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Aumento pena continuazione: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio. L’imputato lamentava un difetto di motivazione riguardo all’aumento pena continuazione applicato dalla Corte d’Appello. La Suprema Corte ha ritenuto l’aumento giustificato dal rilevante numero di episodi criminosi, confermando che una motivazione sintetica ma coerente con i fatti è sufficiente a rendere il ricorso manifestamente infondato.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Aumento Pena Continuazione: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’istituto della continuazione nel reato, disciplinato dall’articolo 81 del codice penale, è uno strumento fondamentale per garantire una pena equa e proporzionata a chi commette più violazioni della legge penale in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. Tuttavia, la quantificazione dell’ aumento pena continuazione deve essere adeguatamente motivata dal giudice. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un’importante lezione su quando una censura relativa a tale motivazione rischia di essere dichiarata inammissibile.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguardava un soggetto condannato per molteplici episodi di cessione di sostanze stupefacenti. La Corte d’Appello, pur riducendo la pena inflitta in primo grado, aveva confermato la struttura sanzionatoria basata su una pena base e un successivo aumento a titolo di continuazione. Nello specifico, a fronte di una pena base fissata in un anno e sei mesi di reclusione e 2.000 euro di multa, era stato applicato un aumento di un anno di reclusione e ulteriori 2.000 euro di multa per i reati satellite.

Il Ricorso in Cassazione e l’Aumento Pena Continuazione

L’imputato ha proposto ricorso per cassazione, affidandosi a un unico motivo: il presunto difetto di motivazione della sentenza d’appello proprio in relazione all’ aumento pena continuazione. Secondo la difesa, i giudici di secondo grado non avrebbero adeguatamente spiegato le ragioni che li hanno portati a quantificare l’aumento in quella specifica misura. Si contestava, in sostanza, la congruità dell’aumento rispetto ai fatti contestati, ritenendolo sprovvisto di un’adeguata giustificazione logico-giuridica.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. Secondo gli Ermellini, la censura mossa dall’imputato non era fondata. La Corte d’Appello, infatti, aveva giustificato l’aumento in modo coerente, seppur sintetico. Il riferimento al ‘rilevante numero dei fatti’ commessi era stato ritenuto un elemento sufficiente a motivare l’entità dell’aumento di pena.

La Suprema Corte ha sottolineato che, a fronte di molteplici episodi di cessione, tutti caratterizzati dal medesimo ‘disvalore’, la decisione dei giudici di merito di applicare un aumento significativo era del tutto logica e giustificata. Non è sempre necessaria una motivazione prolissa e dettagliata; a volte, il richiamo a elementi fattuali evidenti, come la serialità della condotta criminosa, è di per sé una giustificazione sufficiente e non sindacabile in sede di legittimità se non manifestamente illogica. Di conseguenza, il motivo di ricorso è stato considerato privo di pregio, portando alla declaratoria di inammissibilità.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale nella redazione dei ricorsi per cassazione: non è sufficiente lamentare un generico ‘difetto di motivazione’. È necessario che la motivazione sia effettivamente mancante, contraddittoria o manifestamente illogica. Quando la decisione del giudice di merito, pur concisa, trova un solido ancoraggio nei fatti del processo (in questo caso, il numero elevato di reati), il ricorso basato su tale presunto vizio è destinato all’insuccesso. L’esito del giudizio, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende, serve da monito sull’importanza di presentare ricorsi basati su motivi solidi e non meramente pretestuosi.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché l’unico motivo presentato, relativo al difetto di motivazione sull’aumento di pena per la continuazione, è stato ritenuto infondato. La Corte di Cassazione ha considerato la motivazione della Corte d’Appello adeguata.

Come è stato giustificato l’aumento di pena per la continuazione?
L’aumento di pena è stato giustificato in modo coerente facendo riferimento al ‘rilevante numero dei fatti’ di cessione commessi dall’imputato. Questa motivazione, sebbene sintetica, è stata ritenuta sufficiente dalla Suprema Corte.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
A seguito della declaratoria di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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