Aumento pena in continuazione: non sempre serve una motivazione dettagliata
L’aumento di pena in continuazione è un meccanismo centrale nel diritto penale, che permette di calibrare la sanzione quando un soggetto commette più reati in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. Tuttavia, fino a che punto il giudice è tenuto a motivare questo aumento? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo aspetto, stabilendo che, in caso di aumenti minimi, una motivazione specifica non è necessaria. Analizziamo insieme la decisione.
I Fatti del Caso
Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo condannato per omicidio e per il connesso reato di porto in luogo pubblico dell’arma da sparo utilizzata per commettere il delitto. La Corte d’Assise d’Appello aveva determinato la pena base per l’omicidio in 21 anni di reclusione, applicando poi un aumento di pena in continuazione di un solo anno per il reato relativo all’arma.
L’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando una presunta illogicità e contraddittorietà nella motivazione fornita dai giudici di merito riguardo a tale aumento. Secondo la difesa, la decisione non spiegava a sufficienza le ragioni che avevano portato a quantificare l’aumento proprio in un anno di reclusione.
La Decisione della Corte di Cassazione e l’Aumento di pena in continuazione
La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, dichiarandolo ‘manifestamente infondato’. La Corte ha chiarito un principio fondamentale riguardante l’obbligo di motivazione per l’aumento di pena in continuazione: non è sempre richiesta una spiegazione analitica e dettagliata.
Gli Ermellini hanno osservato che l’aumento di un anno di reclusione, a fronte di una pena base di ventuno anni, rappresenta una frazione minima (1/21) della sanzione principale. In circostanze come questa, dove l’aumento è così contenuto, si può escludere in radice qualsiasi possibile abuso del potere discrezionale da parte del giudice di merito. Di conseguenza, non è necessaria una motivazione complessa per giustificare una scelta sanzionatoria che si rivela, nei fatti, estremamente mite.
Le Motivazioni della Sentenza
Il cuore della motivazione della Cassazione risiede nel principio di proporzionalità e ragionevolezza. I giudici hanno sottolineato che la motivazione di una sentenza serve a rendere trasparente l’iter logico-giuridico seguito dal giudice, specialmente quando esercita un potere discrezionale. Tuttavia, questo obbligo si attenua quando la scelta effettuata è talmente vicina al minimo legale da non destare sospetti di arbitrarietà.
Nel caso specifico, l’aumento di un anno per il porto d’arma, reato strumentale all’omicidio, è stato considerato congruo e non illogico. La Corte ha richiamato un proprio precedente (Sentenza n. 44428/2022), consolidando l’orientamento secondo cui, per aumenti di pena esigui nel contesto della continuazione, non è esigibile una motivazione puntuale. La decisione di aumentare la pena di una frazione così piccola della pena base è, di per sé, una scelta che non necessita di ulteriori giustificazioni, in quanto non pregiudica in modo significativo la posizione del condannato e rientra pienamente nei margini della discrezionalità giudiziale.
Conclusioni: Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza offre un’importante indicazione pratica sia per la difesa che per i giudici di merito. Per gli avvocati, significa che un motivo di ricorso basato sulla carenza di motivazione per un lieve aumento di pena in continuazione ha scarse probabilità di essere accolto. Per i giudici, conferma che possono calibrare la pena con aumenti contenuti senza dover redigere complesse argomentazioni a sostegno, purché la pena base sia stata correttamente individuata e l’aumento risulti proporzionato e ragionevole. La decisione ribadisce, in sostanza, che il controllo di legittimità sulla motivazione della pena si concentra sulla prevenzione di abusi discrezionali, e non sulla formalistica richiesta di una giustificazione per ogni singolo calcolo sanzionatorio, specie se di modesta entità.
È sempre necessaria una motivazione dettagliata per l’aumento di pena in continuazione?
No, secondo l’ordinanza, non è necessaria una motivazione specifica e dettagliata quando l’aumento è esiguo rispetto alla pena base (nel caso di specie, 1/21), poiché si ritiene escluso in radice un possibile abuso del potere discrezionale del giudice.
Qual era il motivo del ricorso presentato alla Corte di Cassazione?
Il ricorso era fondato sull’asserita illogicità e contraddittorietà della motivazione relativa all’aumento di pena di un anno per il reato di porto d’arma, applicato in continuazione al reato di omicidio sanzionato con una pena base di 21 anni.
Qual è stato l’esito del ricorso e quali sono state le conseguenze per il ricorrente?
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 3613 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 3613 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 19/12/2023
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
DI COGNOME NOME NOME a SARNO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 31/03/2023 della CORTE ASSISE APPELLO di NAPOLI
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
Ritenuto in fatto e considerato in diritto
Rilevato che NOME COGNOME ricorre per cassazione contro il provvedimento indicato in intestazione;
Ritenuto che l’unico motivo di ricorso, dedicato alla pena inflitta per l’aument continuazione con il reato di cui al capo b) dell’imputazione, sia manifestamente infondato, in quanto rilevante una asserita illogicità e contraddittorietà della motivazione che non emerge d testo del provvedimento impugNOME, considerato che l’aumento di un anno di reclusione per il reato di porto in luogo pubblico dell’arma comune da sparo con cui è stato commesso l’omicidio si risolve, in presenza di una pena base per il reato del capo a), stabilita in 21 anni di reclus nell’aumento di 1/21 della pena base, in tali casi non è necessaria una motivazione specifica dettagliata in quanto deve ritenersi escluso in radice ogni possibile abuso del potere discreziona (Sez. 6, Sentenza n. 44428 del 05/10/2022, COGNOME, Rv. 284005);
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento, nonché al versamento in favore della Cassa delle ammende di una somma determinata, in via equitativa, nella misura indicata in dispositivo;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 19 dicembre 2023.