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Aumento pena continuazione: Cassazione e sanzione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro un aumento di pena per continuazione, applicato per violazioni della sorveglianza speciale. L’ordinanza sottolinea che la quantificazione della pena è di competenza del giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità se la motivazione è sufficiente e non manifestamente illogica.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Aumento di pena per continuazione: quando la decisione del giudice è insindacabile?

L’aumento di pena per continuazione è un tema centrale nel diritto penale, che definisce come vengono puniti più reati commessi con un unico disegno. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i confini della discrezionalità del giudice di merito nel calcolare tale aumento, chiarendo quando e perché la sua decisione non può essere messa in discussione in sede di legittimità. Analizziamo il caso per comprendere meglio i principi applicati.

I Fatti del Caso: Violazione della Sorveglianza Speciale

Il caso nasce dalla condanna di un individuo per quattro episodi di violazione delle prescrizioni imposte da una misura di prevenzione, la sorveglianza speciale con obbligo di dimora. Il Tribunale, in prima istanza, aveva riconosciuto il vincolo della continuazione tra queste violazioni e un precedente reato già giudicato con sentenza definitiva. Di conseguenza, aveva determinato la pena in sei mesi di reclusione, applicandola come aumento di pena per continuazione rispetto alla condanna precedente. La decisione era stata integralmente confermata dalla Corte d’Appello.

Il Ricorso e la questione sull’aumento di pena per continuazione

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando principalmente due aspetti: un’erronea applicazione della legge penale e un vizio di motivazione. Secondo il ricorrente, l’aumento di pena per continuazione applicato era eccessivo. La difesa sosteneva che i giudici di merito non avessero adeguatamente giustificato la misura della sanzione, limitandosi a una valutazione generica.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo motivazioni nette e precise. In primo luogo, ha riaffermato un principio fondamentale: la determinazione del trattamento sanzionatorio è una valutazione di merito, rimessa alla discrezionalità del giudice di primo e secondo grado. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella dei giudici precedenti, ma può intervenire solo se la motivazione è assente, contraddittoria o manifestamente illogica.

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la motivazione della Corte d’Appello fosse sufficiente. I giudici avevano confermato la pena basandosi sulla personalità dell’imputato e sulla gravità dei fatti. Inoltre, hanno sottolineato che l’aumento inflitto, considerando anche la continuazione interna tra i quattro nuovi episodi, non si discostava in modo significativo dal minimo previsto dalla legge.

La Corte ha anche respinto il richiamo del ricorrente a un’altra sentenza (la n. 1663 del 2022), spiegando che quel precedente riguardava un caso diverso, relativo alla decurtazione di pena per i reati satellite a seguito di una pronuncia della Corte Costituzionale. Nel caso in esame, invece, il giudice aveva correttamente operato un unico aumento di pena ai sensi dell’art. 81 c.p., che già comprendeva la valutazione complessiva delle diverse condotte.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma che i margini per contestare in Cassazione l’entità della pena sono molto stretti. Un ricorso basato sulla presunta ‘eccessività’ della sanzione ha poche probabilità di successo se il giudice di merito ha fornito una motivazione, anche sintetica, che dia conto dei criteri seguiti (come la gravità del fatto e la personalità del reo) e se la pena rientra nei limiti edittali. La decisione finale sul trattamento sanzionatorio resta saldamente nelle mani del giudice di merito, il cui potere discrezionale può essere censurato solo in caso di palesi errori di diritto o di motivazioni del tutto irragionevoli.

È possibile contestare in Cassazione l’entità dell’aumento di pena per continuazione?
No, di regola non è possibile contestare l’entità della pena nel merito. Il ricorso in Cassazione è ammesso solo per vizi di legittimità, come l’erronea applicazione della legge o una motivazione mancante o manifestamente illogica, ma non per una nuova valutazione sulla congruità della sanzione decisa dal giudice.

Quali criteri usa il giudice per determinare l’aumento di pena?
Il giudice valuta diversi fattori, tra cui la gravità dei fatti, la personalità dell’imputato e il numero di reati commessi. Come emerge dall’ordinanza, la pena è stata determinata tenendo conto di questi elementi e del legame tra le diverse condotte, risultando in una misura che non si discostava significativamente dal minimo legale.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità rende definitiva la sentenza impugnata. Inoltre, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle Ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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