LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Aumento pena per continuazione: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che contestava l’entità dell’aumento di pena per la continuazione tra reati. La Corte ha ribadito che la determinazione del quantum della pena è un potere discrezionale del giudice di merito e, se motivata anche succintamente, non può essere oggetto di revisione in sede di legittimità. Di conseguenza, il ricorso è stato giudicato manifestamente infondato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Aumento Pena per Continuazione: Quando la Decisione del Giudice è Insindacabile

L’istituto della continuazione, previsto dall’art. 81 del codice penale, è uno strumento fondamentale nel diritto penale per mitigare il trattamento sanzionatorio quando più reati sono legati da un medesimo disegno criminoso. Tuttavia, la quantificazione dell’aumento pena per continuazione è spesso oggetto di dibattito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui limiti del sindacato di legittimità su tale determinazione, confermando l’ampia discrezionalità del giudice di merito.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello che aveva parzialmente riformato una condanna per due distinti episodi di tentato furto aggravato. All’imputato era stata riconosciuta, tra le altre cose, la recidiva. L’unico motivo di ricorso per cassazione verteva specificamente sul vizio di motivazione in merito alla determinazione dell’aumento di pena applicato a titolo di continuazione per uno dei due reati contestati.

L’appellante sosteneva, in sostanza, che la Corte d’Appello non avesse adeguatamente giustificato l’entità dell’aumento di pena stabilito per il secondo reato, commesso in continuazione con il primo.

La Decisione della Corte e l’Aumento Pena per Continuazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. Gli Ermellini hanno chiarito un principio consolidato nella giurisprudenza: la determinazione dell’aumento di pena dovuto per la continuazione è rimessa alla discrezionalità del giudice di merito.

Questo potere discrezionale non è, ovviamente, assoluto, ma è soggetto a un obbligo di motivazione. Tuttavia, la Corte Suprema ha specificato che, una volta che il giudice abbia fornito una motivazione che dia conto del quantum dell’aumento e delle ragioni, anche succinte, che lo giustificano, tale valutazione non può essere riesaminata in sede di legittimità. Nel caso di specie, la Corte ha rilevato che la sentenza impugnata conteneva una motivazione adeguata, seppur sintetica, rendendo la doglianza del ricorrente infondata.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione risiede nel richiamo a un principio giurisprudenziale di lunga data (in particolare, la sentenza n. 1641 del 1985), secondo cui lo scrutinio della Cassazione si limita a verificare l’esistenza e la logicità della motivazione, senza entrare nel merito della quantificazione della pena. Il giudice di merito è l’unico a poter valutare tutti gli elementi del caso concreto per stabilire l’aumento più congruo, tenendo conto della gravità dei singoli reati, della personalità del reo e delle circostanze specifiche.

Censurare una decisione di questo tipo significherebbe trasformare il giudizio di legittimità in un terzo grado di merito, cosa che non rientra nelle funzioni della Corte di Cassazione. Pertanto, se la motivazione non è palesemente illogica, contraddittoria o del tutto assente, essa supera il vaglio di legittimità. La dichiarazione di inammissibilità ha comportato, per il ricorrente, la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000,00 Euro in favore della Cassa delle ammende.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un caposaldo del nostro sistema processuale: la netta separazione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, il messaggio è chiaro: le censure relative alla quantificazione della pena, inclusa quella per la continuazione, hanno scarse probabilità di successo in Cassazione se non si è in grado di dimostrare un vizio di motivazione radicale, come l’assenza totale di giustificazione o una sua manifesta illogicità. La discrezionalità del giudice di merito nella commisurazione della pena resta un pilastro del sistema, sindacabile solo entro limiti molto stringenti.

È possibile contestare in Cassazione l’entità dell’aumento di pena per la continuazione?
No, non è possibile contestare la mera entità dell’aumento di pena se il giudice di merito ha fornito una motivazione, anche se sintetica, che spieghi le ragioni della sua decisione. La valutazione del quantum è un potere discrezionale del giudice non sindacabile in sede di legittimità.

Qual è il ruolo del giudice di merito nella determinazione della pena per reati in continuazione?
Il giudice di merito ha il potere discrezionale di determinare l’aumento di pena per i reati successivi al primo, basando la sua decisione sulla valutazione complessiva dei fatti, della gravità dei reati e della personalità dell’imputato. È tenuto a motivare la sua scelta.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. La sentenza impugnata diventa definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati