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Aumento pena continuazione: la motivazione del giudice

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che contestava l’entità dell’aumento di pena per continuazione. La Corte ha ritenuto sufficiente la motivazione del giudice di merito, basata sull’inserimento dei reati in un ampio programma criminale e sull’attiva partecipazione del soggetto a fatti estorsivi. L’ordinanza ribadisce che il ricorso in Cassazione non può mirare a una nuova valutazione dei fatti.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Aumento Pena per Continuazione: Quando la Motivazione del Giudice è Inattaccabile

L’aumento di pena per continuazione è un tema cruciale nel diritto penale, che bilancia la necessità di una pena equa con la gravità di un disegno criminoso unitario. Con l’ordinanza n. 5343/2025, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi sui criteri che il giudice deve seguire per motivare l’aumento di pena per i cosiddetti reati satellite, confermando la linea tracciata dalle Sezioni Unite.

I Fatti del Caso: il Ricorso in Cassazione

Il caso trae origine dal ricorso di un soggetto condannato, proposto avverso un’ordinanza della Corte d’Appello di Napoli. Quest’ultima, in qualità di giudice dell’esecuzione e in sede di rinvio dalla stessa Cassazione, aveva determinato l’aumento di pena per un reato satellite, applicando l’istituto della continuazione previsto dall’art. 81 del codice penale.

L’imputato lamentava l’entità di tale aumento, ritenendola eccessiva. Il suo ricorso si basava sulla presunta inadeguatezza della motivazione fornita dalla Corte territoriale a giustificazione della sanzione inflitta.

L’Obbligo di Motivazione sull’Aumento di Pena per Continuazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, considerandolo manifestamente infondato. Il fulcro della decisione risiede nel corretto adempimento dell’obbligo di motivazione da parte del giudice dell’esecuzione.

Il Richiamo alle Sezioni Unite

Gli Ermellini hanno richiamato la fondamentale sentenza delle Sezioni Unite (n. 47127/2021, cd. sentenza Pizzone), che ha fissato paletti precisi per il calcolo della pena nel reato continuato. Secondo tale pronuncia, il giudice deve:
1. Individuare il reato più grave e stabilire la relativa pena base.
2. Calcolare un aumento di pena distinto per ciascun reato satellite.
3. Fornire una motivazione specifica per ogni singolo aumento, che consenta di verificare il rispetto del rapporto di proporzione tra le pene e i limiti legali, evitando un mero cumulo materiale.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile

Analizzando il provvedimento impugnato, la Cassazione ha concluso che la Corte d’Appello aveva pienamente rispettato i principi enunciati. La difesa del ricorrente, secondo i giudici di legittimità, mirava a una rivalutazione del merito della quantificazione della pena, un’operazione non consentita in sede di Cassazione.

Le motivazioni

La motivazione della Corte di Cassazione si fonda sulla constatazione che il giudice di merito aveva adeguatamente giustificato la sua decisione. L’aumento di pena, superiore di un solo mese al minimo edittale, trovava “ampia giustificazione” in elementi specifici e concreti. In particolare, la Corte d’Appello aveva valorizzato l’inserimento dei fatti illeciti contestati all’interno di un “programma di vita delinquenziale” intrapreso dal condannato. Questo programma era caratterizzato da un arco temporale significativo e da una “fattiva attività di partecipazione alle attività estorsive commesse dal sodalizio criminale di appartenenza”. Di fronte a una motivazione così ancorata ai fatti e coerente con i principi di diritto, la Cassazione ha ritenuto che le censure del ricorrente fossero finalizzate a una non consentita rivalutazione nel merito.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale: l’obbligo di motivazione per l’aumento di pena nel reato continuato non è un mero adempimento formale. Esso deve essere sostanziale e specifico per ogni reato satellite, ma una volta che il giudice di merito fornisce una giustificazione logica e basata su elementi concreti (come la gravità dei fatti e la personalità del reo), la sua valutazione diventa difficilmente censurabile in sede di legittimità. Per la difesa, ciò significa che non è sufficiente contestare genericamente l’entità della pena, ma è necessario dimostrare un vizio logico o una violazione di legge nella motivazione del giudice.

Come deve essere motivato l’aumento di pena per un reato satellite in caso di continuazione?
Il giudice deve calcolare un aumento distinto per ogni reato satellite e fornire una motivazione specifica che spieghi l’entità di tale aumento, permettendo di verificare la proporzionalità della pena complessiva ed escludendo un semplice cumulo materiale delle pene.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo caso specifico?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione adeguata per l’aumento di pena. La giustificazione si basava sull’inserimento dei fatti illeciti in un vasto e duraturo programma criminale e sulla partecipazione attiva del condannato a attività estorsive, rendendo le critiche del ricorrente un tentativo di rivalutare i fatti, non consentito in Cassazione.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di ridurre l’aumento di pena stabilito da un altro giudice?
No, non direttamente. La Corte di Cassazione non è un giudice di merito e non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice precedente. Può solo annullare la decisione se la motivazione è mancante, palesemente illogica, contraddittoria o viola la legge, ma non può semplicemente decidere che la pena è ‘troppo alta’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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