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Aumento di pena: quando è congruo secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile un ricorso contro una condanna per furto aggravato. L’imputato contestava l’aumento di pena per la continuazione del reato, ritenendolo eccessivo. La Corte ha respinto il motivo per genericità, poiché il ricorrente non ha specificato perché l’aumento, applicato su una pena già ridotta al minimo e con attenuanti, fosse incongruo. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto con condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Aumento di Pena per Continuazione: la Cassazione richiede motivi specifici, non generici

Quando un imputato contesta un aumento di pena applicato dal giudice, non può limitarsi a definirlo ‘eccessivo’. È necessario fornire argomentazioni specifiche che spieghino perché la decisione del giudice sia errata. Questo è il principio ribadito dalla Corte di Cassazione in una recente ordinanza, con cui ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per furto aggravato.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per furto aggravato in abitazione, commesso in concorso con un’altra persona. L’imputato era stato giudicato colpevole sia in primo grado dal Tribunale sia in secondo grado dalla Corte d’Appello. La pena finale era stata fissata in tre anni di reclusione e 1.018,00 euro di multa.

Nel determinare la sanzione, i giudici di merito avevano riconosciuto l’istituto della continuazione tra i reati contestati e avevano concesso le attenuanti generiche. La pena base era stata quindi individuata nel minimo edittale, ulteriormente ridotta per effetto delle attenuanti, e infine aumentata per la continuazione.

Il Ricorso e la Contestazione sull’Aumento di Pena

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, affidandosi a un unico motivo: la violazione degli articoli 81 e 133 del codice penale. In sostanza, egli lamentava che la determinazione del trattamento sanzionatorio, e in particolare l’aumento di pena per la continuazione, fosse eccessivo e ingiusto.

Secondo la difesa, i giudici non avrebbero adeguatamente ponderato tutti gli elementi per calibrare la pena, risultando in una sanzione sproporzionata.

L’analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato il ricorso e lo ha ritenuto palesemente infondato, giungendo a una declaratoria di inammissibilità. I giudici hanno sottolineato come il motivo di ricorso fosse estremamente generico. Il ricorrente, infatti, si era limitato a contestare l’entità dell’aumento per la continuazione senza spiegare nel dettaglio le ragioni per cui tale aumento dovesse considerarsi ‘eccessivo’.

La Corte ha evidenziato che la sentenza d’appello impugnata aveva già chiarito in modo esplicito il percorso logico seguito per la determinazione della pena: si era partiti dalla pena minima, si erano concesse e applicate le attenuanti generiche, e solo alla fine era stato operato un aumento di pena per la continuazione, definito ‘contenuto e, comunque, congruo’.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nel principio secondo cui non è sufficiente lamentare genericamente l’eccessività della pena. Il ricorrente ha l’onere di articolare una critica specifica e puntuale alla decisione del giudice di merito, dimostrando perché l’esercizio del potere discrezionale nella quantificazione della pena sia stato irragionevole o viziato. In questo caso, l’imputato non ha fornito alcun elemento concreto per sostenere che l’aumento fosse sproporzionato, specialmente considerando che era stato applicato a una pena base già molto mite.

Di conseguenza, in assenza di argomentazioni specifiche, il ricorso non può superare il vaglio di ammissibilità. L’inammissibilità del ricorso ha comportato non solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione prevista per scoraggiare ricorsi pretestuosi o infondati.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del processo penale: i motivi di ricorso in Cassazione devono essere specifici e non possono limitarsi a una generica doglianza. Chi intende contestare la quantificazione della pena deve costruire un’argomentazione solida, basata su elementi concreti e vizi logici evidenti nella motivazione del giudice. In caso contrario, il rischio è non solo di vedere il proprio ricorso respinto, ma anche di incorrere in ulteriori sanzioni pecuniarie. La decisione sottolinea l’importanza di un approccio rigoroso e tecnicamente fondato nella redazione degli atti di impugnazione.

Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il ricorrente si è limitato a sostenere che l’aumento di pena fosse eccessivo, senza fornire alcuna specifica argomentazione o motivazione a sostegno della sua tesi. La Corte ha ritenuto tale motivo generico e, quindi, non meritevole di essere esaminato nel merito.

Come era stata calcolata la pena contestata?
La pena era stata calcolata partendo dal minimo previsto dalla legge per il reato più grave. A questa base era stata applicata una riduzione per la concessione delle attenuanti generiche. Infine, era stato applicato un aumento per la continuazione tra i reati, ritenuto dalla Corte ‘contenuto e congruo’.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente a seguito della decisione della Cassazione?
A causa della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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