conclusione, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione comporta due conseguenze dirette per il ricorrente. In primo luogo, la condanna al pagamento delle spese processuali sostenute per il giudizio di legittimità. In secondo luogo, il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista proprio per i casi di ricorso inammissibile, volta a scoraggiare impugnazioni pretestuose o prive di fondamento giuridico.

Quando un ricorso contro la determinazione della pena viene considerato inammissibile?
Un ricorso viene considerato inammissibile quando le motivazioni addotte non contestano la legittimità della decisione, ma mirano a una nuova valutazione del merito dei fatti, come la congruità della pena, che è già stata ritenuta ragionevole e ben motivata dal giudice precedente.

Cosa significa ‘aumento per la continuazione’ e come viene valutato dai giudici?
L’aumento per la continuazione è l’incremento di pena che si applica quando più reati sono uniti da un medesimo disegno criminoso. I giudici lo valutano con discrezionalità, considerando la gravità dei reati e la pena base. Se la pena base è già al minimo e l’aumento è ritenuto ‘contenuto’, la valutazione è considerata ragionevole.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente se il suo ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Se il ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, in questo caso tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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